Dopo il successo di La moglie segreta, con La figlia perduta Gill Paul ci riporta in Russia per una nuova, emozionante avventura!
Ciao iCrewer! Oggi ho deciso di parlarti del romanzo La figlia perduta di Gill Paul, edito da Newton Compton editori. Con la stessa casa editrice, Gill Paul ha pubblicato anche La moglie segreta, bestseller che narra la storia di un’altra granduchessa russa, Tat’jana.
Inizialmente avevo quasi paura di leggere questo libro. Russia? Fine della prima Guerra mondiale? Romanov? Il tutto, purtroppo, non mi porta a conclusioni estremamente rosee. Per questo ho letto i primi capitoli con il fiato sospeso. Per questo ho fatto la conoscenza di Marija Nikolajevna Romanova*, figlia dello zar Nicola II e della zarina Alexandra di Russia, con l’amaro in bocca. Una giovane vivace, vitale, socievole e così chiacchierona. Una scintilla di gioia e allegria in una casa che, pian piano, si palesava sempre più prigione e meno rifugio temporaneo. Non c’è da stupirsi che Marija piacesse così tanto alle guardie e così poco al supervisore. Si è messi a parte di uno scorcio di vita, ricostruito il più fedelmente possibile, dell’ultima famiglia regnate dell’Impero russo. E così conosciamo, di sfuggita, la pensierosa Ol’ga, l’intrepida Tat’jana, la dolce Anastasija, il coraggioso Aleksej e la vivace Marija.
E poi, proprio quando sembra arrivato l’epilogo, il focus cambia, e davanti agli occhi ci appare Sidney. E Val, soprattutto Val. Valerie Scott, figlia di immigrati, padre russo e madre cinese; moglie di Tony, uomo violento e cattivo; madre dell’adorabile Nicole, il vero amore della sua vita. Val è timida, insicura, intrappolata in un matrimonio infelice, che le riporta alla mente la sua difficile adolescenza. I tratti che accomunano Tony e suo padre, Irwin Scott, sono ben visibili. Per questo non stupisce la riluttanza con cui la donna si reca alla casa di riposo, in cui risiede il vecchio russo. Ma come rifiutare, quando c’è il dubbio che l’uomo possa aver ucciso qualcuno? Chi? Quando? La madre di Val, forse? Purtroppo, però, Scott muore prima che Val sia riuscita anche solo a prendere in mano la matassa di misteri e segreti che lo circondavano. Ora, se veramente vuole risposte, non le resta che indagare, cercare di dare un senso al passato.
Assistiamo al cambiamento di entrambe le protagoniste, di Marija e di Val, quasi come in un romanzo di formazione. Due donne così diverse, nate in epoche che sembrano quasi distare secoli, eppure, nel profondo, simili. Entrambe prima ingenue, disperate e alla deriva, ma così coraggiose e forti; poi sempre più caparbie, fantasiose, avventurose e, soprattutto, felici. Così ben pensate e costruite, da riuscire a fungere da perno per un romanzo complesso e articolato come questo.

Anche gli altri, molti, personaggi – di cui non dico nulla, per evitare anticipazioni – sono costruiti a regola d’arte. Non sono statici, congelati, anzi. Persino Tony cambia e muta, sebbene decisamente non in meglio.
Il linguaggio è scorrevole, alterna la giusta dose di descrizioni all’azione. Gill Paul è riuscita a rievocare con maestria l’atmosfera russa, secondo me, e la reputo una cosa assai complessa da fare.
Devo dire la verità, ho un debole per i libri in cui s’intrecciano diverse trame, apparentemente parallele. E questo è costruito proprio bene. I cambi di punti di vista avvengono nei momenti migliori, creando attesa e tenendo con il fiato sospeso, senza però esasperare la narrazione.
Ho apprezzato davvero molto tutta la ricerca svolta per costruire la parte di trama ambientata in Russia, così come le annotazioni di carattere storico in conclusione e l’apparato bibliografico che si trova nelle note dell’autrice.
Davvero un gran bel libro.

Autrice scozzese, Gill Paul ha studiato medicina, letteratura inglese e storia all’università di Glasgow, per poi trasferirsi a Londra e lavorare nel campo editoriale. E’ autrice bestseller di USA Today; la sua scrittura non si limita ad un solo genere, passando dalla narrazione alla saggistica. Con Newton Compton ha pubblicato il romanzo La moglie segreta (2017), che ha riscosso molto successo.
*Il nome ufficiale, in Russia, non è composto solamente dal nome proprio e dal cognome, ma anche dal patronimico, che si forma a partire dal nome del proprio padre. Inoltre, sia patronimico che cognome, al femminile si declinano, quindi il principe ereditario si chiamava Aleksej Nikolajevič Romanov, mentre la protagonista Marija Nikolajevna Romanova. Il patronimico è molto importante, in quanto solamente in famiglia e tra amici stretti ci si chiama solamente per nome proprio. Una delle cose che più mi ha sorpreso è quanto la vera pronuncia di questo celebre cognome sia diversa, nella versione corretta russa, rispetto a come lo si pronuncia di solito. Io avevo sempre detto Ròmanof, invece è Ramànof (in russo, le “o” non accentate si pronunciano “a”).