Il romanzo di Amy Lloyd è stato definito il thriller dell’anno dal Daily Mail e accolto favorevolmente da gran parte della critica che lo ha definito “un thriller acuto e attuale“.
La moglie innocente è risultato vincitore nel 2016 del premio First Novel Competition del Daily Mail e di Penguin Random House ed è in corso di traduzione in 17 paesi.
Di cosa parla il romanzo?
Dennis Danson è rinchiuso da vent’anni in carcere per l’omicidio di una ragazza nella Contea di Red River, in Florida. La sua colpevolezza però non è mai stata provata con certezza e fin da subito gran parte dell’opinione pubblica si era schierata in suo favore.
Dopo la diffusione di un documentario, che rimette in discussione le indagini, ci si convince sempre di più della sua innocenza.
Intanto, in Inghilterra, Samantha è ossessionata dalla storia di Dennis. Gli scrive delle lettere e si lascia sedurre dal suo fascino e dalla sua gentilezza. Tanto da decidere di abbandonare la sua vecchia vita per sposarlo e lottare ufficialmente per il suo rilascio.
A seguito di alcune prove indiziarie, l’uomo viene riconosciuto innocente e liberato. Samantha si trova improvvisamente a vivere con un marito che non aveva mai avuto modo di conoscere veramente. Durante la convivenza cominciano a nascere in lei dubbi sulla sua effettiva innocenza. È solo suggestione o l’uomo nasconde veramente un passato oscuro?
Entriamo ora più nel dettaglio
Il romanzo si apre con un prologo che è sicuramente avvincente: la descrizione cruda, molto dettagliata, del corpo di una bambina, trovato nudo e con le falangi mozzate. Un inizio che colpisce il lettore e che promette bene.
I primi capitoli, oltre a raccontare la storia di Dennis Danson e i motivi della sua incarcerazione, si soffermano sulla corrispondenza dell’uomo con l’altra protagonista, Samantha. Una corrispondenza che porta a un rapporto di fiducia reciproco che si trasformerà molto velocemente in amore.
Un modo per estraniarsi da una realtà che non amano e perdersi al seguito del sogno di ciò che loro vorrebbero.
Già a partire da questo si può capire molto del personaggio di Samantha, che può incuriosire all’inizio, ma che finisce per non svilupparsi a pieno e risultare quasi fastidioso.
Una ragazza insicura di sé, insoddisfatta del suo lavoro, appena uscita da una relazione con un uomo che apparentemente non l’amava. Una donna che farebbe di tutto per fuggire dalla sua vita e rifugiarsi in un mondo ideale. Che vuole essere amata e appartenere a qualcuno.
La relazione con un presunto criminale chiuso in carcere sembra la storia ideale; un amore impossibile, poiché non possono stare davvero insieme, le dà un motivo per fare qualcosa, per occuparsi di qualcuno, in modo da non dover badare a se stessa.
Questo è ciò che il personaggio fa capire di sé. Ma, terminati i primi capitoli, in cui impariamo a conoscerla, comincia a far perdere interesse.
Molti particolari della sua vita passata vengono inseriti, quasi casualmente, e sembrano non avere molto senso ai fini della storia. Ad esempio la fine della sua relazione con Mark, il ragazzo di cui forse era innamorata; il rapporto con la madre che a quanto pare la odia, ma non si sa il perché. Molti elementi che forse avrebbero contribuito a creare un personaggio complesso e sicuramente intrigante che diventano invece irrilevanti e di peso al romanzo. Forse l’unico fine è quello di far comprendere al lettore da cosa derivi l’insicurezza di Sam, da cosa nasca il suo desiderio di essere amata e al centro dell’attenzione. Ma esistevano modi sicuramente più efficaci per farlo.
La storia quindi, se iniziata bene, comincia a smorzarsi più si va avanti.
