Bentornato amico lettore e… buon ultimo giorno dell’anno. Il giorno per antonomasia in cui si tirano le somme dei dodici mesi trascorsi e ci si riempie di buoni propositi per quelli a venire. Dunque, per una occasione così importante ci vuole la condivisione di lettura di un libro all’altezza, di un romanzo spassosissimo: Un uomo felice di Arto Pasilinna, edito da Iperborea.
Si tratta dell’ultimo romanzo che ho letto quest’anno. Quello con cui chiudo il mio 2021 da lettore. Posso decisamente ritenermi soddisfatto per le pagine e le storie in cui mi sono tuffato grazie al talento letterario degli autori che ho affrontato.
Tu, amico iCrewer? Puoi affermare la stessa cosa?
Un uomo felice, un romanzo di Arto Paasilinna
Come detto, Un uomo felice di Arto Paasilinna, edito da Iperborea, è l’ultimo libro che ho letto quest’anno. A dire il vero l’ultimo per il quale poi mi approccio a scrivere una recensione/condivisione di lettura qui su queste pagine, perché in realtà, proprio ieri sera ho terminato di leggere la raccolta di racconti natalizi di Edizioni Convalle, che però è già stata recensita dalla nostra straordinaria Pina.
Un uomo felice è un libro che mi è piaciuto tantissimo. A partire dal formato fisico che caratterizza i libri Iperborea, per il quale io impazzisco proprio. Si tratta di un romanzo piuttosto leggero che però, come spesso accade, nasconde al suo interno tanti spunti di riflessione.
Mi piace definirlo, in modo grezzo, un romanzo che ti porta via, che ti trascina all’interno di un mondo creato dall’autore, fatto di situazioni grottesche, divertenti e mai, e sottolineo mai, banali. Del resto Arto Paasilinna è un maestro ed è considerato uno dei più grandi autori finlandesi. Dello stesso autore, più o meno l’anno scorso di questi tempi, avevo letto Adaam ed Eeva e anche allora avevo respirato la sensazione di viaggiare.
Si dice che leggere un romanzo significa fare un viaggio. Che i libri hanno la capacità di catapultarci in situazioni ben lontane da quelle della nostra realtà quotidiana. Beh, Arto Paasilinna è un vero campione in questa disciplina. La sua capacità di trasformare una storia in favola, pur senza scrivere una favola, è straordinaria.
È anche per questo che mi sono lasciato catturare dalla lettura e dai fatti che vengono narrati con una esilarante capacità narrativa. Fatti che avvengono quasi per intero a Kuusmäki, un piccolo paese sperduto tra i boschi e i laghi della Finlandia. Suppongo di pura invenzione.
Si tratta di un paesino in cui gli abitanti vivono la loro vita ordinaria senza nessun tipo di apertura mentale al cambiamento e alle novità. Per questo, quando in paese arriva Akseli Jaatinen, ingegnere strutturista progettista di ponti dalla prestanza fisica notevole, si scatenano una serie di eventi che si susseguono uno dopo l’altro lasciando il lettore davvero divertito e soprattutto appagato del suo tempo dedicato alla lettura del libro.
L’ingegnere è incaricato di costruire un nuovo ponte sul fiume Eccidio, quello che bagna il paese. Struttura che dovrà sostituire quella vecchia e che per questo non viene ben vista dagli abitanti rappresentati dalle cariche istituzionali. Ben presto, l’ingegnere viene visto come una minaccia per la serenità della comunità; in tutti i modi, il prete, il sindaco e gli assessori proveranno a ostacolare il suo operato.
Di contro, Jaatinen, uomo fortemente ambizioso, si divertirà a gettare scompiglio nel piccolo paese alzando sempre di più l’asticella della sua presenza e della sua conquista sociale. Arrivato per costruire un ponte, si piazzerà in pianta stabile a Kuusmäki, fino a diventarne… meglio non raccontare troppo, altrimenti si perde il gusto della storia.
Alla base di tutta la narrazione, vista dal punto di osservazione del protagonista, come detto, c’è l’ambizione. La voglia di prevalere sugli altri, che, in questo caso, va di pari passo con il desiderio di rivalsa. Se voi chiudete le porte nei miei confronti, io quelle porte le sfondo.
Devo dire che ad ampie riprese io mi sono ritrovato in questo desiderio di rivincita. Che poi rivincita non è proprio il termine giusto. Mi capita spesso di sentire forte il bisogno di mettere a tacere tutti quelli che non hanno creduto in me, di realizzare qualcosa per cui chi riteneva impossibile l’accaduto debba chinare il capo e accettare la cosa. È una spinta sbagliata, ne sono consapevole, ma la sento dentro di me.
I progetti andrebbero realizzati per noi stessi e non vissuti come rivalsa o rivincita. I successi dovrebbero vivere di una felicità che ci riempie e non da sventolare davanti al naso di chi ci ha dileggiato. Va da sé che di conseguenza i nostri detrattori si roderanno il fegato dopo averci visto felici e realizzati.
Ecco, questo potrebbe essere uno dei buoni propositi del nuovo anno: concentrarsi sul per me e non sul per gli altri, per farlo vedere agli altri. Anche se ciò che conta è continuare a sentire vivo il desiderio di migliorare, realizzare sogni e raggiungere traguardi.
Così succede ad Akseli Jaatinen, il protagonista di Un uomo felice, che ogni volta visto compiuto un progetto, volta pagina per iniziare a pensare al prossimo, senza quasi neanche godersi il risultato ottenuto. Giusto? Forse sì, o forse no. Io sono dell’idea che ci vuole sempre un obiettivo da raggiungere, altrimenti che cosa ci alziamo a fare la mattina? Gli stimoli fanno tutta la differenza tra una vita attiva e una passiva.
Concludendo, ed evitando ti tirare il pippone di Capodanno sul senso della vita, ti consiglio la lettura di Un uomo felice perché si tratta di un romanzo ben scritto. Ben condotto e soprattutto dotato di una forte componente fiabesca. Perché Arto Paasilinna ha il dono di catturare il lettore con la leggerezza delle favole e trasportarlo nella durezza della vita di tutti i giorni. Un talento incredibile.