In questi giorni sono usciti nelle librere due saggi Mondadori molto interessanti. Il primo è di Craig Brown, Margaret, 99 ritratti di una principessa ribelle, un particolare e satirico ritratto sulla sorella minore di Elisabetta II d’Inghilterra. Lo stile di Brown è sarcastico e irriverente ma è contraddistinto da un lavoro di ricerca approfondita che ritroviamo in quasi tutti i suoi libri.
D’altra parte oltre ad essere giornalista e scrittore l’autore è noto soprattutto per le sue parodie in Private Eye ed è l’unico ad aver vinto nello stesso anno tre diversi Press Awards, come miglior umorista, editorialista e critico. È stato inoltre editorialista del “Guardian”, del “Times”, dello “Spectator” e del “Daily Telegraph” e attualmente scrive per il “Daily Mail”. 150 Glimpses of the Beatles e One Two Three Four: The Beatles in Time: Winner of the Baillie Gifford Prize usciti nel 2020 sono tra le sue pubblicazioni più recenti, successivi a To Walk on Water uscito nel 2017 e The end of Paradise pubblicato nel 2019.
Craig Brown racconta Margaret, la principessa ribelle
Margaret come anticipa il titolo, è descritta in tutti i suoi aspetti, le sfumature della sua personalità che spesso tradisce vulnerabilità e una forte attitudine alla ribellione. Il libro di Craig Brown restituisce l’immagine più vera di una donna spesso ridicolizzata; ci fa conoscere la vita di Margaret dall’infanzia durante gli anni della guerra all’amore infelice per il colonnello Peter Townsend, dal matrimonio turbolento con il fotografo Tony Armstrong-Jones al mondo della Londra bohémien, dalle vacanze nell’isola selvaggia di Mustique, nei Caraibi, tra nuovi amori e tradimenti, agli ultimi giorni segnati dalla solitudine e dalla malattia. 99 ritratti di una donna che ha scelto di vivere la vita al massimo anche nel dolore.
Viziata, spiritosa, disillusa e annoiata, sexy, civettuola, infelice, generosa e sfortunata. Ma anche cinica, lunatica, eccentrica, alla moda. E ancora: “Venere tascabile”, “Nano Reale”, “cavallo perdente”, “dama di pantomima”, “Cenerentola al contrario”… Non appena sua altezza reale la principessa Margaret contessa di Snowdon abbandonava la scena, nei diari dei suoi amici, che fossero intellettuali squattrinati, sussiegosi aristocratici o sguaiati membri del jet set internazionale, fioccavano le battute salaci, i giudizi, le allusioni.
Le sue opinioni maldestre e le sue frasi arroganti venivano puntualmente registrate, mentre la sua straordinaria capacità di dire sempre la cosa sbagliata, il desiderio di risultare sgradevole, il malcelato piacere di tormentare i confini del proprio rango diventavano immancabilmente materiale prezioso per un’aneddotica da affidare, se non proprio alla Storia, almeno a un libro.
Ma chi era davvero la principessa Margaret? Ossessione erotica di artisti e scrittori, icona del glamour degli anni Sessanta, emblema della Swinging London, Margaret era, prima di tutto – o dovremmo dire: soltanto -, la «sorella minore» della regina Elisabetta II: non un semplice dato biografico, ma una condizione esistenziale, uno stato d’animo, uno specchio in cui cercare se stessi per tutta la vita. Una condanna. Agli incarichi ufficiali privi d’importanza, al talento misconosciuto, ai capricci dell’opinione pubblica, a un’identità definita sempre in negativo.
Margaret era quello che Elisabetta non doveva o non poteva essere. Il contrario della perfezione, del grigiore e della monotonia. La sorella ribelle, indisciplinata, cattiva. La caricatura della regalità. Sempre fraintesa, spesso derisa. Ma in quale altro modo sarebbe potuta sopravvivere a una vita in caduta libera, ogni giorno più lontana dal trono e dal ruolo per i quali, in cuor suo, si sentiva tagliata?
