Bene, iniziamo con la prima recensione dell’anno! La notte dei Bambini Cometa
Inizio con il dirti che il romanzo La notte dei Bambini Cometa di Pierpaolo Vettori edito da Bompiani nel 2019 è una nuova edizione ampliata e riveduta dell’opera che con lo stesso titolo Pierpaolo Vettori aveva pubblicato nel 2011. La notte dei Bambini Cometa rappresenta, infatti il suo romanzo d’esordio e ha portato il suo autore ad essere il finalista del Premio Italo Calvino nella sua XXIII edizione.
Come posso poi non proseguire questa recensione riportandoti il celebre incipit di questo romanzo…
In principio Dio creò il Big Bang che è tipo una bomba atomica che può distruggere anche Tokyo. Poi però vide che non andava bene per via delle radiazioni e allora creò vari dinosauri e i pianeti. Creò anche la terra con degli animali scarsi che non avevano l’evoluzione e il collo non gli si allungava. Non potendo raggiungere le foglie degli alberi morivano tutti e Dio doveva crearne sempre di nuovi.
Alla fine decise di rifare tutto da capo. Mandò un diluvio universale che annegò tutti i dinosauri a parte i mammuth che si congelarono in Siberia. Poi creò Adamo ed Eva per fare gli uomini. All’inizio erano solo homo sapiens. Meno male che Noè aveva salvato tutti gli animali, così si poté creare il Mondo. Durante il diluvio, questo Noè aveva costruito una barca che lui chiamava Arca, senza la b, e ci aveva fatto salire due animali per tipo. Non tutti riuscirono a infilarsi nella barca di Noè e così si estinsero come la tigre dai denti a sciabola.
Poi la storia andò avanti ma l’uomo, che non voleva obbedire ai comandi di Dio, si ribellava di continuo. Dio allora creò l’inferno e le malattie come quella che ha ucciso Miki.
La storia comprende i primitivi, gli antichi romani, i medievali e altri tipo i cowboys e gli indiani. Alla fine, tutti questi uomini dei secoli dei secoli fecero il signor Bruno e la signora Laura Vivaldi che sono il papà e la mamma del bambino di cui vi devo parlare.
Il bambino si chiama Zeno Vivaldi e il suo papà fa il fabbro. La mamma invece lavora dove fanno le televisioni Magnadyne. Dico queste cose perché siate sicuri che le cose che vi racconterò sono successe davvero. Le dico anche perché la gente crede che i bambini non sappiano niente, invece Zeno sapeva tante cose e me le ha insegnate tutte.
Io sono il suo migliore amico.
Io, purtroppo, non esisto.
Come si comprende da questa introduzione, la storia de La Notte dei Bambini Cometa rappresenta un romanzo di formazione, la vicenda racconta di un piccolo tratto della vita di Zeno Vivaldi, narrata da Ulmer, il suo amico/mostro immaginario.
Personalmente avevo custodito nella mia memoria un frammento di questa storia, appena iniziata la lettura del romanzo avevo infatti quella sensazione di: ma io l’ho già letto, tuttavia come sai dai miei precedenti articoli io non leggo mai alcuna informazione sul romanzo né sull’autore che sto andando a recensire e purtroppo il nome Pierpaolo Vettori non apriva nessun varco nella mia mente, il titolo non mi diceva nulla e la cover modernizzata da Bompiani non faceva risorgere in me nessuna reminiscenza. È stato solo il sopraggiungere della conclusione del romanzo e il colpo di scena relativo al personaggio del Signor Lebbra, di cui non ti parlerò, è riuscito a farmi capire che probabilmente durante gli anni trascorsi nella scuola superiore dovevo aver scelto questo libro come lettura facoltativa.
Ora che sono un’insegnante sinceramente mi sento di consigliare questa lettura agli studenti. Anche se devo ammettere che in alcuni punti è antica, rispetto al nostro presente, in particolare, quando il piccolo Zeno parla della politica, del comunismo, si risente del passaggio del decennio che è trascorso, tuttavia resta un testo di formazione veramente scritto bene.
La narrazione porta il lettore con sé, ti fa domandare: cosa succederà adesso? E porta alla luce tutte le difficoltà in cui un giovane di tredici anni può imbattersi, come il primo amore, il bullismo, la paura, la fede in Dio che vacilla e alcune tematiche un pochino più tostarelle, ma che oggi purtroppo sono all’ordine del giorno anche tra i più giovani: la depressione, il divorzio, la morte, l’assenza dei genitori o il dover diventare presto adulti perché la situazione lo richiede.
Quello che sto per scrivere può sembrare follia, ma te lo argomenterò in modo che potrai capirlo: mi ha fatto sorridere il modo in cui Zeno affronta la tematica del suicidio.
Appena ho letto che Zeno aveva tentato quattro volte il suicidio, avevo iniziato un po’ a preoccuparmi, pensavo di essere finita nell’ennesimo romanzo psicologico/drammatico e come ben sai a me non piacciono, anzi li rifuggo come fossero una brutta malattia. Poi Ulmer inizia a spiegare come Zeno aveva tentato il suicidio e mi ha fatto una gran tenerezza, l’estratto che mi ha fatto sorridere è invece preso da un dialogo tra Zeno e Chloe, sua cugina, mentre parlano di Irene, il personaggio più complesso di tutta la storia:
“A Maggio ha tentato il suicidio. Si è tagliata le vene. Non mi stupisco perché, come ti ho detto, è proprio pazza. Del resto la colpa è della sua famiglia. Sono straricchi. Suo padre scrive su qualche giornale. È sempre in viaggio. Sua madre invece è una mignotta.”
Zeno si stupì di sentire una parola simile nella bocca perfetta di sua cugina.
“Hai capito bene. Va a letto con tutti. È andata col padre di Fabiani della quinta B e anche con il prof. di filosofia. E guarda che questa è vera perché lo ha detto lui a due miei compagni. Capirai che con due genitori così suicidarti è il minimo.”
“Ma adesso si suiciderà di nuovo?” chiese Zeno sempre più interessato.
“E chi lo sa?” disse Chloe togliendo le gambe dalla schiena di Zeno che si sdraiò ai piedi del letto. “Quelle persone lì sono sempre a rischio. E poi quella cretina mi odia, non mi ha mai potuta vedere. Eppure, quando ha saputo che dovevo andare in vacanza in Grecia con Barbara e Marzia, ha detto ha sua madre che io ero la sua migliore amica e che le avrebbe fatto un gran bene vedermi per le vacanze. E così, siccome lei ha una casa qui a Val della Torre, se voglio andare in Grecia sono costretta a passare qualche giorno qui per andarla a trovare.”
Zeno si mise a ridere perché pensava che l’idea di Irene era stata molto furba.
Mi è piaciuto perché tutto è affrontato con gli occhi di un ragazzino che sta per diventare adulto e perché mostra quanto male possiamo fare noi adulti ai nostri ragazzi. Ogni personaggio è perfettamente delineato, ha una sua storia, un qualcosa da raccontare, persino Miki che è morto riesce a trasmettere un messaggio.
Detto tutto ciò, sono convinta che l’opera La Notte dei Bambini Cometa di Pierpaolo Vettori sia un opera unica e una lettura che merita di essere compiuta.
Ringrazio anche l’autore per il contenuto che è custodito alla fine del romanzo: Il libro dei mostri di Ulmer e per i consigli utili a pescare uno Snark, ne farò tesoro.