La nascita del Fascismo visto con gli occhi di Mussolini…
Lo ammetto, l’approccio a questo romanzo non è stato facile. Probabilmente non ero psicologicamente pronta a bermi tutto d’un fiato 800 pagine di storia. Avrei voluto specificare di “storia vera”, ma le controversie intorno a quest’opera hanno in qualche modo, cambiato la prospettiva della lettura e della veridicità del testo, pertanto, senza farmi troppe domande, ho preferito accreditare all’autore l’impegno di un’immane ricerca storica a cui va certamente un plauso non indifferente.
Ci sono voluti cinque anni per scriverlo, analizzare documenti, verbali, raccogliere notizie assemblare i pezzi di un momento storico che ha segnato la vita politica dell’Italia dal 1919 al 1924 con la nascita del Fascismo. Un’opera importante, senza dubbio, ma per quanto Scurati abbia voluto dare al libro un’impostazione romanzata sottolineandone così la facilità di lettura e di comprensione, a mio modesto parere, siamo davanti ad un vero e proprio trattato storico minuziosamente documentato, preciso nei riferimenti temporali, impreziosito, alla fine di ogni capitolo, dallo sguardo critico dell’autore.
Il titolo non lascia dubbi sulle intenzioni, con una lente d’ingrandimento, l’avvento del Fascismo viene raccontato, sezionato, dalla fondazioni dei Fasci alla creazione del partito fino alla salita al potere del dittatore e la sua apparente caduta dopo la morte di Matteotti. Anzi a farlo è lo stesso Mussolini, protagonista assoluto, vero capobranco di “derelitti e deliranti, di un popolo di reduci, umanità di superstiti e di avanzi da galera”.
La sua è la voce imperiosa dietro le quinte, parla di se, ambizioso, libertino, lo sguardo attento di chi ha compreso che la violenza è un buon modo per disciplinare le masse, ma soprattutto di indossare il vestito del taumaturgico in grado di difendere, tutelate l’onore di una nazione. In qualche modo lo scrittore ci riporta alla visione di un uomo sempre in bilico tra l’estremo irrazionale e l’uomo che tradisce la sua vera natura, figlio di gente comune contaminato da dubbi e incertezze.
Le multiple personalità di Mussolini si sviscerano istrionicamente, si adeguano al momento, lo fa con tutti, con la Sarfatti, D’Annunzio, Balbo, Giolitti, Matteotti e tutte quelli che ruotano come satelliti impazziti intorno alla sua figura, figli di un Italia caduta in ginocchio attraverso i quali tutto viene accettato purchè si raggiunga il fine sperato. e si conceda la giusta ricompensa ai sacrifici degli “oppressi vendicatori”.
“Che cosa meravigliosa il panico, questa levatrice della Storia! Odio in cambio di Paura! I nuovi fascisti sono tutti uomini che fino a ieri vivevano di paura, mangiava paura, beveva paura. Dei Piccoli borghesi odiatori: di questo sarà formato il nuovo esercito. I ceti medi declassati, I travet che più di altra cosa si sentono insultati dalle scarpe nuove della figlia del contadino, tutti pronti a baciare le scarpe di qualsiasi nuovo padrone purche ci sia qualcosa da calpestare!”.
E’ indubbio, c’è tanto lavoro dietro la stesura di M il figlio del secolo. Scurati da docente di letteratura e di scrittura narrativa, sfodera, presuntuosa, una dialettica accesa, articolata, alza il volume della violenza quando il caso lo richiede, descrive bene le personalità quasi a giustificare o quanto meno, anticipare le azioni più ovvie anche se dettate da una straripante desiderio di onnipotenza, riconosce gli stati d’animo, li accentua, insinuandosi con riflessioni personali, in questo, ammetto è molto bravo.
Senza andare oltre, il testo è un immensa fucina di informazioni, a volte eccessive, la scrittura tuttavia, in alcuni momenti perde di leggerezza, soprattutto nella prima parte, in ogni caso, non v’è dubbio che un testo del genere andrebbe letto con attenzione, e magari, dirò di più, anche riletto, come i testi d’esame, per vivere e apprendere meglio la realtà storica. Ad un attenta analisi informativa ma soprattutto formativa, lo inserirei in un programma di letture didattiche, in fondo, Scurati, con M, e lo ha sottolineato anche dopo la vittoria al Premio Strega, ha voluto dare del Fascismo la versione quanto più vicina alla realtà, “dove d’inventato non c’è nulla,” del quale dobbiamo capire le dinamiche e, proprio per questo, da rifuggere.
Raccontare il fascismo, per la prima volta in un romanzo, attraverso i fascisti e senza pregiudiziali ideologiche, è il mio contributo alla rifondazione dell’antifascismo”