L’odore, buono o cattivo, come simbolo di differenza, di separazione, un gioco di “forza” dove l’odore che sarà in grado di resistere vincerà sugli altri.
La posizione che ricopre Madame, manager di una grande azienda, “impone” distanza tra lei e i suoi funzionari, perché la rispettino e la temano; per questo ha bisogno che una “comune mortale” abbia il ruolo di intermediario tra lei e il suo staff. “Le prometto di diventare in quest’azienda i suoi occhi onnipresenti e le sue orecchie onniscienti” questo fu il “giuramento” della sua assistente il primo giorno di lavoro.
Un “odore” è protagonista della storia, un odore dilagante, talmente forte da creare allergie, licenziamenti, un odore nauseabondo che solo Madame e la sua segretaria non sentono.
Con “decreti impositivi” l’assistente di Madame, incaricata di risolvere il problema, fa di tutto per venirne a capo, ma l’odore permane, anzi aumenta, dilaga e la notizia arriva anche sui giornali, fino a compromettere anche la produzione. Ma lei come promesso troverà la soluzione di questo caso, o forse farà qualcosa di più.
Gli odori in questa storia sono diversi e contrapposti: l’odore “buono” di chi ha il potere e quello “cattivo” di chi è “sottomesso”. Ma anche l’incapacità di sentire l’odore degli altri, di mettersi nei loro panni, di ascoltarli, soprattutto quando la pensano in modo diverso da noi. L’odore “cattivo” del lavoro fatto male, della corruzione, dell’inganno, e infine l’odore “buono” della rivalsa, che non necessariamente corrisponde con la verità e l’onestà.
Madame rappresenta quelle persone che si mettono su un piedistallo e non ascoltano nessuno, anestetizzati dal profumo del loro potere; mentre la sua segretaria è una donna che quel profumo lo insegue e lo ottiene usando qualsiasi mezzo.
Un racconto breve, davvero originale, cui inizialmente mi sono avvicinata con un po’ di scetticismo, ma che poi mi ha incuriosito e piacevolmente colpito. La scrittura è sobria e scorrevole e il racconto si legge tutto d’un fiato. Le descrizioni sono ridotte, non sappiamo come siano fatti né i personaggi principali né i secondari, ma infondo quello che inseguiamo è quell’odore che non da tregua e per tutta la storia non lascia spazio ad altro senso. Non si sente nulla nè si tocca, si vede poco e non si assapora: per una volta ci lasciamo trasportare da un punto di vista diverso quello di uno dei nostri cinque sensi, forse quello meno usato nella scrittura, ma che in questa storia è protagonista assoluto.
L’autrice Amal Bouchareb è nata nel 1984 a Damasco in Siria, vive a Torino da 2014; nella postfazione lei stessa racconta come è nata la collaborazione con la casa editrice del libro “Buendia Books” e l’idea di adattare il testo in italiano di questo racconto che ha vinto il Premio FELIV nel 2008. Un lavoro che ha deciso di fare perché l'”Odore” è una storia che parla di un’esperienza sensoriale che tutti possono fare al di là della loro provenienza.
Un’idea che ho apprezzato molto e che spero si ripeterà.
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