Oggi mi accingo, sempre in punta di piedi (in quanto piccola lettrice curiosa), a farvi immergere nel mondo del giovane scrittore Mattia Signorello – in arte Ollerongis – con il suo nuovo romanzo intitolato Ti penso ancora, edito da Sperling & Kupfer. Ho deciso di leggerlo perché spinta dalla curiosità di capire il suo stile in prosa e poesia e il suo modo efficace di scrivere brevi frasi che lasciano il segno e che lo rendono un poeta molto seguito su Instagram con i suoi quasi 600k followers.
Ma addentriamoci meglio nella mia recensione!
Ti penso ancora di Mattia Ollerongis: la mia recensione
Non ti prometto d’aspettarti per sempre,
però. se dovessi trovarti nei dintorni
e un ricordo dovesse sfiorarti il cuore,
sai dove trovarmi,
lì dove le vie portano i nostri nomi,
lì dove gli occhi un po‘ luccicano ancora,
lì, dove il «per sempre», in qualche modo, esiste.
Ollerongis si affida ad una scrittura romantica, senza fronzoli e limpida e una delle caratteristiche che rende unica la sua penna è il rapporto sincero che ha deciso di creare con il lettore: l’autore infatti non utilizza personaggi esterni o di fantasia, ci mette la faccia anzi si immerge mostrandoci una sorta di autobiografia in cui racconta i suoi sentimenti nudi e crudi, le sue emozioni positive e negative e alcuni spaccati della realtà che vive, o meglio, di una parte della vita in cui ha vissuto un innamoramento con una ragazza di nome Greta.
Questa ragazza è la protagonista indiscussa della sua anima e del suo cuore – e si intuisce già dalla copertina in cui appare una Lei affranta e malinconica che guarda da un oblò – , una figura femminile che appare nostalgica del suo passato e che non le permette di vivere appieno e coraggiosamente la storia d’amore con lo scrittore.
Mattia Ollerongis alterna in effetti episodi felici con la sua amata (oramai ex), momenti in cui ripensa agli errori e a quello che non ha funzionato nel loro rapporto, incontri consolatori con la migliore amica Jessica, a poesie d’amore dedicate a Greta e a tutte quelle lettere mai inviate in cui confessa di non averla mai dimenticata.
Un libro dal cuore aperto, in cui si legge tra le pagine che l’autore ha riservato uno spazio nell’anima che non sarà dedicato a nessun altro al mondo e che rimarrà così in eterno, come ogni primo amore. Sicuramente il romanzo di Mattia Ollerongis affronta tutte le declinazioni dell’amore: pende più che altro nella fase calante e malinconica, quella colma di sofferenza e a cui più o meno ci siamo passati tutti.
L’aspetto interessante tuttavia che mi ha colpito è stata la scelta dell’autore di affrontare la tematica dell’amore con il rischio di risultare noioso – non lo è stato assolutamente; di avere la necessità di parlare di questo argomento come benessere per la sua anima ma anche per parlare attraverso un linguaggio universale; infine di far comprendere al lettore che nella vita sono le nostre scelte – le cosiddette sliding doors – a determinare un finale diverso al nostro futuro in base anche a chi scegliamo di essere e con quali persone decidiamo di restare.
Ollerongis in questo caso crea due porte temporali: nella prima ha la possibilità di conoscere una nuova ragazza e di proseguire la frequentazione con lei aprendosi a nuovi scenari, nella seconda porta invece si volta al passato dando una seconda possibilità alla sua ex Greta.
Quale delle due avrà scelto lo scrittore? Non ti resta che leggere il libro e scoprirlo!
Il molo audace: una leggenda triestina
Mattia Ollerongis è triestino e in uno dei capitoli del suo libro parla di uno dei luoghi più suggestivi e intriganti della città: il Molo Audace. Si tratta di una passerella sul mare lunga oltre 200 metri, dove puoi respirare l’aria del mare e ti puoi lasciare incantare dai tramonti e dalle albe sfidando magari la bora. In realtà è proprio la nascita di questo molo a renderlo un posto magnifico: un luogo nato dal relitto di una nave affondata in porto, i cui resti invece di essere rimossi sono stati utilizzati per creare qualcosa di bello.
L’autore racconta questo fatto accaduto per decidere cosa fare del proprio futuro: ci fa capire che sono gli errori e le delusioni a darci la spinta per ritrovare noi stessi e qualcosa di bello all’orizzonte.
«Se quella nave non fosse affondata, ora noi saremmo in mezzo al mare. Questo ti fa capire che un errore del passato può trasformarsi in qualcosa d’incredibile nel presente. Ma è sempre una questione di scelte. »