Sabriel di Garth Nix è stato una scoperta, inaspettata e molto piacevole. Si tratta del primo capitolo di quella che Fazi editore ci anticipa essere una trilogia, la trilogia del Vecchio Regno, pubblicato per la prima volta in lingua originale nel 1995. A questo proposito, ti avviso subito che l’uscita del secondo volume, Lirael, è prevista per il 7 marzo.
Si tratta di un fantasy molto particolare, che alterna un’ambientazione medievale con una più moderna, attraverso un espediente veramente interessante. Per certi versi, è quasi come leggere l’avventura di un’abitante del nostro mondo improvvisamente catapultata nel Vecchio Regno. Così facendo, Garth Nix permette al lettore d’immedesimarsi nei suoi personaggi e vivere ancora più pienamente l’avventura.
Tutto ha inizio…
…la notte in cui il padre di Sabriel non rispetta il loro appuntamento e non si presenta per insegnare alla ragazza la magia e i doveri del negromante, o meglio, dell’accezione che prende per loro questo termine. Al suo posto, invece, si presenta una creatura oscura, che cammina sul fiume della Morte, e che porta con sé le campane e la spada che da sempre sono stati gli strumenti del mestiere dell’uomo.
Basta un istante, uno sguardo a quegli oggetti, perchè la giovane capisca che la sua vita ad Ancelstierre, nelle terre protette dal Muro, è finita. Niente diploma, niente università, o almeno non nell’immediato futuro. L’unico pensiero che le riempie la mente, e il cuore, è ritrovare suo padre. Perchè se il suo spirito è riuscito a parlarle, significa che non è ancora morto.
A Sabriel, quindi, non rimane altro da fare che preparare lo zaino e viaggiare fino al Muro, per varcare il confine con il Vecchio Regno, il luogo in cui è nata, una terra in cui la magia regna sovrana e i morti, a volte, camminano sulla terra ben prima della venuta delle tenebre. Sarà qui che dovrà mettere alla prova le sue conoscenze, che dovrà farsi carico di un’eredità molto più grande di quello che si sarebbe mai aspettata.
Perchè Abhorsen, forse, non è semplicemente il nome di suo padre.
Sabriel di Garth Nix: la mia recensione
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi dalla lettura di questo romanzo di Garth Nix, ma di certo non un viaggio simile. Sabriel mi ha spiazzata, con la sua ambientazione ambivalente e la sua protagonista ironica, dolce e ingenua al punto giusto. Mi aspettavo il mondo medievale del prologo, con spade, viandanti e tende piantate velocemente sotto la pioggia battente, ed ecco che il primo capitolo, invece, è ambientato in una scuola che poco ha da invidiare a quelle moderne. Certo, niente cellulari, ma con macchine e aeroplani! Forse anche per questo, poi, il paesaggio al di là del Muro è ancora più straniante.
Le descrizioni di Garth Nix sono davvero magistrali. Ogni volta che la Sabriel evocava un simbolo magico, quasi mi sembrava quasi di vederlo rispendere nell’aria, di partecipare allo sforzo della giovane per collaborare con gli elementi o per convincere ogni segno a fare il proprio dovere. Le particolarità degli incantesimi, la specificità di tutte le creature magiche che compaiono nella storia, rendono impossibile non comprendere come mai si tratti di un autore fondatore del genere fantasy.
Interessante è anche il modo in cui la trama viene strutturata e distribuita: piuttosto che cercare di spiegare ogni singolo aspetto della vita e dalla magia dell’Antico Regno, Garth Nix ha scelto degli elementi specifici attorno a cui concentrare la storia, lasciando le giuste incognite per i futuri volumi. In questo modo, non solo è riuscito a dare un senso di chiusura a questo primo capitolo, ma ha creato aspettativa intorno a Lirael, che promette d’indagare proprio quegli aspetti ancora sconosciuti. Da parte mia, non vedo l’ora di leggerlo.
Credo che Sabriel incarni la mia protagonista ideale: non è né la più forte, né l’ultima arrivata. Si è sempre impegnata nelle lezioni, imparando tutto ciò che il padre e i professori le hanno insegnato, salvo poi rendersi conto, lei per prima, che quelle conoscenze altro non sono che la superficie. Tuttavia, invece di abbattersi o appoggiarsi completamente sul suo compagno magico – perchè, nonostante il suo sarcasmo ricorrente, questo è essenzialmente il ruolo di Mogget – cerca soluzioni alternative e migliora di pagina in pagina.
Il vero cambiamento, però, è quello di Touchstone. A essere sincera, mi aspettavo che fosse molto più incisivo sin dall’inizio; meno servile e più guerriero (e sono molto contenta che anche Sabriel non abbia particolarmente apprezzato il suo essere così remissivo). Man mano che la vicenda prosegue, però, vengono rese note le ragioni di questo atteggiamento e lui stesso combatte con le unghie e con i denti per superare i suoi blocchi.
La cover è davvero bella, elegante, con il dorato che risalta sullo sfondo nero, e molto coerente con lo stile grafico del romanzo. È la porta perfetta per un mondo magico, in cui poteri antichi incutono terrore, in cui i morti regnano sui vivi e dove sole, acqua e il suono delle campane paiono essere gli unici mezzi per sopravvivere.
Per concludere, ho trovato Sabriel di Garth Nix un fantasy davvero molto bello. Ricco, interessante, con un mondo costruito con una bravura lampante e rara. Non c’è nulla di scontato, anche le prove canoniche assumono sfumature nuove ed emozionanti. L’avventura perfetta per gli amanti della magia, delle spade e di personaggi che con coraggio e un briciolo d’incoscienza cercano di rimettere in sesto un mondo allo sbando.
Non vedo l’ora di scoprire cos’ha in serbo per noi Lirael. E sono molto tentata di andare a cercare, nel frattempo, una tunica azzurra ricamata con chiavi d’argento.