Dazn, in collaborazione con Zoom Sports e Beyond Films, ha dedicato il documentario The Phenomenon, che mette in luce la storia di uno dei calciatori più straordinari degli anni 90, Ronaldo il Fenomeno appunto. La storia documentata, che potrai trovare sulla app di dazn dal 2 novembre, è stata presentata in anteprima il 14 ottobre a Madrid in una serata di gala in cui erano presenti tanti amici di Ronaldo, da Carlo Ancelotti a David Villa.
Nei 90 minuti del documentario il Fenomeno racconta tuttavia anche i momenti più bui dei periodi degli infortuni alle ginocchia, che hanno segnato la sua carriera. Mentre oggi le nuove generazioni associano il nome Ronaldo a quello di Cristiano, i vecchi nostalgici millennial ricordano il ragazzo sorridente che faceva incollare alla tv milioni di tifosi e che era un fenomeno.
Ma perché viene soprannominato così?
Perché Ronaldo è il fenomeno
Senza esitazioni, Ronaldo è il miglior giocatore con cui abbia giocato. Aveva una tale facilità di controllo. Era il numero uno. Ogni volta che mi allenavo con lui, vedevo qualcosa di diverso, di nuovo, di bello. Ecco quello che differenzia un buon giocatore da un giocatore straordinario. – Zinedine Zidane –
Ronaldo Luiz Nazario De Lima, classe 1976, o per il fratello Dadado, è nato con un talento per il pallone che era già emerso con il Valqueire, squadra di futsal, fino a quando è ingaggiato dal Sao Cristovao, squadra dell’omonimo quartiere di Rio de Janeiro. Ma è al Cruzeiro, a soli 16 anni, che dimostra una impressionante capacità nel segnare goal e superare gli avversari. Con l’esperienza e le sue abilità uniche è diventato un atleta venerato da tutti, il simbolo di una generazione, portando il calcio ad un altro livello.
Questo calciatore incredibile ha giocato nelle squadre più eccellenti: il Psv, il Barcellona, il Real Madrid, l’Inter e il Milan. Ronaldo arriva all’età di 20 anni con un pallone d’oro tra le braccia: fa vedere al mondo intero che i suoi dribbling e i suoi tiri sono inarrestabili. Arriva un secondo pallone d’oro alla fine del 1996 con la maglia dell’Inter, squadra da cui Ronaldo ha ricevuto il soprannome Fenomeno, che lo ha immortalato per tutta la carriera.
La notte in cui Ronaldo diventa un fenomeno è il 6 maggio del 1998, nella partita contro la Lazio, la finale di Coppa Uefa. L’Inter brilla e vince per 3 a 0 grazie a Ronaldo che è stato il migliore in campo con giocate meravigliose ed un gol celeberrimo, facendo impazzire persino i tifosi delle squadre avversarie.
Per la mia generazione è stato quello che Maradona o Pelè erano per le precedenti. Era immarcabile. Al primo controllo ti superava, al secondo ti bruciava, al terzo ti umiliava. Sembrava un extraterrestre. Fabio Cannavaro
Quando Ronaldo morì per un minuto
Mondiali del 1998. Francia e Brasile arrivano in finale, un’occasione importante per Ronaldo il fenomeno che, mentre sta ridendo e scherzando con i compagni Roberto Carlos ed Edmundo, a un certo punto accusa un malore e si accascia a terra. Il giocatore non poteva entrare in campo e non compare infatti nella lista dei convocati (gioca poi stringendo i denti senza toccare palloni interessanti).
Ma cosa è successo quel giorno? Le ipotesi sono state molte, di sicuro Ronaldo soffriva ai tempi di un problema al ginocchio sinistro che lo portava a forti dosi di farmaci e questo, mescolato al forte stress del momento, lo hanno portato a una crisi epilettica; in realtà il cardiologo Bruno Carù ha spiegato poi che il problema derivava da un grave problema al cuore con i battiti che erano scesi incredibilmente a 18 al minuto, quasi fermo. Un dramma fortunatamente poi scongiurato grazie anche ai suoi due compagni che sono stati pronti a salvarlo.
Un eroe sfortunato: dagli infortuni alla depressione
Ronaldo il Fenomeno è un eroe nel mondo del calcio la cui carriera è stata frenata da molti problemi fisici, in particolare dagli infortuni al ginocchio. E’ il 21 novembre 1999 quando, con la maglia dell’Inter, nella partita di campionato contro il Lecce si lesiona il tendine rotuleo e rimane fuori fino a fine stagione rientrando solo il giorno della finale di Coppa Italia contro la Lazio dove resta in campo solo 6 minuti prima di infortunarsi ed uscire in lacrime fra uno stadio Olimpico ammutolito.
Un altro fattore che ha condizionato poi il suo ritiro dal calcio giocato è l’ipotiroidismo, una malattia che porta sintomi non compatibili con la vita di un atleta. In primo luogo provoca l’aumento di peso con gonfiore, stipsi, sonnolenza, depressione e difficoltà di concentrazione.
L’ex calciatore ha dichiarato di aver trascurato seriamente la patologia e oggi il campione brasiliano è notevolmente sovrappeso combattendo l’ipotiroidismo con cure a base di ormoni.
In un’intervista a Marca Ronaldo ha poi rivelato di soffrire di depressione e di essere in terapia da due anni e mezzo:
Sì, oggi faccio terapia e la porto avanti da due anni e mezzo: mi permette di capire meglio ciò che avevo provato prima. Io vengo da una generazione nella quale eri gettato nella mischia: dovevi cavartela senza avere possibilità di chiedere aiuto. Guardandomi indietro vedo che siamo stati esposti a uno stress mentale molto, molto grande senza esserne preparati.
Non c’era alcuna preoccupazione per la salute mentale dei giocatori, mentre oggi sono molto più preparati: ricevono le cure mediche necessarie per affrontare la giornata e, inoltre, c’è uno studio maggiore sui giocatori riguardo ai loro profili, come reagiscono e come dovrebbero reagire. Ai miei tempi non c’era niente di tutto questo. Si sa da molto tempo come il calcio possa essere una fonte di grande stress e avere un peso enorme nell’esistenza di un calciatore.