Un libro alla scoperta della bellezza, tra filosofia, teologia e letteratura, un viaggio per scoprirne il significato intrinseco.
Alcuni libri devono essere assaggiati, altri trangugiati e alcuni, rari, masticati e digeriti.
Decisamente La via della bellezza, di Vito Mancuso, edito da Garzanti, è un libro da masticare bene per essere digerito, secondo il consiglio di Francesco Bacone, autore dell’aforisma sopra riportato.
Nato il 9 dicembre 1962 a Carate Brianza da genitori siciliani, è dottore in teologia sistematica. Dopo il liceo classico statale a Desio (Milano), ha iniziato lo studio della teologia nel Seminario arcivescovile di Milano. Al termine del quinquennio è stato ordinato sacerdote dal cardinale Carlo Maria Martini nel Duomo di Milano il 7 giugno 1986, all’età di 24 anni. A distanza di un anno, ha chiesto di essere dispensato dall’attività pastorale e di dedicarsi solo allo studio della teologia. Dietro indicazione del cardinal Martini ha vissuto due anni a Napoli presso il teologo Bruno Forte, conseguendo in quella città il secondo grado accademico e in seguito anche il terzo. Ha quindi iniziato a lavorare in editoria.
Ricevuta la dispensa papale dal celibato, si è sposato con Jadranka Korlat, ingegnere civile, serbo-croata. Dal 2013 al 2014 è stato docente di “Storia delle dottrine Teologiche” presso l’Università degli Studi di Padova.
La via della bellezza, un saggio tra filosofia e teologia, necessita di una bella dose di attenzione per essere capito e apprezzato, sfuggendo alla tentazione di chiuderlo dopo le prime pagine perchè non è un libro da spiaggia (senza nulla voler togliere ai generi letterari più leggeri, il mondo della letteratura è bello proprio perchè è vario), uno di quelli che si possono leggere sovrappensiero, in quanto si capisce fin da subito dove vanno a parare.
La via della bellezza è un libro da assimilare e meditare: un exursus sulla strada del bello con infinite biforcazioni che però convergono tutte verso la vera origine o fulcro o centro della bellezza in senso lato. Diviso in argomentazioni ampiamente trattate, con disquisizioni e citazioni di vari ed autorevoli autori, cosa questa che dà l’esatta l’esatta cognizione della grande cultura del suo autore, il libro si compone di dodici capitoli, (oltre un’appendice in cui l’autore chiarisce e spiega i termini usati) il cui filo conduttore è sempre la bellezza osservata, spiegata e scrutata da ogni angolazione: la natura, l’uomo, l’arte, la musica, l’armonia, la disarmonia, l’ambiguità, il dolore, la bellezza interiore.
L’incanto che da ogni forma di bellezza scaturisce, è la via maestra per la “vera verità della vita”.
Noi siamo fatti per la bellezza, siamo fatti per essa, perchè siamo fatti da essa, perchè è la bellezza in quanto armonia ad averci portato e a mantenerci in esistenza. e sempre per questo siamo spinti a cercarla e a crearla a nostra volta.
E in un altro passaggio del libro che mi piace riportare perchè significativo del pensiero dell’autore sul tema della bellezza interiore, leggiamo:
la bellezza interiore nasce da uno spazio concavo, vuoto e per questo accogliente e che quanto più c’è vuoto interiore, cioè libertà da se e dal proprio interesse, tanto più c’è inter-essere, spazio per gli altri. si può dire quindi che la bellezza interiore di un essere umano è il risultato della relazione che il suo io intesse con una realtà percepita come più grande, più sorgiva…
In altre e più semplici parole, l’autore definisce anima bella, quella capace di svuotare se stessa per far posto al bene dell’altro, ricevendo in cambio la pienezza e la perfezione del sommo bene.
Certo, lo stile di scrittura di Vito Mancuso, non è dei più scorrevoli e dal mio modesto punto di vista, affermo che questa è l’unica pecca del libro: l’eccessiva arzigogolosità del testo, richiede una notevole attenzione nella lettura e, a questo proposito, mi piace ricordare un mio professore di letteratura che ribadiva spesso: “è molto più difficile parlar semplice che parlare difficile”… ma è un peccato veniale, definiamolo così.
Bello, bellezza, termini banalizzati e spesso inflazionati ma rivalutati da Vito Mancuso che, attraverso i tantissimi esempi e riferimenti filosofici, teologici e letterari di cui il libro è ampiamente infarcito, conduce per mano il lettore a guardare oltre il comune significato del vocabolo, facendogli scoprire il rapporto profondo tra esso e l’animo umano, rapporto che non conosce epoca, cultura, religione o differenze: il bello, la bellezza si collegano direttamente alla fonte da cui scaturiscono: Dio.
Bisogna aspirare alla bellezza, saperla cercare e trovare in tutte le sue manifestazioni e le sue forme e a conclusione l’autore rivolge questo invito ai suoi lettori:
“[…] amare la natura. ricercarla instancabilmente. ricordarsi sempre che la natura è l’origine della bellezza. amare lo spirito. invocarlo instancabilmente. Lo spirito che è signore e dà la vita vivifica anche la bellezza. ricordarsi sempre che la via della bellezza è la via della salvezza.”
Un libro, La via della bellezza, per guardare il mondo con occhi diversi. Sicuramente non un libro per tutti e io stessa, spero di averlo bene interpretato e di non aver fatto venire il mal di testa a chi ha avuto la bontà e la pazienza di leggere questa recensione. Sdrammatizziamo.
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