A Dennis, invece, finiamo quasi per affezionarci. Il punto di forza del libro forse sta proprio in questo: riuscire a far amare un personaggio che dovrebbe essere, se non odiato, almeno visto con sospetto. Invece, fino alla fine, si cerca di convincere il lettore della sua innocenza, a mostrarlo come la vittima di un paesino dalla mentalità chiusa e col disperato bisogno di un capro espiatorio per l’omicidio della ragazza. E quale colpevole migliore di un ragazzino povero, che vive in condizioni estremamente disagiate, con un padre alcolizzato e una madre depressa, e che ha già avuto dei precedenti? La simpatia per il personaggio cresce dunque sempre di più man mano che impariamo a conoscerlo. Si giustificano tutti i suoi atteggiamenti, che solitamente verrebbero considerati sospetti, attribuendoli agli anni passati in carcere. I sui attacchi di rabbia, anche se rari, vengono scambiati per frustrazione per tutto ciò che gli è capitato.
Vediamo quindi Dennis tramite gli occhi innamorati della protagonista, che non dà peso alle stranezze del marito.
È solo con gli ultimissimi capitoli che cominciamo a chiederci se sia davvero un uomo innocente o se nasconda qualche scheletro nell’armadio. Esattamente come fa la protagonista.
I primi dubbi nascono da una serie di comportamenti equivoci. Il suo estremo bisogno di riservatezza, che inizialmente poteva essere ricondotto a un comprensibile bisogno di spazio, di privacy, dopo l’esperienza della prigione; il fastidio e rifiuto del contatto fisico, che si pensa sia dovuto anche a possibili violenze da parte del padre durante l’infanzia; l’inquietante fascinazione che sembra provare per gli animali morti. Tutti indizi, lasciati di tanto in tanto fra le pagine del romanzo, che solo all’ultimo vengono collegati.
L’innocenza dell’uomo si dà per scontata, così come la sua bontà d’animo e l’ingiustizia che ha dovuto patire.
La storia si svolge molto lentamente, più di metà libro ruota intorno esclusivamente alla relazione, ad alti e bassi, dei due personaggi. Solo gli ultimi due capitoli sembrano dare una spinta notevole alla trama. Succede tutto alla fine, come nei film di Tarantino.
Cosa che potrebbe essere un difetto, con il rischio di rendere monotona la storia, ma anche un pregio. La lentezza contribuisce a rendere i personaggi familiari, come se li osservassimo da mesi e conoscessimo ormai ogni loro singolo dettaglio, movimento, espressione. Li rende vicini, reali e fa entrare il lettore nella loro quotidianità.
Su cosa ci fa riflettere questo libro?
Tutto il romanzo ruota attorno al concetto di innocenza e colpevolezza. Pone l’attenzione sugli errori che il sistema giudiziario può commettere e che possono rovinare irrimediabilmente la vita di persone innocenti.
Inoltre, viene data grande importanza ai media e a come possono influenzare il pensiero della gente. Il potere che hanno di distruggere una persona innocente giudicata colpevole e, dall’altra parte di rendere vittima innocente una persona che potrebbe essere colpevole. Sembra quasi che i media siano i veri giudici, che la giustizia venga messa nelle mani di internet e dell’opinione pubblica.
Quando Dennis viene liberato dopo venti anni di carcere perché ritenuto finalmente innocente, tutti gli abitanti della sua cittadina continuano però a ritenerlo colpevole. Chi lo caccia dai negozi, chi continua a minacciarlo chiamandolo assassino. Che sia stata dimostrata la sua innocenza non importa. “Certa gente non si convincerà mai della mia innocenza, a prescindere da quante prove le si mostrino”.
Venti anni della sua vita sono stati risucchiati dal carcere, andati perduti completamente. Tornare di nuovo nel mondo, che intanto è cambiato e doversi abituare a una nuova realtà. Non sapere cosa fare una volta usciti, quando ormai della vita precedente non è rimasto niente. Essere etichettato per sempre come assassino dai tanti che non si convinceranno mai della sua innocenza. Un’accusa fatta, una sentenza sbagliata che può rovinare la vita di una persona innocente. In America poi, dove la pena di morte è ancora legale, una sentenza che non solo ti rovina la vita, ma che la può anche concludere per sempre.
Concludendo
La moglie innocente di Amy Lloyd porta il lettore a vivere la storia al fianco di Samantha e a condividerne dubbi e paure. Fino a una conclusione nella quale niente è più come sembra.