Sacro sangue – Storie di svizzeri, menzogne e omicidi. Sovera Edizioni
Oggi caro iCrewer ti parlo dell’esperienza di lettura di Sacro Sangue, la cronaca-indagine svolta da Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani. Avevo già parlato di questi due autori, se ricordi, nell’articolo riguardante un’altra loro opera, Il caso Elisa Claps, edito anch’esso da Sovera. Autori che in realtà sono due veri e propri indagatori (dell’incubo, mi verrebbe da dire, ma Dylan Dog ormai è storia un po’ passata) ed esperti in criminologia e scena del crimine, nonché giornalista e scrittore il primo e docente il secondo.
Questo libro è l’indagine sull’omicidio-suicidio perpetrato ai danni del Comandante delle Guardie Svizzere e di sua moglie da parte di Cedric Tornay, allora vice caporale, e dal ritrovamento dei loro corpi in un appartamento all’interno del Vaticano una sera di maggio del 1998; fa parte della serie Inchieste, realizzata per la Sovera Edizioni dai due esperti.
Ciò che accomuna entrambe le letture di cui sopra è il fatto che si tratti di delitti accaduti realmente, quindi non stiamo parlando di un giallo o di un poliziesco, anche se sfogliando le pagine di Sacro Sangue sembra di essere catapultati in una puntata di CSI, e di partecipare ad ogni fase dell’indagine: le liste dei sospettati, dei testimoni, le dichiarazioni ufficiali e quelle rilasciate in via anonima, le autopsie, le balistiche, i reperti e tutti i passaggi che portano alla soluzione del mistero.
In questo caso il mistero è reso ancor più nebuloso dal silenzio e dalla non comunicazione da parte del Vaticano, che si chiude a riccio immediatamente dopo la scoperta del fatto e che, come solo in una monarchia può accadere, veicola a suo piacimento tutte le procedure.
“Dobbiamo mettere ordine. C’è tantissima carne al fuoco e a me viene solo il mal di testa, fa Armando. Sì, cominciamo a scremare, che dici? Qualcosa mi sembra certo, ma altra roba è tutta da capire, rispondo.
Bisogna ammettere che, come luogo per incontrarsi, l’Istituto di Medicina Legale de La Sapienza è piuttosto originale. Ma a Testaccio ci sono gli operai in casa, in quella di Armando il figlio con gli amici e noi abbiamo bisogno di un posto tranquillo, per riordinare le idee al ritorno dalla Svizzera. Così abbiamo optato – e poi non dite che siamo dei tipi qualunque – per un posto davvero ma davvero tranquillo e sereno, quella simpatica aula dell’Istituto che sta al primo piano, ma sì, quella come il tavolo da dissezione di metallo sotto le gradinate degli studenti.”
Lo stile narrativo dei due autori è coinvolgente ma altamente analitico, ironico quanto basta per affrontare il decorso dei fatti con piacevolezza (nonostante l’argomentazione) e intrigo, con la sana curiosità di arrivare alla verità, evidente o inaspettata che si possa presentare.
Quanti corpi saranno passati da quest’aula? Quanta conoscenza? Per noi ogni cadavere non è mai morto. È una storia da raccontare
E per raccontarla, questa storia, e dare un senso a quegli attimi di follia, Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani viaggiano tra Roma, Parigi e la Svizzera, cercando ogni dettaglio che, nonostante gli anni trascorsi, è rimasto lì ad attendere chi potesse dargli il giusto incastro, il giusto ruolo. L’intuito, l’esperienza e l’arguzia dei due esperti ha nuovamente permesso di chiarire un affaire che in questo caso il Vaticano ha cercato troppo frettolosamente di nascondere sotto al tappeto. Ma il finale vi sorprenderà.