Caro iCrewer eccomi a parlarti del terzo e ultimo episodio della serie incentrata sulle vite, morti e rinascite della nostra protagonista Fade e di tutti gli attori che compaiono in questa intricata slice of life. Sarà stato un capitolo interessante come i precedenti? Andiamo a scoprirlo insieme.
Le ceneri della Fenice – Broken Strings è il terzo capitolo della serie della Fenice; Le ceneri della Fenice – The Fade e Le ceneri della Fenice – Living Hell sono rispettivamente il primo e il secondo. L’autrice, Jane Fade Merrick, ha pubblicato self le sue opere e usa questo pseudonimo per rimanere anonima.
“Fili recisi dalla distanza. Resti di lacci che una volta legavano stretti. Corde rotte di uno strumento che ha smesso di suonare da tempo. La vita non va mai come uno la vorrebbe” cita una parte della sinossi: ed è proprio vero, quando sembra che tutto sia finito, in un modo o in un altro, piacevolmente o disgraziatamente, arrivano altri eventi, altri lutti, altri problemi da affrontare (… ci rifletto su: non soltanto per la protagonista di un libro, chissà a quanti di noi è capitato un momento del genere nella propria vita). La Fade di oggi non è più la ragazzina di un tempo ma non le è stato ancora permesso di trovare e creare una sua identità; si limita a condurre una vita pseudo normale, cercando di convincersi che è la cosa migliore per tutti, se stessa compresa. Ma… il destino (o Jag?) ha ancora in serbo qualcosa per lei, che la riporterà ad affrontare quei demoni che erano solamente sopiti e non del tutto sconfitti.
Lo stile della scrittrice è il medesimo, creativo e diretto, che ho apprezzato nei due capitoli precedenti; le personalità vengono spiegate e/o riprese regalandone un quadro psicologico preciso; le grafiche ottimamente realizzate da lei stessa e inserite tra i vari paragrafi/capitoli coinvolgono molto bene a mio parere il lettore, facendolo entrare più profondamente nella totalità della realizzazione di un’opera che va dall’ideazione, alla creazione di slide, alla decisione di fornire in un racconto tutte le sfumature artistiche impiegate per produrre la storia, regalando la consapevolezza che nel romanzo non vi sia soltanto la narrazione di qualche personaggio ma la creazione di un progetto a 360 gradi e la volontà di donarne tutta la completezza al lettore. È una peculiarità che personalmente adoro in questa giovane autrice.
“Per svagarsi, un giorno entrò in una libreria del centro, un bookshop di ben sette piani che dava la possibilità ai clienti di prendere liberamente i libri dagli scaffali e leggerli su delle poltroncine messe a disposizione. Questa era una delle tante stranezze di cui Jane non si capacitava: in quella città in cui dovevi pagare fino all’ultimo centesimo qualsiasi cosa, si ergeva un’attività commerciale così singolare. Si domandò se fosse perché le persone che leggono non sono abbastanza, concetto che strideva con una libreria così enorme.“
Mi piace questa cosa, che la voglia di rinascita inizi proprio entrando in una libreria… Certo è che quello che vive Fade (Fade/Jane) appena incontra alcuni personaggi dentro al locale non si può proprio chiamare rinascita, anzi, io direi piuttosto un’ulteriore discesa all’inferno. Ma una volta arrivati in fondo… non rimane che salire, dicono. E in questo nuovo percorso ritroviamo gli stessi protagonisti delle precedenti vite di Fade, anche se ognuno ha intrapreso la sua strada, fatto le sue scelte, dimenticato o ignorato volontariamente gli eventi passati; l’inaspettato bussa però alle porte di Nef, di nuovo, e l’autrice crea un triangolo (Nef, Jane e Jag) a dir poco impudente! E qui mi fermo per non spoilerare le sorprese che l’immaginazione creativa dell’autrice riesce a produrre.
“L’auto passò davanti casa di Jane e continuò la sua marcia verso l’uscita della metropoli. Jag prese con attenzione le cuffie dal suo giacchetto e cominciò a scorrere la playlist alla ricerca di una colonna sonora da abbinare a quella sensazione. Ascoltò diverse canzoni, ma la più calzante fu per lui Creep deiRadiohead; appoggiò la testa al finestrino mentre le parole del cantante si legavano indissolubilmente al ricordo di quella notte”
Whatever makes you happy/Whatever you want/You’re so fuckin’ special/I wish I was special/But I’m a creep, I’m a weirdo/What the hell am I doing here?/I don’t belong here./I don’t belong here
Questa canzone, che non so come mai ma ogni tanto mi si ripresenta sotto qualche forma, citazione o ascolto casuale, racconta molto bene la vera natura di Jane e di Jag, le cui cicatrici estetiche sono forse una metafora per rappresentare segni che molti di noi portano davvero addosso. Non finirò mai di dire che i racconti della trilogia della Fenice non sono solamente un mero romanzo (piacevolmente) strambo e dalle dinamiche particolari; tra le righe vi è molto, molto di più, e continuo a suggerire la lettura di uno o tutti e tre i libri per divertirsi in primis, per conoscere un’autrice dallo stile unico in secondo luogo e, non in ultimo, capire un po’ di più la realtà di cui facciamo parte che, come suggerisce la mitica Jane Fade Merrick, è più distopica di quanto si possa credere.