Sebastiano Brocchi e le sue creature
Cari iCrewers per la rubrica “Sogni di Carta” avremo come ospite Sebastiano Brocchi, ve lo presento.
Sebastiano B. Brocchi è originario di Montagnola, Svizzera. In terza liceo lascia gli studi per diventare scrittore e ricercatore autodidatta nel campo della storia dell’arte, della filosofia ermetica, della simbologia sacra e dell’alchimia interiore.
La carriera di scrittore
Nel 2004 ha pubblicato la sua prima opera, il breve trattato “Collina d’Oro – I Tesori dell’Arte”. Negli anni successivi hanno visto la luce “Collina d’Oro Segreta” (2005), libro che ha suscitato scalpore nella cronaca ticinese, e “Riflessioni sulla Grande Opera” (2006), considerato dagli specialisti un testo magistrale di alchimia.
È del 2009 il saggio, dedicato all’interpretazione esoterica delle fiabe tradizionali, “Favole Ermetiche“. La prima opera di narrativa è l’avvincente giallo esoterico, “L’Oro di Polia”, pubblicato nel 2011.
Nel 2012 vede la luce il primo volume della “Saga dei Pirin“, intitolato “Le memorie di Helewen”. Il secondo volume della saga, “Hairam Regina“, viene pubblicato nel 2016, mentre il capitolo conclusivo della trilogia, “Le Gesta di Nhalbar”, vede la luce nel 2017.
Ha anche pubblicato alcuni racconti, fra cui segnaliamo “Il Dipinto”, raccolto nell’antologia “Là dove sorridono le muse” (Edizioni Ulivo, 2014); e quelli apparsi sulla rivista “Four Ticino“.
La carriera di artista
Come artista ha sperimentato diverse tecniche, dal disegno a matita alla fotoelaborazione digitale, dall’acquarello all’acrilico. La passione per il design lo ha portato, tra le altre cose, a creare il marchio automobilistico virtuale “Akenaton Motors” fondato nel 2008.
Sebastiano Brocchi come artista hai una scuola stilistica che senti tua?
Ho sempre cercato di essere fedele al “mio” stile perché credo che l’importante per un illustratore non sia tanto quello di raggiungere una qualche perfezione tecnica, bensì quello di esaltare le caratteristiche proprie, la visione soggettiva, l’intuizione diretta, senza disperdere l’ispirazione nel tentativo di uniformarsi a modelli preesistenti.
Detto questo, se dovessi pensare a un illustratore recente che ha molto stimolato il mio immaginario citerei sicuramente James Gurney, autore di “Dinotopia”, con i suoi paesaggi spettacolari, monumentali e orientaleggianti.
Ma, in quanto amante della storia dell’arte, amo prendere spunti soprattutto da opere del passato… ammiro moltissimo le creazioni estetiche dell’antichità, e poi le miniature medievali, gli affreschi del Rinascimento, i dipinti dei Preraffaeliti…
Come crei i tuoi lavori, puoi mostrarcene delle fasi?
In genere nasce tutto dal disegno a penna. Talvolta, se la composizione è particolarmente complessa, faccio una prima bozza a matita, altrimenti traccio direttamente il disegno a penna.
Salvo rari casi non utilizzo neanche delle reference o dei modelli, non costruisco schemi o prospettive: cerco di lasciare che il tratto segua in modo abbastanza libero il flusso delle immagini che mi nascono nella mente. Dopodiché passo alla colorazione in digitale, con Photoshop.
Con il tempo ho sviluppato una tecnica di colorazione abbastanza “personale” con cui mi trovo a mio agio.
Inizio individuando le aree di colore diverso, e inizio a dare una prima fase di colorazione che risulta “piatta”. In seguito lavoro sui chiaroscuri, ma anche qui in modo decisamente intuitivo, senza rispettare sempre l’effettiva direzione delle fonti d’illuminazione ecc… infine, spesso amo rifinire i miei lavori con un ultimo “strato” basato sul collage fotografico, ovvero attribuendo maggiore rilievo ad alcuni elementi del disegno con l’utilizzo di parti fotografiche, cercando di amalgamarle in modo armonioso alla base manuale, ma lasciando sempre ben visibile quest’ultima.
Hai creato un videogioco?
Sì esatto. Si tratta di un’avventura grafica punta e clicca in 2D, intitolata “Eselmir e i cinque doni magici”, che ho realizzato in collaborazione con lo studio indipendente svizzero Stelex Software.