Giulio Dellavite “Ribellarsi per tornare al meglio”
Mi ribello, dunque sono, e perciò buon viaggio.
“Ho scritto così, parafrasando lo stile cartesiano. E lo si può fare concentrando lo sguardo all’interno del nostro corpo. Serve un’ecologia umana integrale per combattere l’inquinamento interiore che ci opprime e ci fa perdere la strada. Nasce in questo modo un viaggio dentro noi stessi per un’ecologia della propria testa, pancia, mani, ecologia del passo che ogni scelta fa fare, da cui emerge il bisogno di ripensare la struttura societaria quotidiana fatta di famiglia e di team, di coppie e single, affetti lavoro, sogni e paure, progetti e fallimenti, progetti e criticità”
Sono parole di Don Giulio Dellavite autore di Ribellarsi, La sfida di un ecologia umana.
Giulio Dellavite, è sacerdote dal 1996, ha conseguito nel 2006 il dottorato in Diritto canonico a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana. Dopo alcuni anni di servizio nelle parrocchie e aver lavorato in Santa Sede come Officiale della Congregazione per i Vescovi, ora ricopre il ruolo di Segretario Generale della Curia di Bergamo. Collabora con alcune università, tiene corsi di formazione, è impegnato nel mondo della comunicazione e dei social.
È autore di All’angelo della Chiesa scrivi. Autorità e autorevolezza nella Chiesa pubblicato nel 2007 e Munus Pascendi. Autorità e autorevolezza, leadership e tutela dei diritti dei fedeli in un atto amministrativo uscito invece nel 2011. Con Mondadori sempre nel 2011, ha pubblicato Benvenuti al ballo della vita e Se ne ride chi abita i cieli. Dellavite ha pubblicato nel 2019 L’abate e il manager: lezioni di leadership tra le mura di un monastero
“La storia insegna che ogni ribellione è il desiderio ardito di detronizzare i tiranni che opprimono. Ri-bellarsi, per me, è avere voglia di “tornare al bello “. Per essere di nuovo belli, “ri-belli” appunto, è necessario partire da qui.”
Nel nuovo saggio Giulio Dellavite concentra l’attenzione sulla necessità di “combattere l’inquinamento interiore che ci opprime, ci rende infelici o ci fa perdere la strada”.
Nasce così un viaggio dentro se stessi, per un’ecologia della propria testa, della pancia, delle mani, del passo che ogni scelta fa fare, da cui emerge il bisogno di ripensare la struttura societaria quotidiana fatta di famiglia e di team, di coppie e di single, di affetti e lavoro, di sogni e paure, di progetti e fallimenti, di opportunità e criticità, di amore e di odio. L’esperienza drammatica della pandemia ci ha fatto mancare il fiato, perciò serve la voglia e il coraggio di «tornare al bello». In questo libro ci prova una donna, distinta e brillante, che riflette e pone domande. Ci troviamo sulla carrozza di un treno dove, fermata dopo fermata, salgono a bordo le personificazioni delle nostre parti del corpo.
Ecco allora la famiglia del Signor Testa, con la madre Bocca e i tre figli Vista, Udito, Naso; poi la PANCIA (Progetto Atletico New-Educational: Calcio Incontro & Agonismo) che con la sua complessità energetica si presenta come una squadra di calcio con i suoi undici giocatori: Cuore, che è il capitano, i due Polmoni, i due Reni, poi Stomaco, Milza, Fegato, Intestino, Ombelico e Pudenda. Salgono quindi le mani, Dexter e Sinny, una coppia felice grazie al loro tenersi e mantenersi, supportarsi e sopportarsi.
Per ultimo, la nostra protagonista incontra un single, il piede, nei panni del signor Passo, perché si può fare solo un passo per volta. Da questa intensa catena di incontri, scambi e dialoghi nasce un libro spiritoso , nel duplice senso di divertente e spirituale. Non ci resta quindi che metterci comodi e seguire l’autore in questo viaggio alla scoperta del nostro corpo, perché «fidarsi è bene, ma ribellarsi è meglio».
Sono testi diversi ma molto interessanti, meritano di essere letti.