Un racconto tratto dalla storia divenuta leggenda. Dalla penna fantasiosa di due autori, Nero e Milla, ad un lettore amante della storia, con contorno di fantasia.
Il sangue, le battaglie, gli onori e l’amor vi canto, parafrasando il Ludovico Ariosto dell’Orlando Furioso, potrebbe così cominciare questo lungo racconto scritto a due mani da Nero & Milla, [amazon_textlink asin=’8831987135′ text=’L’ultima notte di Dragut’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’7b462ee3-d83a-11e8-81a5-899b3dda9700′].
Il racconto ruota intorno alla figura leggendaria di Turgut Rais Alì, detto Dragut, corsaro ottomano del XVI secolo che, grazie alla sua abilità marinaresca e bellica, godette del rispetto dell’ammiraglio genovese più famoso, Andrea Doria.
Il pirata, nato da una famiglia di contadini, abilissimo con la spada, fu ben presto notato da un ufficiale turco che lo prese sotto la sua protezione e lo iniziò alle arti militari e piratesche, nei secoli in cui le lotte fra cristiani e musulmani e le conseguenti sanguinose razzie, ora da una ora dall’altra parte, conobbero il periodo storico più caldo. Queste notizie però, non sono presenti nel racconto e un lettore poco avvezzo alle vicende di quel tempo, rischia di non capire a quale fase storica si riferiscano, pur essendo riportate nel testo delle incursioni di vari autori: Giacomo Bosio, 1544-1627, Alberto Guglielmotti, 1812-1893, Miguel De Cervantes e altri, i quali hanno scritto a loro volta di Dragut Rais.
Il racconto delle varie battaglie, nel testo, non ha un filo temporale ordinato e vede le varie e numerose incursioni piratesche del protagonista, dove le teste cadono come se piovesse e il sangue scorre a fiumi, in un continuo intreccio di passato prossimo e remoto che può disorientare il lettore.
L’ultima notte di Dragut, detto anche La spada vendicatrice dell’Islam per la spietatezza delle sue azioni in battaglia, mostra un uomo che sente il fiato della morte sul collo, morte predetta da un’indovina e che, nella sua ultima notte da uomo-amante, egli rivela alla sua amata, ambiziosa, spietata e passionale quanto lui: la figlia del sultano Solimano, Mirimah.Soltanto a lei, potenza dell’amore (!) Dragut, svela la sua vera identità e la paura per la predizione di morte.
Attingendo alla realtà storica, gli autori ricamano sul personaggio pensieri e sentimenti che lo rendono più umano di quanto la sua storia personale reale non faccia. Dragut muore nell’assalto di Sant’Elmo, contro i Cavalieri di Malta e il suo ultimo pensiero scivola su Mirimah come il petalo di rosa che lei gli aveva donato, da sotto la sua corazza. A riprova del fatto che anche i duri hanno un cuore.
Il racconto potrebbe risultare avvincente se Nero & Milla, non avessero scelto di disorientare chi legge, con continui salti temporali in avanti e indietro a cui un lettore semplice, (intendendo per semplice chi si approccia alla lettura per puro relax) fra presente e passato, rischia di raccapezzarsi pochino. Inoltre ritengo che, per quanto afflato ci possa essere fra due persone che (mi è parso di capire) vivono insieme, scrivere a due mani non dà un corpus stilistico omogeneo al racconto e lo si rileva in alcuni punti, in particolare nelle pagine che raccontano di Dragut e Mirimah, a mio avviso scritte da mano femminile.