Sepher Yetzirah. Il libro della formazione. Istruzioni per creare mondi e realizzare il Golem
Caro iCrewer, ecco di cosa voglio parlarti oggi nella rubrica Volere è potere: un manuale antichissimo, ma in questa edizione per Mediterranee è curato da Sebastiano Fusco. Sepher Yetzirah. Il libro della formazione. Istruzioni per creare mondi e realizzare il Golem. Ma di cosa si tratta? Andiamo a scoprirlo insieme.
Sepher Yetzirah
Il Sepher Yetzirah, o Libro della Formazione, è stato scritto probabilmente in Palestina nel secondo o terzo secolo. La sua natura è quella di un grimorio, cioè un manuale di magia pratica volto principalmente all’evocazione di entità ultraterrene con cui stabilire un legame a proprio vantaggio. E infatti da questo antichissimo testo ha avuto origine la Kabbalah come disciplina meditativa ma anche come pratica magica. La sua dottrina strutturata e coerente si è rivelata cruciale nei secoli, ha influenzato lo sviluppo delle tecniche per elevare lo stato di consapevolezza e percorrere l’ascesi ma anche le dottrine magiche dal Rinascimento fino ad oggi.
Il Sefer Yetzirah inizia così:
“Con 32 Vie di Sapienza” J-H-W-H incise e creò il suo mondo. Quindi, con 32 Vie ha creato il Mondo, con tre forme di espressioni: con il Numero, con la Lettera e con la Parola
Questa edizione a cura di Sebastiano Fusco è tradotta dall’ebraico ed è estesamente commentata. È composta dalle sue Tre versioni principali, insieme con le Trentadue Vie della Sapienza che descrivono le tappe dell’ascesi, e alle Cinquanta porte della comprensione.
Percezione: il mondo così come sembra non esiste, siamo noi a percepirlo tale.
Si dice che Rabbi Rava, un sapiente rabbino fra i più citati dal Talmud, abbia affermato che “se i giusti lo desiderano, possono creare un mondo”.
Questa frase apre le porte a molti interrogativi. Di che mondo parla il Rabbi? E’ forse un mondo interiore dell’anima? Oppure la figurazione della mente in cui possiamo essere tutto ciò che vogliamo? O forse si tratta di un mondo vero e concreto? E quanto sarebbe grande? E dove si collocherebbe? Per avere queste risposte bisogna riferirsi alla Kabbalah.
In realtà, la formazione di un mondo è una cosa che facciamo in ogni istante della nostra vita poichè il mondo reale non esiste, ci sembra così perché questo è il modo in cui lo percepiamo. Anche la fisica quantistica lo afferma: lo stato di una particella, ovvero i parametri che la definiscono, è indeterminato finché andiamo a misurarlo.
È l’atto percettivo a decidere se stiamo parlando di una particella o di un’onda, ed è sempre l’atto percettivo che determina quali siano le sue caratteristiche. Con l’incertezza fra onda e particella la fisica quantistica ci ha posti spietatamente di fronte al problema dell’ambiguità del reale, che è il labirinto nel quale brancola oggi il pensiero scientifico e filosofico.
E’ la consapevolezza ad interpretare il mondo che ci circonda e a dargli significato
I fenomeni si definiscono e si completano per come vengono percepiti, altrimenti rimangono in uno stato di indeterminazione. E’ difficile dire quanto quest’ultima considerazione rivaluti coscienza e spirito, in una parola il grado di consapevolezza, nei confronti del puro materialismo.
L’aveva capito invece, quasi duemila anni fa, Rabbi Rava, sottolineando che per creare un mondo adatto a noi occorre essere “giusti”. Nell’ebraismo, e in particolare nella Kabbalah, il termine tzadiq non ha significato generico di “persona retta”, ma indica colui la cui anima serve da veicolo – merkavah – a Dio, e per questo fa da fondamento – yesod – al mondo.
Non è uno status che si conquista con la rettitudine, ma viene concesso da Dio a chi vuole Lui: è la consapevolezza, ispirata da Dio, a fare da fondamento al mondo come noi lo conosciamo. Questo concetto emerge chiaramente dal Libro: la consapevolezza umana interpreta la struttura dell’universo conferendole un significato e quindi un’essenza.
Sefer Yetzirah descrive anche come si “forma” e si caratterizza un mondo a misura del “giusto”, e lo fa introducendo un altro concetto che di nuovo sembra tolto di peso alla fisica quantistica: quello di multiverso, che nel testo viene chiamato galgal, cioè “sfera”, una sfera a undici dimensioni (quante ne prevedono le teorie cosmologiche più avanzate) i cui infiniti piani sezione rappresentano ciascuno un possibile universo alternativo al nostro.
Sefer Yetzirah indica come definire questo universo sulla base di uno schema di simboli legati alle lettere dell’alfabeto ebraico, e come trasferirvi la nostra consapevolezza alterando il nostro sistema percettivo (che è anche la chiave della realtà oggettiva) mediante un metodo concettualmente semplice – ma in verità difficile ad attuarsi – grazie al quale il nostro livello di sensibilità aumenta.
Come scrive Sebastiano Fusco, traduttore e curatore dell’Opera “per ciò che dice e ancor più per ciò che fa intuire, leggerla è come fare un tuffo nel profondo di noi stessi e riemergere nell’infinito”
Sebastino Fusco è giornalista, consulente editoriale e traduttore, è stato desk editor di un’agenzia di stampa internazionale, direttore editoriale, direttore di una televisione regionale. La sua produzione libraria, col proprio nome e diversi pseudonimi, è molto vasta. Ha firmato libri su varie tematiche, fra cui divulgazione scientifica, tradizioni magiche, alchimia, esoterismo, narrativa fantastica, argomenti “tangenziali”. Ha curato l’edizione critica e la traduzione delle opere di autori di narrativa fantastica, fra cui H.P. Lovecraft, Robert E. Howard, Arthur Conan Doyle e numerosi altri. Per le Edizioni Mediterranee ha curato, tra gli altri, la biografia di Aleister Crowley La Bestia 666, i tre volumi dedicati agli Insegnamenti magici della Golden Dawn.