Ultima fatica dello scrittore britannico Simon Scarrow e sedicesimo romanzo della Eagles of the Empire Series, La spada dell’impero si rivela un po’ sotto le aspettative
Simon Scarrow è uno scrittore molto acclamato e conosciuto in tutto il mondo. I suoi tanti romanzi sono sempre stati accolti bene dalla critica e hanno ricevuto recensioni più che positive da giornali come Repubblica e Corriere della Sera. Potete quindi immaginare quanto fossero alte le mie aspettative.
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Devo ammettere che non non sono una grande lettrice di romanzi storici, ne ho letti ben pochi in vita mia (uno è La cattedrale dei vangeli perduti, che vi consiglio) ma, ultimamente, il genere mi aveva incuriosito. Alla fine, è anche un modo per ripassare quel poco di storia che ci viene insegnato al liceo, affiancandolo a una buona dose di fiction che rende molto più facile ricordare nomi, date, battaglie, imperatori. Quindi, quando mi è stata offerta l’opportunità di leggere questo libro mi sono detta “perché no?”. La trama sembrava interessante e il periodo storico mi attirava. Dopotutto, chi non è affascinato, almeno un po’, dall’antica Roma? E sapere che una delle figure centrali era il controverso Nerone, accusato di incestuose relazioni con la madre e di essere artefice del grande incendio di Roma, rendeva il tutto ancora più invitante. Eppure, non sono rimasta troppo soddisfatta, mi aspettavo sicuramente di più.
Riuscire a superare i primi dieci capitoli è stata un’impresa titanica.
Il ritmo era eccessivamente lento, ogni pagina era appesantita da infinite spiegazioni e da dialoghi spesso superflui, che frenavano continuamente la lettura. Un insieme di cose che avrebbe potuto far concorrenza al più noioso manuale di storia. Sapere di cosa si parla, dove ci troviamo, qual è il contesto storico è ovviamente necessario, a maggior ragione in un romanzo storico, ma non si può dire tutto e subito. Bisogna anche lasciare libero il lettore di immaginare, di farsi una propria idea, che poi andrà modificandosi e perfezionandosi man mano che si va avanti con la lettura.
I capitoli centrali sono risultati meno faticosi e il merito va sicuramente ai due personaggi principali, Catone e Macrone. Entrambi sono ben costruiti, realistici, crescono e cambiano con l’andare avanti della storia. Tra loro c’è un legame molto forte, frutto di un passato che chi ha letto i libri precedenti sa e che io potevo solo immaginare; ma questo non è stato un limite, ho imparato comunque a conoscere i personaggi, a conoscere le loro personalità, una più riflessiva e una più focosa e impulsiva, i loro dubbi, spesso anche morali, le loro paure e i loro punti deboli. Non c’è niente da dire, sono dei bei personaggi. Peccato, però, che tutti gli altri, a partire da Domizia, moglie di Vespasiano, dalla defunta Giulia e dallo stesso Sempronio, siano personaggi faticosi. Eppure sarebbero potuti essere molto interessanti. A inizio libro sono quasi simpatici, appoggiano una causa che potremmo definire giusta, liberare Roma dalla tirannide per lasciare il posto alla Repubblica. Più si va avanti con la storia più diventano invece persone senza scrupoli, pronte a tutto pur di ottenere i loro fini. Immagino che l’obiettivo dell’autore fosse proprio quello, dopotutto ogni libro ha bisogno di doppiogiochisti. In questo caso, però, i personaggi non sono niente di più che semplici ipocriti, figure banali e a dir poco stereotipate.
Il vero unico villain, se così possiamo chiamarlo, è Nerone. Alcuni libri di storia amano descrivere Nerone come un tiranno mezzo matto, che ha fatto vergognare anche il suo povero maestro Seneca. All’imperatore sono stati attribuiti scandali di vario tipo, dalle accuse di aver cospirato con la madre per la morte di Claudio a quelle di aver dato fuoco a Roma per costruire la Domus Aurea. Quindi, motivi per parlarne male immagino che ce ne siano. Però, da uno scrittore di romanzi del genere, mi aspetto qualcosa di più. Per uno che dovrebbe conoscere la storia e che la conosce sicuramente più di me, penso che dipingere un personaggio come Nerone come un totale idiota sia veramente riduttivo. E anche un po’ fastidioso. Tra l’altro, sono tanti ormai gli storici che sostengono che Nerone fosse un imperatore non certo peggio di altri, abbastanza disinteressato alla vita politica e amante delle arti e della musica. Sembra che il vero sanguinario fosse in realtà il prefetto Tigellino. Insomma, accanirsi in questo modo su Nerone l’ho trovata una cosa un po’ faziosa e abbastanza inutile, anche ai fini della storia.
Come già detto, i romanzi storici dovrebbero servire anche a farsi un’idea un po’ più chiara, anche se spesso un po’ falsata,
della realtà storica del periodo. Qui di idee ce ne facciamo ben poche. Probabilmente leggere anche gli altri libri della saga potrebbe aiutare, ma con La spada dell’impero l’unica cosa che impariamo è che Nerone era il tiranno massimo, ma che per fortuna c’erano quei valorosi congiurati pronti a difendere con il loro sangue “il bene di Roma”. Mah. Che poi, se vogliamo dirla tutta, Roma era senza dubbio marcia e una lenta decadenza era già probabilmente iniziata con Giulio Cesare e proseguita con il primo imperatore Ottaviano, ma di certo questo non era l’unico motivo. Roma era corrotta, marcia, e anche il senato aveva le sue colpe.
In conclusione,
Se già conoscete Scarrow non vedo perché non dovreste leggere anche questo libro. Dopotutto se avete letto gli altri 15 romanzi precedenti, qualcosa vi sarà piaciuto. Per quanto mi riguarda La spada dell’impero sta a metà, non è né brutto né bello, mediocre forse. Ma per dare un giudizio definitivo sarebbe necessario leggere anche gli altri. E non vi nego che una certa curiosità ce l’ho. Spero quindi che non mancherà l’occasione di riparlarne e di rivalutare un grande scrittore, a detta di tutti, come Scarrow.
Solito capolavoro di Scarrow, dove frammenti di storia si fondono a romanzo e avventura che costringono a leggere tutto d’un fiato.
simon scarrow e il mio scrittore preferito sopratutto perché riesce ad’attirare l’attenzione del lettore e riesce a dare le espressioni giuste
è senza dubbio un autore da approfondire e non dubito che ne valga la pena. Questo romanzo però purtroppo mi ha un po’ delusa… Spero in futuro di poterlo rivalutare