Sarò sincera, la lettura di Nuvole al tramonto di Domenico Corna – pubblicato dalla casa editrice Robin – è stata abbastanza ostica per me. So che si tratta di un inizio molto meno diplomatico del solito, ma non sono riuscita a trovare parole diverse – e non mi sembrava il caso ti tirarla lunga un paio di paragrafi – per dire che la mia esperienza con quest’opera sia stata alquanto complessa.
Fermo restando che si tratta sempre di opinioni personali – che grazie all’articolo 21 della Costituzione possiamo liberamente esprimere – in questo caso la mia è abbastanza… combattuta? Da una parte, ho trovato interessante l’idea e il modo in cui l’autore ha strutturato la trama, ma d’altro canto, ho percepito anche molte note stonate. È il caso, però di fare un passo indietro e parlare della storia, prima di scendere nelle specifiche del romanzo.
Tutto ha inizio quando Martina riprende consapevolezza di sé e si rende conto di trovarsi in un prato, in montagna, a guardare le nuvole. Nuvole bianche e vaporose che viaggiano per il cielo azzurro. Ma com’è arrivata lì? E dov’è lì? Il modo per scoprirlo è soltanto uno: radunare i pensieri, alzarsi e cominciare a camminare. E così fa, fino a quando non giunge a una casetta, che sembra quasi una baita.
La donna che l’accoglie, Ginetta, pare sapere molto più sul passato di Martina di quanto la giovane stessa riesca a ricordare – è affetta da parziale amnesia – e forse proprio grazie a questa lunga conoscenza, non esita nemmeno un istante, prima di prendere la fanciulla sotto la sua ala protettrice.
Tuttavia, non tutto è come sembra: la magia dei ricordi, la forza della fantasia impregnano l’aria, e Martina si ritroverà inesorabilmente attratta dalle nuvole al tramonto.
Nuvole al tramonto di Domenico Corna: la recensione
Bene, eccoci qui. Siamo arrivati al momento in cui ti racconto cosa ne penso del libro, facendo voto di fiducia sul fatto che tu tenga sempre ben a mente che si tratta di un’esperienza personale, e che il mio parare riflette quello che io ho sperimentato, ma non si tratta di un giudizio assoluto (e per fortuna, altrimenti il mondo sarebbe un posto assolutamente monotono e noioso).
Tutta questa premessa, forse l’avrai intuito, è legata al fatto che la lettura del libro di Domenico Corna non è stata poi così piacevole, per quanto mi rincresca dirlo – o scriverlo. Rimango coerente a quanto affermano nell’introduzione: la trama è interessante, alcuni degli stratagemmi narrativi non sono niente male, ma nel complesso? Mi ha lasciata molto perplessa.
Partendo dagli aspetti positivi, ho apprezzato il modo in cui Martina riscopre se stessa poco alla volta, insieme al lettore e come tutto il processo sia guidato da queste entità magico-fantastiche: le nuvole al tramonto. Non è il solito ragazza-che-si-sveglia-e-all’improvviso-ha-poteri-magigi, ma si tratta di una forza che era da sempre nascosta in lei, sepolta in profondità da anni passati a cercare di essere conforme alla massa. La fantasia è la caratteristica principale di Martina, quel pizzico di unicità che le permette di lasciare che i pensieri prendano il volo e la portino lontano.
Quanto allo stile con cui Domenico Corna racconta la vicenda, putroppo in alcuni casi non l’ho trovato così a fuoco. Ho trovato interessante il modo in cui Domenico Corna ha narrato gli avvenimenti “in piazza”, mi è sembrata una planata lenta e dolce, che concede il tempo di osservare ciò che sta intorno e carpire mille storie, però, allo stesso tempo, mi è sembrata troppo generale.
Se stiamo parlando di Martina e del suo passato, è davvero necessario soffermarsi su così tanti altri ritratti dettagliati? E perché al ragazzo che le sta affianco per tutti quegli anni viene riservato lo stesso spazio che a figure passeggere? Non dovrebbe avere maggior rilievo, visto che sta con la protagonista praticamente fino alla fine?
E poi c’è l’artificio narrativo dell’amnesia, che però non è totale ma riguarda soltanto gli anni della giovinezza. Perchè, a questo punto, non lasciare che sia la prima interazione della ragazza con le nuvole al tramonto a svelarle realmente chi è? Non so, mi è sembrata un’occasione persa. Purtroppo, poi, ci sono anche improprietà di linguaggio, alcune credo siano sviste, altre, come “Lunghe passeggiate notturne in macchina“, sono un attimo più difficili da tralasciare. Mi ha innervosito anche fatto di non avere una scansione precisa del tempo: quanto tempo trascorre Martina in piazza? E quanto nella prateria? Quanti anni ha quando scopre la verità?
In compenso, la crescita del personaggio è chiara e ben costruita. Quando Martina ha ricordato tutto il suo passato, si ritrova già a una buona distanza dal punto di partenza. Domenico Corna è riuscito a non rendere questo passaggio brusco o sconvolgente, anzi. È sembrato molto naturale e coerente con il carattere della ragazza: forte, ma a tratti stanca; bisognosa di una spintarella per partire, ma indomita dopo il primo passo.
Anche per questo ho trovato un po’ stonato il comportamento di Ginetta ed Edi: che senso ha continuare a ripeterle che non è quella di un tempo? Per forza è diversa, si è dimenticata metà della sua vita! Serviva continuare a drilo, ancora e ancora, guardandola sconsolati?
La cover è molto carina, rilassante e suggestiva.
Nel complesso, credo che Nuvole al tramonto di Domenico Corna abbia bisogno di ancora un po’ di rifinitura; la storia mi ha dato l’impressione di aver voluto toccare troppi temi, condensare troppi fatti in una trama che non aveva tutto questo spazio di manovra, prima di andare fuori rotta. Ovviamente, è un mio pensiero personale.