Un videogioco ispirato alla mia saga fantasy “Pirin”, che si è già guadagnato diversi apprezzamenti internazionali e che, tra l’altro, può vantare la partecipazione di nomi quali Angelo Branduardi e Gea Lionello nel doppiaggio delle cutscenes.
Chi è il protagonista del gioco?
Il protagonista del gioco è Eselmir, un sacerdote consacrato al culto del Tempo, che riceve dalla divinità la missione di ritrovare i doni incantati appartenuti a re Theoson, il progenitore della stirpe dei Pirin.
Questa missione, in realtà, s’intreccia a diverse sottotrame e storie secondarie, tra le quali la ricerca di un bambino scomparso e le indagini sui veri motivi della morte di una persona cara al protagonista.
Gli scenari e le situazioni saranno dei più diversi, dall’esplorazione di antichi santuari e biblioteche polverose a scene di sopravvivenza nella natura incontaminata, dalle scene pacifiche in cui vedremo i venditori intenti a mercanteggiare nelle piazze o dovremo entrare nelle botteghe degli artigiani, a quelle più pericolose in cui dovremo scendere in battaglia o affrontare oscuri antri popolati da creature sconosciute.
Come sei riuscito in questa impresa?
Impresa è proprio la parola giusta: è stato davvero un lavoro titanico viste le pochissime persone coinvolte e la totale mancanza di fondi.
Io mi sono occupato personalmente di scrivere la storia e i dialoghi, oltre alle illustrazioni: vista la durata del gioco (15-20 ore, che è sensibilmente maggiore rispetto alla media della categoria) si tratta di una mole di testi e disegni a dir poco impressionante!
Stelex Software si è occupata invece degli aspetti tecnici, il game design e la programmazione, altro campo che ha richiesto moltissimo tempo e impegno. Complessivamente il lavoro è durato più di quattro anni, e ha coinvolto anche alcuni talentuosi musicisti e cantanti per la composizione della raffinata colonna sonora.
Qual è il luogo in cui trovi l’ispirazione?
Non un luogo esteriore, bensì una condizione interiore direi, che cerco di portare con me ovunque. La serenità e la meraviglia necessarie a mantenere il contatto con la mia interiorità e immaginazione.
Molte persone si dimenticano di cercarla una volta “diventate grandi”, ma così facendo si perdono qualcosa di molto prezioso che la vita avrebbe messo alla loro portata.
Qual è il genere che preferisci raffigurare e perché?
L’epic fantasy. Perché esalta tutto ciò che ho sempre ammirato nel passato, storico e leggendario. Opulente civiltà intrise di magia e misteri, creature ibride e sconosciute, armature e gioielli forgiati da mani divine, Dee sensuali e radiose, battaglie eroiche, paesaggi che mettono in soggezione…
Nella tua saga sui “Pirin” hai inventato una nuova razza?
I Pirin sono un popolo semidivino originato dall’unione di un uomo mortale con la Fata dei Fiori di Loto.
Sono caratterizzati fisicamente da capelli bianchi, occhi dorati, una lunga vita dotata di eterna giovinezza, sono più alti della media degli uomini e non contraggono malattie.
Vivono in una terra benedetta racchiusa tra i monti: Lothriel, il regno delle due primavere. Ma le vicende della saga dimostreranno che spesso le crepe più infide si nascondono sotto la superficie, anche nei paradisi apparenti…
Hai dei progetti futuri?
Sui prossimi libri ho già diverse idee ma è ancora un po’ presto per parlarne, devo prendermi il tempo di organizzarle. Comunque, uno dei progetti più originali in cui io mi sia lanciato negli ultimi mesi non riguarda propriamente la letteratura. Si tratta invece di un film di fantascienza amatoriale. È intitolato “Symmes”.
Ci sto lavorando – tanto per cambiare – quasi da solo e rigorosamente senza fondi a disposizione!
Rappresenterà la mia prima esperienza di regia, e non solo regia. Mi sto cimentando in realtà con gli aspetti produttivi più disparati, che vanno dalla concezione, la sceneggiatura, il design, le animazioni digitali, il montaggio…
Sarà una storia molto particolare e fuori dagli schemi. Vedrà come protagonista l’astronauta Euphrosyne (impersonata dall’attrice svizzera Christina Rosamilia) in viaggio sul pianeta Symmes, chiamato il “Mondo Cavo” poiché ormai completamente svuotato a seguito dell’inarrestabile ricerca dell’Avere. Un viaggio spaziale che avrà molto del “pellegrinaggio” quindi, per i suoi insiti aspetti filosofici.
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