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Cari Icrewers siamo in presenza di una storia d’amore colma di tanto dolore, ma anche di speranza e di resilienza.
Per me non è stato facile recensirlo, ma ho voluto farlo ugualmente.
Non mi ha sorpreso la trama, non credo però riuscirò a rileggerlo come faccio con la maggior parte dei libri, ma è servito per fugare i tanti dubbi che ancora mi portavo dentro.
I protagonisti sono persone vere, la storia è vera, piena di speranza, di amore e di attaccamento alla vita, un inno alla resilienza – questa parola che è entrata ormai nel gergo letterario e che vuole indicare la capacità dell’individuo a vedere i cambiamenti come una sfida ed opportunità, piuttosto che come una minaccia – di fronte a sconfitte e frustrazioni è capace di non perdere comunque la speranza.
Con questo libro autobiografico Alessandro Milan,
giornalista da quasi venti anni a Radio24, dove conduce programmi di approfondimento, cerca di diffondere la cultura della resilienza; un’analisi puntuale e precisa di ciò che si dovrebbe fare nel momento in cui si apprende che la persona che ami ha il destino segnato.
“Tutto comincia alle sei di mattina, in radio, dove due giornalisti assonnati si danno il turno. Lui sta cercando di svegliarsi con un caffè, lei sta correndo a casa dopo aver lavorato tutta la notte. E succede che nella fretta i due scambiano per errore i loro cellulari. Si rivedono qualche ora più tardi e da un dialogo quasi surreale nasce un invito al cinema, poi a una mostra, un aperitivo, una gita in montagna.”
E’ proprio lì che ha conosciuto la donna della sua vita, Francesca Del Rosso detta Wondy da Wonder Woman, sempre allegra, sempre in movimento, una peperina bionda con gli occhi blu.
Non è un libro facile, ma le parole scorrono e se talvolta scappa la lacrima lasciala scorrere servirà a lavare il dolore che ti prende per la sorte di Wondy, per i suoi figli, per lui, Alessandro, che combatte strenuamente per mantenere intatta la famiglia; magari rivivendo i propri distacchi (come è capitato a me) accarezzandone il ricordo senza più dolore, sapendo che si è fatto tutto il possibile.
“La commozione è passata, si riprende il cammino. Sento che siamo ancora in quattro, in un certo senso. Cinque, se mettiamo la nostra gattina Zen. Ma il senso di vuoto, il suo peso specifico, talvolta è insopportabile. È come svegliarsi e scoprire di non avere più un braccio. Non c’è bisogno di guardarsi allo specchio per accorgersi che qualcosa non è più come prima.”
Nessun genitore dovrebbe mancare prima dei suoi figli, e nessun figlio merita un dolore simile, ma Alessandro è stato bravo a raccontare ogni cosa senza indorare la pillola, ad aiutare e seguire la moglie nella sua sfida al male oscuro nonostante la stanchezza, la sofferenza, cercando di allontanare il momento della fine assaporando ogni istante, godendo delle piccole gioie. Accettando perfino il “suo manualetto” regolarmente scritto ogni giorno su ciò che si sarebbe dovuto fare una volta che non ci sarebbe stata più.
“Ho avuto una vita piena – mi dicevi in ultimo – ho fatto il lavoro che volevo, ho scritto libri, ho avuto una bella famiglia, ho viaggiato in mezzo mondo. – Però aggiungevi anche che – certo è dura accettare tutto questo. Mi spiace non veder crescere i bambini. Pazienza…”
Poi, al ritorno dal viaggio, scartabellando tra i libri sulla scrivania…un biglietto 28/11/2016 Bonsai per sempre. Amiche per Sempre. Tua agent. Silvia
Ecco vi lascio così, sicura che abbia destato in voi la curiosità di leggere il libro.