Quante volte, nella quotidianità, viene utilizzata la parola robot? Robot da cucina, aspirapolvere, lavapavimenti. Se, invece, passiamo nell’ambito industriale, un robot è un macchinario che esegue un lavoro in precedenza di competenza umana (dall’impacchettamento all’assemblaggio, tenendo conto di tutte le variabili che ci stanno in mezzo).
Facendo, invece, riferimento al mondo del cinema e dei film d’animazione, allora ci si può davvero sbizzarrire. Automi con sembianze umane, che vivono una vita in incognito fino a quando non sono smascherati; cyber guerrieri, indistruttibili e potenti; intelligenze artificiali in grado di sottomettere il mondo. Robot buoni e robot cattivi, che aiutano il protagonista o che sono loro stessi il centro della storia.
Insomma, tutto si può dire, tranne che si tratti di un termine poco usato o di nicchia. E tuttavia, sappiamo da dove arriva e in che ambito è stato usato per la prima volta con un significato simile a quello odierno?
Karel Čapek: il primo a utilizzare la parola robot in letteratura
Il primo a utilizzare robot in letteratura fu il giornalista, drammaturgo e scrittore ceco Karel Čapek. Egli, che faceva parte del movimento Futurista nella sua accezione ceca, trattava temi tipici della corrente di Marinetti, come la commistione tra uomo e automa. Sebbene possa sembrare strano, il Futurismo fu una tendenza letteraria internazionale, a partire dal fatto che lo stesso Marinetti pubblicava sia in italiano sia in francese. Si possono quindi trovare scrittori e artisti che vi aderirino un po’ in tutta Italia, ma anche in Francia, in Giappone (sebbene la questione sia complessa e articolata), perfino in Russia (dove finì per diventare l’arte ufficiale del governo).
Tornando, però, a parlare di robot, Karel Čapek utilizzò il termine all’interno della sua pièce teatrale R.U.R. (Rossumovi univerzální roboti) del 1920. Robot, infatti, è un termine originario della lingua ceca che sta a indicare un servo della gleba, qualcuno che compia un lavoro servile e pesante. Nel dramma di Čapek i robot sono esseri assemblati e costruiti artificialmente, figure semi-umane a cui manca l’anima – che acquisiranno man mano che la storia segue il suo corso.
Altro tema futurista era infatti, affianco all‘amore per la velocità e allo sprezzo per le tradizioni passate, l’ideale dell’uomo meccanico, uomo-automa, ossia uomini con arti meccanici, più forti, resistenti e potenti rispetto ai normali individui – dei soldati perfetti, praticamente.
Parliamo un attimo di libri
Se tutto questo disquisire di robot ti ha fatto venire voglia di leggere qualcosa di specifico, magari un po’ romantico e anche fantascientifico, allora lascia che ti presenti il libro perfetto: Regina di Ossa di Alisa Kwitney, pubblicato da Giunti editore. Ecco la trama.
“Quando Elizabeth Lavenza si iscrive a Ingold, prima e unica studentessa di Medicina, capisce subito che dimostrare quanto vale a compagni e professori sarà cosa ardua.
Così quando s’imbatte in un bio-meccanico difettoso – una delle creature che la scuola sta riportando in vita, usando cadaveri di giovani uomini allo scopo di addestrare un esercito di soldati-automi da spedire in guerra – si offre di ripararlo per farsi notare. Ma questo bio-meccanico sembra aver conservato ricordi, sentimenti… e una coscienza.
Elizabeth scopre che si tratta di Victor Frankenstein, brillante studente di Ingold deceduto in circostanze misteriose, e ne è pericolosamente attratta. Si ritrova così invischiata in una rete di segreti, intrighi e oscuri esperimenti che paiono implicare la Regina Elisabetta.”
Se, invece, cerchi qualcosa con più azione, combattimenti e complotti, non posso che consigliarti il mio manga preferito di sempre: Fullmetal Alchemist di Hiromu Arakawa.