Caro iCrewer devo ammettere che non mi aspettavo un libro di questo tipo quando ho iniziato la lettura, non chiedermi il perchè. Associavo Roberto Piumini ad un genere completamente diverso da quello che si è rivelato essere Gli sguardi.
Un libro che si può leggere benissimo nei ritagli di tempo in quanto i capitoli, a loro volta suddivisi in paragrafi, sono completamente separati tra loro; diversi per i protagonisti non fosse che sono tutti pittori, differenti le ambientazioni spazio temporali ed anche la scrittura varia al variare del racconto proposto. A chiamarli racconti in quanto sono appunto fini a se stessi ed hanno le caratteristiche per essere associati ad una storia breve è lo stesso autore nel sottotitolo dell’opera: Sette racconti sulla pittura.
Intanto vediamo chi sono i protagonisti. In tutti i capitoli ci troviamo di fronte a pittori che, nella maggior parte dei casi, vengono chiamati per compiere una grande opera in tempi e spazi differenti, passiamo da Costantinopoli alla Francia, da Prato a Loreto; il tempo della narrazione è differente se si parla di Piero della Francesca o Filippo Lippi ancor più se siamo nel clima della Parigi bohèmien o nella Vienna ottocentesca.
La precisione e cura nelle descrizioni fa si che i passaggi da un capitolo all’altro siano semplici in quanto si viene subito immersi nell’atmosfera che Piumini ci vuole descrivere. Sia i personaggi che gli ambienti sono quindi molto curati. Ti lascio uno stralcio del capitolo dedicato a Piero della Francesca, intitolato Il pianto di Piero come esempio:
Approfittando della maggior luce che entrava nella sacrestia attraverso le finestrelle sulla parete meridionale, nel tardo mattino, Piero esaminava le pareti già compiute, dritto in piedi sul tavolato, con le mani annodate dietro, come avesse paura di toccare per sbaglio il dipinto fresco.
Un appunto alla copertina: secondo me è ingannevole, non mi riporta a quello che è il libro. L’immagine è una parte di un quadro del 1910 di Gustave Van de Woestyne intitolato De twee lentes e, probabilmente per la mia non conoscenza del pittore e del significato ultimo di quest’opera, non riesco ad associarla al contenuto del libro, soprattutto al titolo Gli sguardi.
Tornando al libro lo consiglierei anche a te, caro iCrewer che magari non sei avvezzo alla pittura o che non conosci gli artisti – protagonisti in quanto si tratta di racconti che vanno oltre le opere d’arte che portano a compimento. Ti troverai a riflettere sul significato dell’osservare, del guardare non solo del vedere, del soffermarti con lo sguardo.