Vorrei partire dalla fine, dalle ultime pagine di Oltre l’abisso, il romanzo di Elisabetta Tagliati uscito nel 2020 con una nuova edizione, per andare dritto al dunque del mio lungo percorso di lettura che mi ha legato e tenuto stretto alle vicende di Bethel, Vessagh e Makena, i protagonisti, per due mesi abbondanti.
Dalla fine perché ho molto apprezzato la scelta dell’autrice di aggiungere, dopo la chiusura del romanzo, delle pagine in cui, dimostrando piena sintonia con il lettore, racconta la nascita di tutta la storia, identifica i luoghi reali in cui essa si sviluppa creando così un commiato dal libro piacevole. È stato come, secondo la mia esperienza, stringerle la mano per ringraziarla delle tante ore spese insieme tra le pagine del suo libro. Chissà che questa sensazione non possa essere reciproca, e anche per l’autrice, non sia valsa questa idea del salutarsi con gratitudine e riconoscenza.
OLTRE L’ABISSO: RECENSIONE
Ovviamente Oltre l’abisso non si riduce a quella postilla che tanto mi ha entusiasmato, ma, nelle sue più di trecento pagine, è un romanzo caratterizzato da una storia sostanziosa che si regge sul grande tema dell’amore. L’amore che condiziona la vita, anzi, in questo caso più vite, e che spinge l’anima a elevarsi fino a raggiungere il vertice delle possibilità umane, del benessere e della simbiosi con la terra, con la natura.
Sì perché l’ambientazione e la caratterizzazione hanno un deciso sapore mistico: personaggi celtici, druidi, pratiche oniriche, clan, feste e rituali che trascinano il lettore in un mondo che va oltre la dimensione corporea e si incaglia sui sentimenti veri. Oltre l’abisso sfonda le porte del cuore e tira dritto all’anima.
La Tagliati dichiara che il primo capitolo, quello che da il via a tutta la vicenda, è nato da un sogno realmente fatto, e questo mi affascina in modo particolare. Vuoi per l’entità stessa del sogno, che messo al confronto dei miei appare come un capolavoro da premio Oscar, vuoi anche per la capacità dell’autrice di trasformarlo in un racconto ben scritto che assolutamente coinvolge il lettore dall’inizio alla fine.
In effetti il primo capitolo di Oltre l’abisso appare come un buonissimo racconto, che ha un inizio e una fine, in cui si sviluppano tutti gli elementi necessari di questa tecnica di scrittura: un incipit, uno svolgimento, qualcosa che accade e che lascia il lettore in bilico e un gradito colpo di scena finale, che in realtà, pur sembrando autoconclusivo, è quello che apre le finestre a tutto il romanzo che verrà. Brava.
Mi ha lasciato a bocca aperta la minuziosità delle descrizioni, in particolare l’arrovellarsi tra le emozioni, le sensazioni e gli stati d’animo dei personaggi, e questo, rende ancora più giustizia all’autrice per la sua destrezza nel trasformare in parole un sogno fatto. Però, e qui chiedo perdono all’autrice per la mia sensazione che scredita il complimento appena fatto, forse è proprio questa descrizione maniacale che rischia di essere allo stesso tempo il pregio e il difetto del romanzo.
Mi spiego: Oltre l’abisso è molto ben scritto. Dimostra ampiamente le abilità tecniche della Tagliati, ma allo stesso tempo risulta molto arcaico. La lettura necessita di una concentrazione particolare, se davvero si vogliono vivere le esperienze dei protagonisti, e spesso, è come se la penna dell’autrice si specchiasse nella sua capacità. Per farla breve io avrei filtrato un po’ le parole, come si fa con la spremuta nel colino quando non si vogliono sentire i pezzettini del frutto sotto i denti.
Ribadisco che è solo un mio parere personale, frutto del mio gusto più essenziale, per altro consapevole del fatto che probabilmente, il genere il cui è inserito questo romanzo, richiede un linguaggio così pieno di merletti e ricami.
OLTRE L’ABISSO: RIFLESSIONI
Essendo questa una recensione, caro iCrewer, ti invito a curiosare la trama nella segnalazione che già abbiamo fatto in precedenza, e mi prendo ancora qualche riga per condividere con te, e con l’autrice che non vedo l’ora di intervistare, le sensazioni e le riflessioni che mi hanno travolto durante la lettura.
Come detto, il tema portante di Oltre l’abisso è l’amore, il nocciolo di tutta lo storia, spogliata dell’ambientazione celtica è come i sentimenti condizionano la nostra vita.
In particolare mi ha molto colpito, facendo tornare alla mia mente esperienze del passato, come la protagonista, Bethel, sia in grado di vivere una storia d’amore di quelle che in molti di noi sognano e idealizzano, con il druido, e allo stesso tempo provare un amore pulito e vero per l’altro uomo terreno della sua vita. Non voglio assolutamente finire nello spoiler, ma la domanda che mi sono posto più volte è stata: si possono amare due persone contemporaneamente? O è semplicemente il senso di colpa per il dolore causato a chi ci ama una volta che lo lasciamo, a spingerci a sentire ancora affetti speciali per lui?
Domande difficili, che come detto mi han fatto tornare indietro nel tempo di tanti anni, a quando il mio percorso mi ha messo in una condizione simile. Questa empatia, questa possibilità di riconoscersi nei personaggi è chiaramente merito dell’autrice e va tutta a favore del suo lavoro, sulla strada che porta al giudizio finale positivo.
CONCLUSIONE
Quindi, in attesa di poter condividere con la Tagliati queste riflessioni su Oltre l’abisso e sulla vita in generale, non posso che confermare che questo romanzo merita di essere letto. Letto con un approccio al bello, all’amore e a tutto ciò che lo circonda, all’innaturale e all’estetica. Un romanzo che in molti suoi aspetti e in molti suoi pensieri mette il lettore davanti allo specchio e lo invita a riflettere sui sentimenti, sul capirli davvero senza tradirsi e senza prendersi in giro.
Forse una lettura più adatta al pubblico femminile, anche se confido nel fatto che un parere maschile, in questo caso il mio, possa essere ben accettato da autrice e lettore.
P.S, per chi lo avesse letto: io sto con Makena tutta la vita!