A spasso nei ricordi per le vie, a volte dritte e pianeggianti, altre strette e tortuose della vita: La vita che verrà di Elio Caruso è il racconto di una vita in divenire, con l’avvenire dietro le spalle.
Parafraso un titolo famoso dell’indimenticato e indimenticabile Vittorio Gassman, Un grande avvenire dietro le spalle, per introdurre La vita che verrà di Elio Caruso, romanzo edito da Aletti Editore, uscito il 9 Luglio 2019 che racconta una vita in divenire, quasi un ossimoro, con l’avvenire già trascorso, guardato voltandosi indietro ma con l’occhio puntato al futuro.
Premetto che conosco Elio Caruso dal 2011, una delle tante amicizie virtuali, cominciate così come possono cominciare le amicizie in Facebook, quasi per caso, complici interessi e gusti musicali comuni o la simpatia che può suscitare qualche post particolare o qualche battuta di umorismo intelligente e simpatico, cosa di cui Elio è ben fornito.
Un personaggio particolare, Elio Caruso, che ho avuto il piacere di conoscere anche dal vivo, durante uno dei suoi viaggi in Sicilia, “alla riscoperta delle origini,” come lui stesso ha detto. Classe 1947, siciliano, anzi nisseno con origini pantesche, emigrato con la famiglia a Roma da ragazzino e trasferito in seguito a Modena, poi a Follonica, poi ancora a Modena, con la fissa per il calcio che ha frequentato fino a pochi anni fa: memorabili e simpaticissime le sue cronache di incontri amatoriali di calcetto pubblicate su Facebook che anticipano, in qualche modo, il suo esordio nel mondo della scrittura. Ti farò conoscere meglio Elio Caruso in seguito, in un’intervista per la nostra rubrica “Sogni di carta”.
Ho letto La vita che verrà di Elio Caruso, quasi in itinere e, in qualche modo, mi sento un po’ la responsabile diretta della stesura, per così dire. Ti spiego perchè affermato così può sembrare incomprensibile: capita, frequentando i social, che si stringano rapporti di bella amicizia, basati sulla simpatia e sulla stima reciproca e capita anche che nei momenti di peggiore sconforto, ci si confidi attraverso qualche messaggio e quando la vita decide di colpire duro, la solidarietà o il conforto di parole scritte in una chat, può regalare una boccata di ossigeno nell’asfissia del dolore che incombe.
“Per quanto mi volti indietro è sempre il tuo viso che vedo. Per quanto possa guardare avanti, è sempre il tuo volto che vedrò”.
Elio ha avuto un grande dolore, prima la lunga malattia della moglie che ama (e non a caso uso il presente) in maniera viscerale e totale, poi la sua morte per infarto, proprio quando sembrava che la “bestia” fosse quasi domata. Ho vissuto, (per quanto si possa vivere virtualmente) con lui i momenti successivi al dolore della perdita e forse, (e sottolineo forse) ho apportato un minimo contributo nei momenti bui dell’elaborazione del lutto: l’ho letteralmente spinto a scrivere, a riversare sulla carta tutto quel macigno di sofferenza che gli pesava dentro, tutta la rabbia per il destino (o per Dio) che gli aveva tolto l’amore di una vita.
Un’amica mi scrive: “Io ti consiglierei di cominciare a scriverlo quel libro…” “Non posso,” rispondo, “non sono uno scrittore!” “Non pensare di scriverlo da scrittore”, ribatte, “ma da uomo che racconta la sua storia…”
Ed è andata esattamente come Elio scrive in La vita che verrà, pagina dopo pagina ho assistito alla nascita di questo piccolo romanzo autobiografico che si legge piacevolmente, sia per lo stile di scrittura, ironica, pungente a tratti umoristica, che per la storia di vita realmente vissuta, raccontata dall’autore.
