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Recensione: Vera di Elizabeth Von Arnim

Ornella Feletti 6 anni fa Commenta! 6
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Nei giorni scorsi caro iCrewer ti ho segnalato la riedizione curata da Fazi Editore, di un libro scritto da Elizabeth Von Arnim, e oggi ti lascio la mia recensione.

Si tratta di:

Vera

Ho accettato di recensirlo perchè la trama, sebbene simile a quella di “Rebecca, la prima moglie“, ha stuzzicato la mia curiosità e, infatti, ciò che più mi ha colpito è l’eleganza della scrittura che traspare leggendo, frivola quando conviene, sarcastica con una punta di ingenuità talvolta, sferzante nelle dichiarazioni di intenti quando sottolinea alcune prese di posizione. Proprio come ci si aspetta da una donna di altri tempi.

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TI ricordo caro iCrewer che è stato scritto nel 1921, un’epoca in cui vigeva un’etichetta di stile e comportamenti in cui alcuni pensieri non potevano o non dovevano essere esternati.

Ci troviamo in Inghilterra. In una casa in Cornovaglia dove Lucy, la protagonista, spera di passare un’estate serena con suo padre, che purtroppo viene a mancare all’improvviso; è confusa e infelice, perchè con il padre ha sempre condiviso tutto, è stato il suo mentore, il suo istruttore, il suo confessore, e tutto ciò che la circonda le risulta indifferente tanto da non avvertire il dolore e la disperazione che ci si aspetti possa provare una persona perdendo qualcuno.

Se fosse una favola comincerebbe con c’era una volta, perchè sono descritti i pensieri sentimentali di una giovane donna che crede di aver trovato il grande amore; ma non è un favola, è un romanzo in cui viene messa in evidenza, con una lucida descrizione, l’involuzione di un matrimonio in cui la figura del marito si svela pian piano, rivelando una natura schizofrenica, paranoica e permalosa che ottunde soggiogando la giovane moglie. Può indispettire questo atteggiamento acquiescente della giovane Lucy, ma devi considerare, caro iCrewer, il periodo in cui è stato scritto, e non solo, anche il rapporto creatosi con il padre che influisce non poco sulla nostra Lucy:

“…Nei lunghi anni di  malattia la fiducia non era mai venuta meno. Lo curava amorevolmente da sempre, perchè aveva sempre avuto bisogno di cure e perchè era tutto il suo mondo. Lucy era cresciuta con un solo pensiero: il benessere di suo padre. Non c’era posto per altro nel suo cuore. facevano tutto insieme, avevano condiviso tutto. Gli inverni trascorsi al caldo nei paesi del Sud, i luoghi incantevoli dove avevano abitato, le cose belle che avevano visto, i libri, le conversazioni, le risate, gli amici in comune…tantissimi amici… Del resto, dove e con chi sarebbe stata altrettanto felice? … E quanta pazienza, quanta comprensione aveva mostrato nei confronti di una figlia così ottusa, lui così intelligente e pronto, donandole anche tanto amore.”

Il mondo in cui ha vissuto non esiste più. Stranamente a risvegliarla da questo torpore mentale è l’incontro con un uomo, maliziosamente descritto, alto e robusto, di mezza età, ancora affascinante, che appare come un angelo a salvarla e liberarla dai suoi pensieri. Un lutto ha colpito anche lui, la moglie Vera è morta da poco cadendo accidentalmente e misteriosamente dalla finestra della loro casa. L’inchiesta non ha portato a nulla se non a far sentire Wemyss, Everard “nell’intimità”, questo il nome dell’uomo, umiliato e deluso. Entra nella vita di Lucy conquistandola con i suoi modi garbati, sbrigativi ed organizzati e ben presto lei lo ripaga con il suo amore devoto, grata della sua protezione.

Quasi la rapisce, sposandola in disprezzo degli usi e costumi, e la porta nella casa di campagna. E Lucy si ritrova così a dipendere dall’uomo che nel giro di pochi mesi è diventato suo sposo, così come dipendeva dal padre che ha appena perduto.

Altro personaggio particolare è Miss Entwhistle, zia Dot, sorella del padre, la quale percepisce che qualcosa non va nel temperamento dell’uomo di cui sua nipote è innamorata, ciononostante si sforza di comprenderne ogni gesto, accantonando le proprie preoccupazioni, un po’ per salvaguardare la nipote, dall’altro per il senso di impotenza che le sue condizioni di donna sola impone.

Un romanzo ben costruito, giusti i tempi, il ritmo è degno di un thriller psicologico. Emerge chiaro il quadro delle donne comuni e benestanti degli inizi del Novecento, ancora troppo soggette al potere maschile. Volendo fare un paragone con l’attuale società ritengo vi siano tante donne che vivono una relazione simile a quella della nostra Lucy, e prima di lei da Vera, la donna che dà il titolo al romanzo. Il personaggio di Wemyss è un potenziale omicida, spaventoso e reale, sia nel 1920 che negli anni seguenti fino ad oggi 2019. Una donna in trappola, incapace di far sentire la sua voce.

“Non c’e violenza fisica, ma è come stare a letto con l’assassino” Scrive Cristina De Stefano su Elle.

Fa riflettere sui meccanismi della natura umana.

 

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