Abbiamo fatto 30, facciamo 31! Quante volte usiamo questo modo di dire, ma qual è la sua origine? È un modo di dire italiano che indica la volontà di continuare o incrementare un’azione o un comportamento dopo averlo già fatto precedentemente. In altre parole, significa che, dopo aver compiuto una determinata azione o raggiunto un certo risultato, si desidera proseguire nella stessa direzione o aumentare gli sforzi per ottenere un risultato ancora migliore.
L’origine precisa di questa espressione non è nota, ma è spesso utilizzata in situazioni in cui si vuole sottolineare il desiderio di mantenere la momentum positiva o di perseguire un obiettivo con determinazione. Può essere utilizzata in contesti diversi, dalla vita quotidiana ai contesti sportivi o lavorativi, per esprimere la volontà di continuare a migliorare e progredire.
Le ipotesi
L’origine precisa di questa espressione non è chiara e non esiste una storia documentata che possa spiegare il suo significato. Tuttavia, alcune teorie suggeriscono che possa derivare da antiche usanze o giochi di conteggio.
Una possibile spiegazione potrebbe essere legata al fatto che nel passato, prima dell’avvento dei numeri arabi, le persone facevano uso delle dita delle mani per contare. Quando si raggiungeva il trentesimo conteggio, si passava a “facciamo 31” per continuare la conta. Questa spiegazione potrebbe avere senso dato che l’espressione è spesso utilizzata quando si desidera continuare qualcosa o andare oltre i limiti convenzionali.
Leone X: “Abbiamo fatto 30, facciamo 31“
Nel 1517 Papa Leone X creò una lista nuova di cardinali inserendone dodici. Poco dopo il numero salì a venti, poi ventotto. Il giorno prima di mostrare la lista, il Papa aggiunge altri due nomi, fino ad arrivare ad un numero di trenta, nonostante l’opposizione dei vecchi cardinali. Il giorno dopo, però, se ne aggiunse addirittura anche un altro (si narra che quel 31esimo fosse un amico importante del Papa), e allora Leone X esclamò: “Tanto è 30 che 31”. Da quel momento in poi il detto subì diverse modifiche fino a raggiungere la forma attuale dell’ “abbiamo fatto 30 facciamo 31”.
Piccola precisazione. Se provate a cercare nel web l’origine del modo di dire, probabilmente, vi troverete davanti questa storia, ma con una differenza. Su molti blog e siti si legge che ad aver dato il via a questo modo di dire sia stato Pio X nel 1517. Ma non è possibile, perché Pio X è stato papa dal 1903 al 1914 (anno della sua morte). Quindi, a meno che non avesse preso una macchina del tempo, è impossibile che sia stato lui a pronunciare per la prima volta il modo di dire nel 1517.
Il significato contemporaneo
Oggi, l’espressione “Abbiamo fatto 30, facciamo 31” viene impiegata in vari contesti, sia nella vita quotidiana che in situazioni più formali. In sostanza, essa suggerisce la volontà di andare avanti, di non fermarsi al raggiungimento di un obiettivo, ma di cercare di migliorare ulteriormente. Può essere utilizzata per incitare o motivare qualcuno o anche per esprimere il desiderio di continuare un’attività che sta procedendo bene.