“Nessuno di noi merita ciò che ci è accaduto, ma questo non significa che lasceremo che il nostro passato macchi il nostro futuro”. Questo è il romanzo Le sorelle di Auschwitz di Shari J.Ryan, ispirato da una storia vera. La storia di due gemelle ebree che vissero durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti sono sopravvissute all’Olocausto e sono state liberate il 27 gennaio 1945, ma furono divise. Le due sorelle non sono a conoscenza di ciò che accade all’altra, ma cosa succederà? Come le ha cambiate l’esperienza nel campo di concentramento?
Scopri, disponibile sul sito ufficiale Newton Compton Editori!
La Recensione di Le Sorelle di Auschwitz
“Perché isolare le persone? Siamo tutti persone, solo persone. Posso pormi questa domanda mille volte al giorno, ma la risposta la conosciamo tutti. E’ perché non apparteniamo alla razza superiore di Hitler. Siamo ebrei ungheresi, non ariani“
È il 1944 e siamo ad Auschwitz. Le protagoniste sono due gemelle Arina e Nora, hanno quindici anni e si trovano strappate dalla loro vita. Come prima cosa, i soldati le smistano e vengono separate per la prima volta nella loro vita, le sorelle non immaginano ancora l’inferno che le aspetta. Il dottor Mengele, in nome di una folle ricerca scientifica, le sottopone a terribili esperimenti. L’Olocausto decima il loro popolo, ma le gemelle inaspettatamente sopravvivono. Dopo la liberazione, Arina arriva negli Stati Uniti, Nora in Francia. La domanda è: si rivedranno mai?
Il romanzo scritto da Shari J. Ryan è composto da 34 capitoli. Il racconto è scorrevole e facile da leggere, nonostante il tema non sia leggero. Lo stile è molto movimentato, infatti, si alternano capitoli che narrano il presente e ciò che successe due anni prima, nel campo di concentramento, fino a ricostruire le loro storie. Essendo che le protagoniste sono state divise, i punti di vista che influiscono sulla narrazione sono due: all’inizio di ogni capitolo troviamo il nome della persona che sta narrando. Predominante è il racconto in prima persona.
La vicenda si svolge in tre luoghi principalmente. Iniziamo da Bougival, in Francia dove sta Nora, una delle due gemelle, specificatamente nello Château du Coeur. Poi passiamo a Chicago, in America dove si trova Arina, l’altra gemella, nell’Amazing Grace Children’s Home. Successivamente, quando raccontano del passato, si definisce bene dove si trovano, nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Parlando del tempo della storia, ci troviamo all’inizio, nel Luglio 1944 e passiamo all’anno 1946, quando le due gemelle hanno superato l’Olocausto vive.
Le due gemelle di quindici anni sono Arina e Nora Tabor. La prima è una ragazza molto fredda per quanto riguarda il presente, non le importa andare contro le regole e soffre molto. “Arina Tabor, (…) figlia di Henrik e Danica Tabor di Debrecen, Ungheria.” Inoltre, viene trasferita molte volte prima di arrivare a Illinois. La sorella Nora la ricorda come una persona amorevole e dolce, che non farebbe soffrire nessuno, preferirebbe stare male lei che far star male. Ma cosa è cambiato? Il dolore l’ha trasformata, lotta contro brutti pensieri che la intenebriscono, ma una persona non si farà fermare da questo, Dale. Questo ragazzo di diciannove anni, lavora nella struttura dove sta Arina e lui le starà accanto, mettendo a rischio la sua posizione lavorativa, è un ragazzo molto dolce che cerca di provare il dolore di Arina ed essere sempre gentile con lei.
Parlando invece di Nora, possiamo dire che lei ha sofferto molto fisicamente, infatti fu schiava degli esperimenti pazzi del dottor Mengele. Lei soffre di balbuzie e il dottore pensava di rimediare, ma le creò altri problemi. Fece due operazioni, la seconda la ostacolò in oltremodo fisicamente, togliendole parte della sensibilità a un arto. Nora non sarà sola nell’affrontare il dolore, infatti Elek, amico che passò come lei l’Olocausto, uscì vivo da quella strage, ma senza un braccio. Nora parla di lei ed Elek così: “Elek e io siamo la prova vivente che le persone possono sopravvivere con pezzi rotti, cuori in frantumi e parti del corpo mancanti. Ma a differenza di me, sembra che lui sia capace di nutrire speranza”.
Il racconto è davvero bello e molte frasi mi hanno toccato in profondità. Parlo con entusiasmo di questo libro perché stato scritto davvero bene e mi sono ritrovata alle lacrime molte volte. Ci sono momenti che anche chi non piange mai (persone come me) si ritrova a singhiozzare. Ha usato le parole giuste, non è scesa nel crudo, ma ha parlato di cosa è successo. Molte volte si può rischiare di cadere nella banalità, ma questo non è il caso. L’alternanza dei punti di vista è un altro punto a favore: fa comprendere piano piano il quadro della situazione. Voglio essere sincera al 100%, faccio fatica a scrive questo punto, perché non ha molti punti contro.L’unica cosa è forse che avrei preferito un finale analizzato meglio, qualcosa di più dettagliato. Lo trovo discretamente bello, avrei preferito una fine più sviluppata, sembra un pò di corsa.
Ora vediamo qualcosa di più sulla grande autrice!
Shari J. Ryan
Autrice bestseller di «USA Today». Il suo desiderio è sempre stato di scrivere storie di vite di Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale poiché fa parte della storia di suoi parenti, soprattutto quando è venuta a mancare la nonna, si è dedicata a questo. Laureata in Marketing a Providence, ha lavorato come freelance. La sua passione per la narrativa è esplosa nel 2012, dopo la nascita del secondo figlio. Da allora i suoi libri hanno venduto oltre 150.000 copie, scalando le classifiche degli Stati Uniti. Vive a Boston con la famiglia. La Newton Compton ha pubblicato La libraia di Dachau e Le sorelle di Auschwitz.
Per saperne di più: www.sharijryan.com