Caro Lettore, oggi sono qui davanti al pc, in compagnia della mia fedelissima tazza di tè per parlarti di un nuovo libro che ho appena finito di leggere. Si tratta de Le età infelici, romanzo di esordio di Sara Sajeva, edito per Castelvecchi. Il titolo dice molto di quello che è il soggetto del romanzo: la protagonista è Sara, un’adolescente alle prese con un turbinio di emozioni e una sorta di disinteresse per il mondo esterno che la porta ad essere chiusa in se stessa, priva di un qualsiasi tipo di fiducia verso sè o verso l’altro. A cambiare questo suo sguardo grigio sarà l’incontro con l’energico e sognatore Romeo, da cui nascerà un grande amore e che le darà il coraggio di credere nei suoi sogni di artista.
Passiamo ad analizzare la scrittura. Nell’introduzione al romanzo è proprio l’autrice a metterci in guardia su quello che dobbiamo aspettarci dal romanzo: «Ho composto questo scritto in due fasi alquanto diverse della mia vita. La prima parte è stata redatta a mano in piena adolescenza, quando i ragazzi sognano e si fanno fermare dai loro stessi desideri. […] Quando concepiamo l’esistenza del buio perenne, senza aver visto ancora la luce. […] La seconda parte l’ho partorita a 30 anni. Presenta uno stile diverso, più dinamico, meno incline al lamento.»
Nella prima parte ogni frase punta alla poesia, crea un’immagine a sè. Il lettore si trova davanti a uno stile e un tono davvero molto evocativo (forse anche troppo) e la quasi totale mancanza di dialogo favorisce ancora di più la forza e l’intensità di questo stile, a discapito però della scorrevolezza della lettura: in alcuni punti ci perdiamo nei flussi di pensiero della protagonista e nelle sue riflessioni altisonanti, senza trovarvi un filo conduttore. Nella seconda parte tutto questo si smorza con l’entrata in scena di Romeo e, di conseguenza, con l’aumento dei dialoghi: è come se l’autrice avesse voluto rispecchiare la chiusura della protagonista verso il mondo con l’assenza di componenti dialogiche per poi mostrare come l’incontro con Romeo e quindi con l’amore le restituisca la voglia di interagire con l’esterno. Questo da una parte dimostra la grande accuratezza della scrittrice nel trattare i dettagli e gli aspetti psicologici dei suoi personaggi, ma è anche vero che la lettura deve essere piacevole e questo susseguirsi e ripetersi di un linguaggio che punta a tutti i costi alla suggestione, talvolta stroppia. Questa continua ricerca intacca anche i dialoghi, creando situazioni talvolta un po’ forzate, che nella vita reale sarebbero considerate poco spontanee se non irrealistiche.
Per quanto riguarda la trama, c’è poco da dire: la storia soddisfa in pieno quelle che sono le “esigenze” degli amanti del genere rosa. Quella tra Sara e Romeo è un amore dolce e giovanile ma che allo stesso tempo fa crescere e maturare, donando alla protagonista il coraggio di credere in se stessa ma sopratutto nei suoi sogni di artista. L’amore ha il potere di farci rinascere, di insegnarci ad amare noi stessi, ma questo non implica che necessitiamo obbligatoriamente dell’amore di qualcun altro per imparare a volerci bene e a credere in noi stessi.