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Amos Oz, in Soumchi, ci porta in sella alla bicicletta di un ragazzino di soli undici anni, consegnandoci una storia leggera che corre tra una pedalata e un’altra.
Il maestro Amos Oz, con il suo stile fine, in Soumchi ritorna alle origini, compie un salto indietro nel tempo, in quel periodo in cui era scrittore per ragazzi.
Soumchi, undicenne, cresce e pedala in una Gerusalemme occupata dagli inglesi, nel periodo a ridosso del secondo conflitto mondiale. Il piccolo protagonista sogna di fuggire via da Gerusalemme, immagina di farlo in sella alla sua bicicletta. Ma proprio la bicicletta, al centro dei suoi sogni di fuga, è oggetto di scambio. Aldo, un suo amico, lo persuade a scambiarla con un treno in miniatura, così da quel momento una serie di avventure lo travolgerà.
La porta chiusa dinnanzi alla maturità, il suo primo amore, uno zio strampalato, il “clima” di una città orientale che, con i suoi sapori e le sue tradizioni, trasporta il lettore in una realtà dal gusto lontano, sono gli ingredienti di questo gradevole romanzo.
“Tutto è bene quel che finisce bene“, la prima frase dell’ultimo capitolo di Soumchi edito da Feltrinelli. Con cui Amos Oz ci consegna un “romanzetto” che regala emozioni giovani, in giovinezza dove “Tutto è bene quel che finisce bene”.
Amos Oz è nato a Gerusalemme il 4 maggio del 1939, è uno scrittore e saggista, oltre che giornalista e professore di letteratura presso l’Università Ben Gurion del Negev, a Be’er Sheva. Sin dal 1967 è autorevole sostenitore della “soluzione dei due stati” del conflitto arabo-israeliano. Colleziona premi e riconoscimenti internazionali, tra i quali il Premio Primo Levi, il Premio Dan David e una laurea honoris causa dall’Università di Anversa.