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Inizia una nuova settimana e ho tra le mani un libro, appena uscito, che leggendolo vi riporterà ad alcuni momenti di una delle pagine di storia più cruente a memoria d’uomo. Attenzione, però, la trama del romanzo fa solo degli accenni, sono i personaggi che per quanto “inventati” hanno tanto in comune con il periodo in cui si svolgono i fatti narrati; la vita di quattro donne che devono fare i conti con una “scelta” da cui dipenderà il loro futuro e di chi è loro accanto.
Sto parlando del nuovo libro della scrittrice turca Ayse Kulin,
LE QUATTRO DONNE DI ISTANBUL.
Un viaggio nella storia della Turchia attraverso la vita su due fronti: stile di vita tedesco e stile di vita turco.
Tutto comincia a Francoforte nel 1933.
Ci troviamo agli albori del nazismo, Hitler sta prendendo piede con il suo potere e c’è chi vuole fuggire, chi deve ad ogni costo, perchè chi è ebreo rischia tanto, molto.
Un messaggio è stato fatto recapitare ad Elsa dal marito Gerhard Schlimann, professore rinomato e prossimo ad ottenere l’ambito riconoscimento frutto di tanti sforzi e studi, la cattedra della facoltà di patologia.
“Elsa stava lì sulla porta, trattenendo le lacrime. Poteva portare con sé solo una borsa per il viaggio e si tormentava su cosa prendere. Come avrebbe voluto fissare per sempre nella memoria ogni singolo oggetto.”
Questa è la decisione più difficile per una donna che ha lasciato il lavoro per dedicasi esclusivamente ai figli piccoli, riunire in una borsa solo ciò che potrà tornarle utile; niente fronzoli, né fotografie, e neanche quella bella borsa o quel cappellino all’ultima moda; bisogna scappare, fuggire, lasciare una casa in cui sei entrata sposina, hai avuto i figli, l’hai arredata a tuo gusto.
Anche per il marito Gerhard non è facile scegliere di “scappare”, mentre varca la soglia della stazione ferroviaria di Francoforte.
“Dopo qualche rassicurante boccata di fumo, si mise a osservare l’atrio neoclassico intorno a sé come se lo vedesse per la prima volta. Quanti particolari sfuggivano nel trambusto della vita quotidiana. In tutte le sue precedenti visite alla stazione era stato troppo indaffarato a non perdere il treno o del tutto assorbito dai figli e dai bagagli di famiglia. Quel giorno, con la sigaretta che gli pendeva dalle labbra, guardò in alto, verso il soffitto di ferro e vetro, e in basso, il pavimento scintillante.”
Si ritroveranno a casa dei genitori di lei, a Zurigo, senza lavoro Ma momentaneamente al sicuro dai rastrellamenti che nel frattempo sono iniziati un pò in tutta la Germania.
Ma non si può continuare ad essere un “peso” per la famiglia dei suoceri. Ci pensa il papà di Elsa a trovare un lavoro per il genero, lo aiuterà nell’agenzia che vuole aprire per occuparsi di trovare un posto di lavoro alle persone che ne hanno bisogno. La fortuna si presenta tramite un contatto turco che consentirà a Gerhard di “aiutare” tante persone che si trovano nella sua stessa condizione, e che lo convincerà a trasferirsi con la famiglia in Turchia, prima ad Ankara, e poi ad Istanbul dove si stabilirà; terra dalle mille promesse quasi tutte pronte ad infrangersi.
Nella città musulmana dovranno fare i conti con le nuove usanze che avranno impatti fortissimi sulle loro vite, tanto da ridisegnare i loro concetti di patria ed appartenenza. Bisognerà imparare la lingua, adattarsi alla cultura e allo stesso tempo cercare di non essere soli, senza mai dimenticare da dove si proviene.
Questo è ben presente nelle menti di Elsa e Peter, suo figlio; al contrario di Gerhard che si lascia coinvolgere molto e la figlia, la piccola Susanna, che non ha “memoria” del suo passato perchè pur essendo nata in Germania è lì che sta trascorrendo la sua vita, ha la sua casa, i suoi amici, e le riesce più facile identificarsi nella cultura turca che in quella tedesca, ha abbracciato in pieno il mondo musulmano e si sente ben accetta al punto che, appena adulta, sposerà un ragazzo magnifico da cui avrà una bambina di nome Sude, figlia dei fiori e dell’amore libero.
E poi Esra, tecnologica degli anni novanta.
Una storia familiare esplorata dalla Kulin con un mix di caratteri diversi, influenzati da una città che insieme a loro cambia e che mette in evidenza quattro donne profondamente diverse tra loro, forti ed indipendenti, e con un comune denominatore
sentirsi accettate e sentirsi a casa
Questo il tema portante: ricercare e mantenere memoria di chi si è, della propria identità, trapiantandosi in un nuovo posto riconoscendolo come casa, sentirsi al sicuro per mettere radici e re-iniziare la propria vita.
Leggendo non sembra di vedere delle parole, ma i luoghi meravigliosi che appaiono agli occhi dei nostri personaggi; l’autrice, profonda conoscitrice della storia in generale, ma soprattutto di quella turca e delle loro usanze, non lascia nulla al caso. Man mano che si va avanti nella lettura ti senti travolgere dal fascino della città di Istanbul, con il suo mare, il sole, i mercati, la vista. Tutto riesce ad ammaliarti e a… trattenerti, proprio come i nostri protagonisti. La bellezza orientale li cattura perchè affascinante e diversa da Francoforte e Zurigo
E’ una storia da assaporare piano piano, pagina dopo pagina, descrizione dopo descrizione. Non ho rilevato errori ed è stato scritto in maniera così chiara che ti domandi come sia stato possibile, i libri tradotti contengono spesso dei refusi; quasi che chi ha effettuato la traduzione abbia messo tanta cura proprio perchè “avvinto” dall’estasi che questo romanzo ti da.
Un romanzo evocativo e commovente, cavalca la storia e ci regala un pizzico di umanità e un luogo da visitare.
L’Autrice
Ayşe Kulin
È nata nel 1941, è una delle autrici più amate della Turchia, e i suoi libri hanno venduto in patria più di dieci milioni di copie. Nel 2011, l’edizione turca della rivista «Forbes» l’ha definita la scrittrice più influente in tutto il Paese. Oltre ad aver firmato diversi bestseller internazionali, ha lavorato come produttrice e autrice cinematografica e televisiva. L’ultimo treno per Istanbul è stato il suo primo libro pubblicato in Italia, con successo di pubblico e critica e ha vinto il Premio Roma. La Newton Compton ha pubblicato anche L’ultima famiglia di Istanbul e Le quattro donne di Istanbul.