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Recensione: Un tè con Agatha, di Seconda Carta

Cristina Speggiorin 6 anni fa Commenta! 4
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Ciao iCrewer! Ti piace bere il tè? Prenderti un momento di pausa, sederti in un angolo tranquillo e, con la tazza calda tra le mani, lasciarti trascinare tra le pagine di un libro? Oppure darsi appuntamento con le amiche per raccontarsi le ultime novità, per ascoltare storie e aneddoti di cui non eravamo a conoscenza. E’ proprio ciò che accade nel libro che voglio presentarti oggi: Un tè con Agatha, di Seconda Carta, edito da Pubme.

Un racconto originale, divertente, che mescola realtà e immaginazione dell’autrice, creando una commistione davvero graziosa.

Lucy Stewart è un’insegnante inglese appassionata di lettura, soprattutto di gialli. Ama i racconti di detective, d’investigazioni, ed è una fan sfegatata di Agatha Christie, la regina di questo genere letterario. Per questo si mette in viaggio e, attraversando la rigogliosa campagna inglese, giunge fino alla casa in cui la famosa scrittrice abita con il marito, sir Max.

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Agatha Christie
Agatha Christie

La ragazza non sta nella pelle quando apprende che la sua eroina ha accettato di incontrarla. E così, davanti a una fumante tazza di tè, le due donne si vedono, si conoscono, si raccontano. Agatha Christie narra a Lucy – e a noi – quella che è stata la sua avventura più grande: la vita. Ripercorriamo assieme le tappe del suo cammino: quelle tristi, quelle gioiose e quelle speziate.

L’ho trovato un libro molto interessante, intrigante. La narrazione è concentrata principalmente sul personaggio di Agahta, mentre il ruolo di Lucy è quello d’intervistatrice. Chiede, gioisce, si rattrista assieme al suo idolo ma, per il resto, si può dire che sia tratteggiata piuttosto sommariamente.

La struttura del racconto mi è piaciuta. Il procedere per ricordi, aneddoti riportati alla mente da un profumo, da un sapore, da un sorso di tè è molto più originale del consueto ordine cronologico. E’ proprio come quando nasce un’amicizia: non si programma cosa raccontare di sé, ma ci si lascia trasportare.

A convincermi meno è stato lo stile della narrazione. Mi è sembrato che, a volte, gli ingranaggi della scrittura s’inceppassero e la storia, che fino a quel momento era proceduta fluidamente, inciampasse. Credo che a creare questo effetto siano soprattutto i dialoghi a volte eccessivamente artificiosi e un modo di scrivere che cambia troppo tra narrazione e parti nozionistiche (descrizioni di piatti, epoche storiche, palazzi). C’è qualche errore di sintassi e lessico, ma nulla che un’attenta rilettura non possa migliorare.

La cover mi piace, mette in primo piano il vero protagonista del racconto: il tè, come tramite tra diverse culture, come mezzo d’unione tra le persone.

Seconda Carta è nata ad Arbatax di Tortolì, in Sardegna, ed è scrittrice e insegnante. Particolare attenzione viene dedicata, nei suoi scritti, alle donne, sia nei componimenti poetici, sia nella saggistica, come dimostra Belle come il sole. La sua poesia Su bisu de Antoni (Il sogno di Antonio), scritta sia in sardo che in italiano e dedicata ad Antonio Gramsci, è stata selezionata dalla prestigiosa Biblioteca Gramsciana.

Nel 2016 Seconda carta ha pubblicato con Youcanprint il suo primo romanzo: Il vescovo rivoluzionario.

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