Ci siamo! Finalmente dopo tanto aspettare sono iniziate le Olimpiadi di Tokyo 2020, rinviate lo scorso anno per via della maledetta pandemia che ci affligge da ormai un tempo che sembra essere indefinito. Olimpiadi che, come da tradizione del calendario delle gare, sono iniziate con gli atleti della scherma impegnati in pedana.
Sport, la scherma, che è quello che nel corso della storia delle partecipazioni olimpiche ha appeso il numero più elevato di medaglie alla bacheca azzurra. Proprio così, se si cerca lo sport, che nel corso delle Olimpiadi moderne più ha arricchito il medagliere italiano, si trova proprio la disciplina fatta di spade, sciabole e fioretto, lassù, sul gradino più alto del podio davanti a ciclismo e atletica leggera.
La scherma è quindi un orgoglio nazionale. Lo è davvero.
Scherma: in un libro tutte le leggende azzurre della storia
E così è stato fin da ieri, fin dalla prima giornata di gare a Tokyo, con l’atleta azzurro Luigi Samele che ci ha regalato grandi emozioni. Fin dalla mattina, quando ai quarti di finale ha vinto il derby azzurro contro il suo compagno di squadra Berrè, e fin dall’ora di pranzo quando nella semifinale è stato autore di una vera impresa rimontando uno svantaggio incredibile contro l’atleta coreano Kim.
E poi la finale, nel primo pomeriggio. Annunciata dalla musica della marcia di Darth Vader, sottofondo epico per una contesa contro il campione ungherese che è valsa al nostro atleta la medaglia d’argento. La prima della nostra squadra a Tokyo.
Bisogna fare i complimenti a Szilagy, oro olimpico nella sciabola individuale, per la terza Olimpiade consecutiva vinta. Chapeau.
Lo dico onestamente: sono uno di quelli che segue la scherma – ma anche tanti altri sport – soltanto quando arrivano le Olimpiadi, soltanto quando ogni stoccata si arricchisce del fascino e del peso di una lotta per le medaglie più ambite, quelle a cinque cerchi.
Nonostante questo limite, questo essere tifoso e appassionato soltanto nella grande occasione, posso comunque dire di metterci il cuore, quando mi trovo davanti alla televisione a soffrire e gioire insieme ai tanti campioni che edizione dopo edizione mi hanno fatto sentire orgoglioso di essere italiano.
Tanti, che ricordo con piacere fin dai tempi in cui ero soltanto un ragazzino.
Da pochi giorni, in aiuto per quelli come me che si ricordano della scherma soltanto ogni quattro anni, è arrivato in libreria il nuovo libro di Fabio Massimo Spendore, giornalista del Corriere dello Sport.
Le leggende della scherma. Un secolo e più di orgoglio nazionale, edito da Diarkos edizioni, è infatti uscito la scorsa settimana e si presenta come una grande antologia che racconta i grandi campioni che hanno scritto la storia della pedana azzurra.
Questo libro è un viaggio approfondito e articolato attraverso le glorie della scherma, antica disciplina sportiva che rappresenta l’orgoglio olimpico dell’Italia, con le sue 125 medaglie (record assoluto nazionale), e straordinario motivo di vanto internazionale, in quanto primi al mondo davanti a Francia e Ungheria.
Nella top ten dei medagliati italiani di sempre, la scherma occupa ben sette dei dieci posti. Qua si raccontano le imprese dei nostri atleti e atlete più rappresentativi in oltre un secolo di storia: da Nedo Nadi e le prime medaglie a Stoccolma 1912 al recordman Edoardo Mangiarotti, da Michele Maffei che apre il dopoguerra alla dinastia dei Montano, da Diana Bianchedi e il suo terribile infortunio fino a Giovanna Trillini e Valentina Vezzali, la donna sportiva più medagliata d’Italia con sei ori, un argento e due bronzi, per arrivare a Bebe Vio, che è già leggenda.
Se dunque in occasione di queste Olimpiadi, che fin dalla prima giornata hanno regalato medaglie azzurre, ti sei appassionato alla scherma, questo libro potrebbe essere l’occasione per farti un ripasso e perché no, una cultura, su questa disciplina e sui grandi campioni che l’hanno resa la più olimpica di tutte le discipline.