Con il nuovo giallo di Martin Walker torna il commissario Courrèges, amante del buon cibo, di vini pregiati e di casi tanto affascinanti quanto intricati
Chi già conosce Walker e ha avuto modo di incontrare Bruno Courrèges in un’altra avventura, L’ultimo segreto dei Templari riuscirà a soddisfare la voglia di risolvere un nuovo mistero al fianco di un investigatore sui generis. Chi, invece, ancora non conosce lo scrittore scozzese, con questo libro potrà non solo passare una piacevole giornata sotto l’ombrellone, ma anche lasciarsi affascinare dai luoghi magici della Dordogna, dalla particolare storia di quella parte di Francia, dall’arte preistorica e da un caso molto molto intricato.
Vediamo la trama
Nel cuore della Dordogna, nel Sud della Francia, il corpo di una donna viene trovato ai piedi di un’antica roccaforte templare, lo Château de Commarque. La vittima ha il collo spezzato, non ha documenti né segni distintivi, ma accanto a lei viene rinvenuta una scritta che sembra essere un messaggio in codice: è stata una caduta accidentale o è stata spinta? Lo Château de Commarque è uno dei pochi siti templari in Francia a non essere mai stato associato al loro famoso tesoro. Finché un giornalista locale pubblica una storia sensazionale sulla morte della donna che porta alla ribalta il castello e le caverne che lo circondano. Le indagini spettano al commissario Bruno Courrèges, capo della polizia locale, affiancato da Amélie, una giovane collega di Guadalupa che studierà i suoi metodi investigativi e lo aggiornerà sulle tecniche più moderne. Ma hanno poco tempo, perché viene scoperto un secondo cadavere: un archeologo che stava esaminando la zona alla ricerca di un antico manufatto religioso. Il ritrovamento, di portata eccezionale, causerebbe pericolosi sconvolgimenti in tutto il Medio Oriente, oltre a travolgere la cittadina di Saint-Denis, più abituata a godersi i piaceri della tavola che a stare sotto i riflettori. Solo un coordinamento molto stretto fra i metodi di indagine di Bruno e di Amélie potrà impedire una catastrofe.
C’è poco da fare. Per quanto i thriller possano essere più affascinanti, perché truculenti e dotati di figure singolari di serial killer, i gialli rimangono i miei preferiti. Nei gialli è l’atmosfera che cattura; tutto è a misura d’uomo e sembra familiare, tutti i personaggi si conoscono tra loro, interagiscono, dando vita a infinite dinamiche diverse. I gialli sono più interessanti, perché non si limitano a risolvere un delitto e a indagare su un omicidio, ma approfondiscono anche le relazioni tra persone, tra personaggi, magari anche secondari e poco rilevanti. Con un giallo in mano ci sentiamo a casa, accolti, parte integrante della storia. Non c’è solo un detective che investiga, ci siamo anche noi al suo fianco. Anche L’ultimo segreto dei Templari non fa eccezione. Bruno Courrèges è una figura a cui ci si affeziona fin dalle prime righe, che descrivono la sua routine giornaliera: sveglia alle sei, dare da mangiare alle galline e al fidato basset hound Balzac, annaffiare l’orto, un uovo alla coque come colazione con il notiziario di sottofondo e via, al commissariato. A differenza di altri protagonisti di gialli o thriller, il nostro eroe non è una figura tormentata. Certo, ha avuto i suoi alti e bassi, ha dovuto affrontare delusioni d’amore e continua ad avere tanti rimpianti di cose non fatte o cose non dette, ma, a parte questo, è un uomo semplice e tranquillo, che ama mangiare, gustare un buon vino, leggere riviste d’arte, passare piacevoli serate in compagnia degli amici o fare una bella passeggiata a cavallo. Bruno ama la sua terra e i suoi abitanti, che conosce a fondo. E’ un uomo curioso, che ama stare con le persone e parlare con loro, una sorta di Miss Marple, anche se molto meno pettegolo. Nonostante sia una figura così normale, Courrèges non è né banale né tanto meno noioso; è un uomo che si accontenta di poco, che conduce una vita semplice e ama circondarsi dei piccoli piaceri della vita, ma è anche un uomo estremamente acuto e attento, a tratti sensibile, a cui non sfugge niente.
In questo romanzo, al suo fianco, troviamo anche Amélie, una giovane collega del Ministero della Giustizia. Il feeling tra i due forse non è proprio immediato, ma ci mette molto poco a svilupparsi. Amélie è una donna decisa, sicura di sé, dedita al suo lavoro e molto più moderna rispetto al commissario. Usa i social senza alcuna difficoltà, trova informazioni preziose in pochi millisecondi e ha contatti e amici in tutto il mondo. E’ abituata a vivere in una grande città, a un certo stile di vita, molto più frenetico rispetto a quello che può trovare a Saint-Denis. Eppure, non ci mette molto per conquistarsi sia la fiducia di Bruno sia quella di tutti gli altri abitanti del paese.
Oltre ai personaggi, che comunque sono decisivi per rendere così piacevole il romanzo, quel che colpisce è anche la complessità della storia. Walker fa un’analisi a tutto tondo di quella parte di Francia, così come della società di oggi: affronta la burocrazia francese, non esente da complicanze inutili, racconta scoperte archeologiche, parla dei problemi che i piccoli paesi, più isolati, si trovano a dover affrontare, della radicalizzazione nelle prigioni e di tanto altro. Gli omicidi sono un pretesto, una cornice, per poter spaziare e andare ad analizzare l’ossatura del mondo moderno. A tutto questo si vanno ad aggiungere due delitti particolari, di difficile soluzione: non si sa se siano stati incidenti o omicidi né si capisce il significato della scritta “IFTI”, lasciata dalla prima vittima. L’ombra dei Templari incombe su di noi fin dalle prime pagine, ma si dovrà aspettare la fine del libro per riuscire a rispondere a tutte le nostre domande e soprattutto a quella fondamentale: cosa c’entrano i Templari? Qual è questo “ultimo segreto” che li riguarda?
In conclusione,
il romanzo di Martin Walker è un giallo da leggersi con calma, da godersi fino in fondo, per andare a sbrogliare, insieme al commissario, un caso tutt’altro che limpido. Più che consigliato!