Il racconto è giocato sull’alternanza tra passato e presente, continui sono i “salti nel tempo” rincorrendo la memoria di una vita insieme posta sull’altro piatto della bilancia, dove il presente incombe con tutta la durezza della perdita. La famiglia, costruita con l’amore e la fatica che un’unione matrimoniale comporta, ruota attorno ai due protagonisti principali e diventa il terzo protagonista. Una storia a tratti triste, a tratti quasi divertente, proprio come la vita stessa con i suoi periodi di gioia e felicità e i suoi momenti di dolore e tristezza. Un libro che ha il sapore di un testamento, per coloro che verranno e che conserveranno nella memoria il vissuto e le origini degli antenati, non a caso è dedicato al piccolo Diego, pronipote dello scrittore… ebbene sì, anche se non sembra il nostro Elio è un nonno bis, patriarca di una bella famiglia.
“A Diego, l’ultimo arrivato, per regalargli ricordi che non avrà vissuto o che saranno sfumati nella sua mente. A Diego e a tutti i pronipoti che, speriamo, arriveranno. Raccogliete voi il simbolico testimone e passate la staffetta…”
Lo stile di La vita che verrà è leggero: la lettura scorre godibile fino alla fine, Elio Caruso ha una bella penna, sa raccontare piacevolmente e senza appesantire neanche nelle parti più dolorose e tristi. Bella e intensa la foto di copertina che vede in primo piano il ritratto della sua amata Daniela, sguardo azzurro, che sembra già guardare oltre la vita che verrà.
“Elio e la sua vita che verrà. Elio e la sua vita che è già venuta e ha portato con sé un pezzo della sua storia personale. Elio e un dolore che potrà vestirsi di dolcezza con il tempo ma che sarà sempre lì, a ricordargli la vita che verrà.
Perché la vita verrà ancora e sarà altro, altrove.
Intanto c’è un dolore da elaborare e c’è una vita da raccontare e lasciare in eredità.
Elio Caruso così eterno ragazzo e scherzaccione anche un po’ ‘cazzone’, (bonariamente, lo sai ?) ma la cui sensibilità nascosta si rivela tutta, leggendo queste pagine.
Grazie per avermi concesso il privilegio di essere una dei primi a leggerti, del resto ad un Grillo s-parlante e ‘consigliere’ toccava di diritto. O no?
p.s. Io ti consiglierei di pubblicarlo… perché no?”
Questo quanto ho scritto, a commento di una prima lettura, quasi profetica e, detto fatto, quando si è presentata l’occasione propizia della pubblicazione con Aletti Editore, Elio Caruso ha pubblicato il suo romanzo, con la prefazione del professor Elio Tocco che aggiunge al contenuto del romanzo un tocco (i cognomi, a volte, hanno il loro perchè…) di classe non indifferente e molto bene ne inquadra e chiarisce il contenuto. Riporto qui alcuni stralci ma mi sarebbe piaciuto riportarla per intero…
“La pagina bianca è un invito all’armonia, alla creazione, al futuro/. […] Ognuno ha propria pagina bianca. mai scritta./
E’ questo il senso, riempire la pagina bianca, darle un senso un indirizzo, uno scopo il senso profondo di queste pagine. Aggirare la morte e la sua ineluttabilità.[…] Rifugiarsi nella memoria e nella sua costanza, li dove vivono per sempre le nostre emozioni, in una esistenza parallela dove il tempo non è più lineare ma circolare.”
Mi sono commossa..amica virtuale ( nel senso buono) di entrambi , del recensore e del recensito. Lo hai spinto a scrivere, a buttar fuori quel suo dolore che noi amici
” sentivamo ” lo stava buttando troppo giù.. sei stata una sorte di psicoterapeuta..che consiglia comportamenti..
Sei stata in gamba tu e lui a seguire il tuo consiglio. Nn ho ancora letto il libro x problematiche di distribuzione,ma sono certa che mi piacerà….un abbraccio cara Pina Sutera
Carissima Susi, in un mondo di rapporti spesso ipocriti e finti, ogni tanto, un’amicizia vera, seppure a distanza. Elio è stato bravo ad elaborare il suo dolore attraverso la scrittura, io mi auguro che continui a scrivere, ha uno stile personalissimo, ironico e divertente. Aspettiamo ulteriori sviluppi.
A te e al tuo affetto un grazie e un abbraccio,