Domenica 12 giugno, gli italiani sono chiamati a votare per il Referendum sulla riforma della Giustizia. Sono previsti 5 quesiti, che vedremo nel dettaglio e cercheremo di capirli nel modo più semplice possibile.
Referendum, la voce del popolo
Prima di addentrarci nei 5 quesiti, cerchiamo di capire cos’è il Referendum. Il referendum è uno strumento di esercizio della sovranità popolare, sancita all’art. 1 della Costituzione della Repubblica Italiana. È uno strumento di democrazia diretta, che consente agli elettori non di eleggere i propri rappresentanti, bensì a rispondere senza intermediari, ad uno specifico quesito con un “sì” o con un “no” su un tema oggetto di discussione.
In base al tipo di leggi cui è rivolto, esistono due tipi:
- Ordinario, se attiene alla legislazione ordinaria; dove è necessario il quorum (50%+1 degli aventi diritto al voto),
- Costituzionale, se riguarda la costituzione. (non necessita di quorum).
Nel nostro ordinamento sono disciplinati diversi tipi di referendum:
- abrogativo, disciplinato dall’ articolo 75 della Costituzione, volto ad abrogare in tutto o in parte una legge ordinaria o un atto avente forza di legge;
- consultivo, previsto dall’ art. 132 della Costituzione, con il quale le popolazioni interessate esprimono il loro parere sulla fusione o creazione di Regioni;
- costituzionale, approvativo o confermativo, inserito nel procedimento di formazione delle leggi costituzionali come previsto dall’ art. 138 della Costituzione.
Il referendum del 12 giugno
Domenica 12 giugno gli italiani sono chiamati a votare i referendum abrogativi sulla giustizia. Cinque i quesiti a cui l’elettore dovrà rispondere: viene richiesto di fare una croce sul Sì in caso si intenda abrogare la norma indicata, o sul No, in caso contrario. Ecco, in dettaglio, di che norme si tratta. In parole più semplici, chi vuole mantenere le leggi voterà No, chi vorrà cambiarle voterà Sì.
Primo quesito – scheda rossa: Abrogazione della legge Severino su sospensione, incandidabilità e decadenza per alcune condanne
La legge Severino prevede tra le altre cose che chi è stato condannato in via definitiva con pena superiore a due anni non possa candidarsi alle elezioni politiche. E non è tutto, se il condannato poi è già senatore o deputato decade automaticamente dal ruolo di parlamentare.
Il quesito presentato chiede di eliminare completamente questa norma, per lasciare la decisione ai giudici caso per caso. Se dovesse vincere il sì, anche i candidati per reati gravi potranno concorrere per le cariche pubbliche, salvo diversa indicazione del giudice.
Secondo quesito – scheda arancione: Limitazione della custodia cautelare
Il secondo quesito chiede una riforma della custodia cautelare, una misura preventiva applicata per limitare la libertà a un imputato durante un processo, in caso di pericolo di fuga, inquinamento delle prove o di reiterazione dei reati come delitti personali o legati alla criminalità organizzata.
Il quesito chiede quindi di eliminare la custodia preventiva in caso di pericolo di reiterazione del reato per i delitti puniti con un massimo di 5 anni di carcerazione o 4 in caso di arresti domiciliari. L’eccesso di carcerazione preventiva è un problema reale. Ma in vari casi (ad esempio lo stalking, la truffa, reati fiscali e finanziari) il pericolo di reiterazione del reato appare però un pericolo obiettivo. Su questo non interviene la riforma della giustizia.
Terzo quesito – scheda gialla: Separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri
Questo quesito entra nel cuore del sistema giudiziario. Si interviene sulla separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. Il ruolo dei primi è appunto di esprimere un giudizio sui casi, mentre il ruolo dei secondi è di promuovere l’azione penale contro gli imputati. Oggi, il passaggio tra i due ruoli è limitato a un massimo di quattro volte con alcune regole, tra cui l’impossibilità di svolgere entrambe le funzioni all’interno dello stesso distretto giudiziario. Tuttavia, se la riforma presentata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia dovesse venire approvata, il numero di passaggi possibili scenderebbe a uno.
Quarto quesito – scheda grigia: Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari
La domanda semplificata è: volete che l’operato del magistrato possa essere giudicato anche dai membri laici dei consigli giudiziari? Chi sono i laici? Professori universitari e avvocati. La partecipazione dei laici nel voto è già previsto dalla Riforma Cartabia, ma solo se il consiglio dell’ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare.
Quinto Quesito – scheda verde: Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura
L’ultimo quesito, tratta il tema della candidatura per l’elezione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura. Oggi un magistrato che vuole candidarsi al Csm deve raccogliere almeno 25 firme. I promotori del referendum vogliono eliminare questa soglia così del da favorire la candidatura di chiunque senza necessità di appoggi per limitare il peso delle cosiddette correnti.