Quando ho preso per la prima volta in mano il romanzo di Rossella Postorino, Mi limitavo ad amare te, mai avrei pensato che mi sarebbe entrato così tanto nel cuore. Mi entrato così tanto che ha invaso anche i miei pensieri, ed è riuscito a farmi immaginare le atrocità che i protagonisti hanno dovuto subire durante la guerra di Sarajevo, scoppiata nell’aprile 1992. Eppure quelle immagini le conoscevo, avendole studiate approfonditamente durante gli anni universitari. Ma probabilmente (o quasi sicuramente) è la penna dell’autrice e la storia che raccontato, che mi ha mostrato questo spaccato in maniera per sempre indelebile.
La recensione di Mi limitavo ad amare te di Rossella Postorino
Mi limitavo ad amare te di Rossella Postorino è un romanzo coinvolgente che ci porta nel cuore della guerra e ci racconta la storia di Omar, Nada e Danilo, tre ragazzi legati da eventi tragici e destini intrecciati. Ambientato durante la primavera del 1992 a Sarajevo, il libro dipinge un quadro crudo e toccante della realtà della guerra e delle sue conseguenze sulla vita dei protagonisti.
La trama ci conduce attraverso le prospettive dei tre giovani protagonisti, catturando la loro innocenza perduta e la lotta per sopravvivere in mezzo all’orrore. Omar, con la speranza di riabbracciare sua madre scomparsa a causa della guerra, e Nada, con la sua determinazione e i suoi occhi celesti, si trovano costretti a lasciare la loro terra natale per l’Italia, in cerca di un futuro migliore. Qui incontrano Danilo, un ragazzo con una famiglia stabile che si impegna a proteggerli e che cambierà per sempre le loro vite.
La scrittura di Rossella Postorino è intensa e coinvolgente, e trasmette con maestria le emozioni e le sfumature di ogni personaggio. Attraverso il suo stile narrativo delicato, l’autrice ci fa immergere completamente nel mondo dei protagonisti, facendoci sentire il loro dolore, le loro paure e le loro speranze.
Una storia reale
La storia, basata su fatti realmente accaduti, è di grande intensità emotiva e commovente. Viene narrata con una prosa talvolta aspra che mostra le ferite che la guerra provoca, oltre alle conseguenze dell’assenza affettiva dei genitori. Queste ferite, nel corso degli anni, non hanno mai trovato rimedio e ciascuno dei tre personaggi ritorna costantemente all’infanzia mancata che li ha segnati in modo indelebile, ai drammi per i quali non esiste una conclusione felice.
Uno degli aspetti più forti del libro è la rappresentazione realistica della guerra e delle sue conseguenze. Rossella Postorino non risparmia al lettore la brutalità e la violenza che caratterizzano un conflitto armato, ma allo stesso tempo trasmette un messaggio di resilienza e speranza. Il modo in cui i personaggi affrontano le avversità e trovano la forza di amare nonostante tutto è un tema centrale nel romanzo e offre una potente riflessione sulla natura umana e sulla capacità di resistere.
Mi limitavo ad amare te è un romanzo di formazione che affronta tematiche profonde come la perdita, la lealtà, il tradimento e il significato della vita. La storia di Omar, Nada e Danilo ci ricorda l’importanza dei legami umani e della solidarietà, anche in situazioni estreme.
Una curiosità sul romanzo della Postorino
Mi limitavo ad amare te è un verso della poesia di Izet Sarajlic, un poeta bosniaco che rimase a Sarajevo durante la guerra. E questo verso è ricordato in un brano del libro “che richiama una delle scene d’amore più belle che abbia mai letto”, dice Anna Mallamo.
“Un libro il cui titolo è un omaggio ad un altro poeta, trovo che sia un atto di estrema generosità da parte di un autore, il titolo è il segno più forte di una narrazione. Rosella ha scelto il verso di un poeta, di un altro potente cercatore di bellezza”. E ricorda la scena del libro. Cosa facevi tu mentre accadeva la storia? Mi limitavo ad amare te e questa ultima parte del verso è pronunciata dal personaggio quando l’altro si è già allontanato. Una scena potentissima, perché manca il sincrono dell’amore, lui non l’ha detto a lei, l’ha detto al cielo o non si sa a chi. Il romanzo è pieno di bellezza e di queste asincronie”.
Ed ecco qui la poesia:
Passeggio per la città della nostra gioventù
e cerco la strada per il mio nome.Le strade grandi, rumorose –
le lascio ai grandi della storia.Cosa facevo io mentre durava la storia?
Mi limitavo ad amare te.Cerco una strada piccola, semplice, quotidiana,
dove, senza dare nell’occhio al mondo,
possiamo passeggiare anche dopo morti.All’inizio essa non deve avere molto verde,
neppure i suoi uccelli.
È importante che in essa, sfuggendo alla persecuzione,
possano sempre trovare rifugio sia l’uomo che il cane.Sarebbe bello se fosse lastricata,
ma, in fondo, neppure questa è la cosa più importante.La cosa più importante è questa
che nella strada col mio nome
mai a nessuno tocchi una disgrazia.