Caro Lettore, oggi ti parlo di questa lettura incredibile sia per la mole che per i contenuti. L’ottava vita di Nino Haratischwili è stato un regalo inaspettato e gradito da parte di una mia amica, che avendolo letto con grande entusiasmo ha deciso di regalarmelo.
Avere tra le mani quel librone mi ha resa felice e soprattutto ero impaziente e speranzosa di provare, leggendo, il suo stesso interesse ed entusiasmo, perché altrimenti sarebbe stato difficile arrivare infondo alle 1027 pagine.
Per questo ho deciso di tenere il libro da parte, fino all’inizio delle vacanze, per potergli dedicare tutto il tempo e l’attenzione necessari.
E ho fatto benissimo! È stato il miglior compagno di viaggio che potessi avere e non vedevo l’ora di aprirlo per poter gustare un nuovo pezzetto di storia.
L’ottava vita
Il romanzo è ambientato in Georgia e a parlare è Niza Jashi.
Il suo racconto per Brilka (nata nel 1993) vuole essere un modo per renderla partecipe della storia della famiglia e di quella del paese. E parte da Stasia e Christine, le prime donne protagoniste di questa saga familiare perfettamente intrecciata con i dolorosi avvenimenti storici del periodo in cui è collocata, ossia dal 1900 al 1993.
Tutto ha inizio o, forse dovremmo dire, tutto finisce quando, dopo la morte del custode della ricetta segreta della cioccolata, che viene affidata a Stasia, ella eredita anche la maledizione purtroppo ad essa collegata.
“…Questa cioccolata può essere consumata solo in piccole quantità, una dose minima di ingredienti può trasformare qualsiasi specialità in un vero godimento, ma in forma pura , in questa forma Stasia, può portare alla sventura.”
Questo è il filo che unisce le donne prescelte per custodire e tramandare la ricetta segreta e ognuna di loro eredita una sorta di talento, che la porterà a soffrire tantissimo in amore e nella vita, fino a quando qualcuna non riuscirà a spezzare quel filo divenuto ormai una catena.
I discendenti del fabbricante di cioccolato sono: Stasia, Christine, Kostja, Kitty, Elene, Daria, Niza, Brilka.
Le storie che più mi sono rimaste impresse sono quelle di Stasia e Kitty.
Stasia amava ballare, ma non è riuscita a realizzare il suo sogno sia per i tempi che correvano: quando lei aveva 17 anni era in corso la prima guerra mondiale. Inoltre, si era innamorata di un ufficiale, che poi la lascia sola con due figli: Kostja e Kitty.
Stasia è una donna sicuramente forte perché non si è arresa fino alla fine, nonostante i tanti accadimenti dolorosi. Lei è rimasta fedele ai suoi principi e al suo modo di essere e ha tentato in tutti i modi di tenere insieme, per quanto le fosse possibile, la famiglia.
Kitty è una donna controversa, non sa bene cosa vuole fare della sua vita, e si lascia trascinare dai desideri altrui. Ma grazie al suo grande talento di cantautrice lascia un segno importante nella storia della sua famiglia e molti dopo di lei ne cercano le tracce.
Gli uomini nel romanzo hanno quasi tutti una connotazione negativa, o sono violenti o comunque non valorizzano le donne che hanno al loro fianco.
Elene e Daria (madre e figlia) hanno un destino comune, quello di essere scelte da Kostja come predilette (Elene è sua figlia). Ma entrambe saranno infelici e nessuno riesce a contrastare il volere di Kostja.
La famiglia Eristavi è legata fin dall’inizio alla famiglia Jashi dalla presenza di Andro, che viene cresciuto da Stasia e Christine, dopo la morte della madre Sopio. Anche i discendenti di Andro non hanno fortuna, anch’essi colpiti dalla maledizione.
Niza e Brilka, zia e nipote sono le uniche donne capaci di ribellarsi al triste destino di questa famiglia, ma Niza ci rinuncia dopo tanti tentativi falliti e Brilka riuscirà a vincere la maledizione? come?
Questo romanzo per me è stato una rivelazione, perché mi è rimasto dentro e penso che i suoi personaggi li ricorderò per molto tempo, come mi era già successo per Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez.
E in effetti, a pensarci bene, Stasia mi ha ricordato un po’ Ursula che fino alla fine, ormai vecchia e cieca, cerca di tenere in piedi la famiglia. Anche in quel caso su tutta la storia aleggia un senso di morte che alla fine colpisce tutti i Buendia, come previsto dalla maledizione.
Vorrei fare i complimenti all’autrice per aver saputo descrivere gli eventi e le situazioni, anche le più drammatiche, con una vividezza incredibile. Credo che in questo sia stato fondamentale il fatto che lei sia una drammaturga e regista teatrale.
Fino a più della metà del libro non riuscivo a staccarmi dalle pagine, poi dalla storia di Daria, così triste e drammatica, e in avanti ho avuto un momento di stanchezza nella lettura ma sul finale, l’autrice ha catturato ancora una volta tutta la mia attenzione e mi sono emozionata.
Il romanzo ha altre due particolarità: una riguarda la storia di Brilka, l’ottava vita che a parte il racconto di Niza è ancora tutta da scrivere, e poi la seconda te la lascio scoprire leggendo, perché è annunciata nel prologo.
Consiglio questo libro agli appassionati di storia perché il dettaglio e l’accuratezza dei particolari rendono il romanzo molto interessante, secondo me, ma anche, per chi come me, non è una grande lettrice di romanzi storici, perché si tratta di una storia indimenticabile.
Come sempre buona lettura!