Uno spazio di 150 metri quadrati, allestiti con dodici postazioni per produrre e “salvare”, restaurandoli, libri. Una casa/museo (acquistata grazie agli introiti del boom di vendite del libro Guns di Stephen King, edito dalla Marotta & Cafiero, ulteriore “creatura” di papà Rosario e mamma Maddalena e ristrutturata con il sostegno fra gli altri di Fondazione Santobono Pausilipon, Rotary Posillipo distretto 2101 per gli arredi, Fondazione Polis che ha regalato pc e materiali digitali, Tipoteca di Treviso e Orietta Fatucci di Einaudi Ragazzi) che ospita in modo permanente macchine tipografiche e da stampa di fine Ottocento (tra i quali un torchio tipografico parigino del 1840, donato dai coniugi Francesco Fusco e Alessandra Sardu, presidente dell’ABC Acquedotto di Napoli), con migliaia di caratteri mobili in legno e piombo, centinaia di ex libris stampati a caratteri mobili, strumenti per creare carta artigianale fatta a mano, carta piantabile o realizzata attraverso il centenario metodo amalfitano, attrezzi per la fotografia “chimica” con le tecniche della cianotipia e i rayogrammi (dal nome dato dal fotografo e artista dadaista e surrealista Man Ray ai suoi fotogrammi).
Un luogo dove sperimentare l’arte tipografica
L’Ospedale dei libri è una vera e propria officina creat(t)iva dove scolaresche di bambini, ragazzi, giovani potranno sperimentare l’arte tipografica imparando un antico mestiere, mentre le famiglie, nei fine settimana, potranno cimentarsi a stampare lineografie. E questo evento di festa inaugurale, preceduta da due anni di febbrile lavoro collettivo nel migliore stile della Scugnizzeria, celebra così anche un nuovo inizio per l’area Nord di Napoli nel segno della cultura, della pedagogia popolare e di un inesausto e resistente impegno civile. Teso a riscattare, attraverso l’educazione, la riscoperta e valorizzazione di antichi mestieri anche quello che Rosario Esposito La Rossa chiama «l’ARTIturismo di questo territorio»: periferico, sì, ma non più marginale.
Nella scia educativa di maestri e pedagogisti come il francese Célestin Baptistin Freinet, appunto, a cui tanto devono i docenti del Movimento di Cooperazione Educativa nato con Mario Lodi, Maria Luisa Bigiaretti (fautrice della “scuola anti trantran” di ispirazione rodariana) e altri appoggiati e apprezzati dal grande Gianni Rodari, intellettuale a tutto tondo del Novecento che mise al centro del suo impegno in/formativo, civile, intellettuale e politico proprio i bambini, la scuola e le famiglie.