Oggi ci ritroviamo per un appuntamento decisamente particolare. Vogliamo provare a presentarti, con una recensione personale, La costa dei barbari di Norman Mailer.
Questo romanzo, che è stato scritto da un autore considerato un po’ secondario (anche se vinse il premio Pulitzer nel ’69 e nel 1980), è davvero complesso e atipico. Si tratta di un racconto quasi onirico e al limite tra la storia politica e l’approfondimento psicologico.
Se dovessimo trovare il romanzo “post-moderno” per antonomasia di certo potremmo individuare un buon esempio in questo La costa dei barbari.
La costa dei barbari
Può un romanzo raccontare le angosce, le paure e i paradossi che aleggiavano nelle menti delle persone americane poco dopo la seconda guerra mondiale? Se questo fosse possibile La costa dei barbari sarebbe sicuramente il più indicato. Il protagonista, “Mickey” Lovett, è un reduce di guerra che decide di trasferirsi nei sobborghi di New York, precisamente a Brooklyn Heights, per scrivere un romanzo.
Probabilmente gli orrori del suo passato gli hanno causato uno shock che gli impedisce di tornare con la memoria a quei momenti. Ecco quindi che il protagonista si trova nell’ambigua situazione di essere un soggetto “immerso nel presente”, senza un passato e senza un futuro verso cui protendere. Già in questo personaggio possiamo notare uno degli elementi fondamentali del libro, ovvero la descrizione del sentimento collettivo di quegli anni.
Il tracollo delle grandi ideologie che avverrà definitivamente negli anni 80 è già iniziato e la caccia alle streghe del maccartismo rende bene l’idea. Sullo sfondo il mito del progresso statunitense sta perdendo vigore mentre il grande racconto del comunismo non è più seducente come un tempo.
È l’inizio della spersonalizzazione tipica dei nostri tempi, del crollo delle meta-narrazioni individuato in filosofia e nelle scienze sociali da Lyotard e ormai ampiamente diffuso tra di noi. Questo particolare rapporto tra politica e individualità traspare poi nella volontà dello scrittore di fare di questo romanzo un racconto in cui si intrecciano le storie di 4 personaggi.
4 personaggi in cerca di… identità
L’identità è un altro dei temi ricorrenti nei complessi dialoghi che compongono La costa dei barbari. L’opera sembra quasi una sceneggiatura teatrale, dato che è fatta di fitti e profondi dialoghi in cui traspare la personalità di ognuno.
Hollingsworth, l’uomo del governo, Guinevere, l’avvenente proprietaria della casa, McLeod, la figura misteriosa dal passato rivoluzionario, e Lannie Madison particolare e delicata, sono i personaggi che ruoteranno attorno a Mickey Lovett.
Essenzialmente l’intero scritto ci mette davanti ad una serie di situazioni che ci faranno riflettere sui contrasti ideologici tra Occidente e Oriente, sull‘ambivalenza dei rapporti e sui bisogni più carnali degli esseri umani. Senza fare spoiler è difficile rendere conto di questi meccanismi, ma per farti un’idea dell’atmosfera che si respira nelle pagine del libro, ti lasciamo due citazioni abbastanza esplicative:
“La rivoluzione ha fatto il suo tempo eh?” chiese. “Tentare di insistere equivarrebbe solo ad alimentare un mito?”
E ancora:
“Erano crollati imperi, erano stati ridisegnati i confini di stati sovrani. Ma tutto questo era laggiù, all’orizzonte. Io recitavo un dramma da camera in cui la macchina mi avrebbe lasciato… andare dove?”
Particolarità e difetti di un libro che non è per tutti
Come avrai ampiamente capito questo La costa dei barbari è un libro che non fa per tutti. Anzitutto se non ti piacciono i dialoghi lunghi, un po’ criptici e metaforici te lo sconsigliamo vivamente. L’incedere narrativo delle volte sembra non voglia andare a parare da nessuna parte e non è raro iniziare a chiedersi quando succederà “qualcosa”. Te lo diciamo senza mezzi termini, se non sei interessato ai discorsi politici sulle ideologie e ai rapporti che queste intrattengono con la personalità evita La costa dei barbari come la peste.
La sensazione, dopo aver finito il libro, è di aver vissuto sicuramente un’esperienza atipica e straniante ma che rischia di rimanere poco impressa nella memoria a causa della ridotta incisività. Come si è ampiamente capito la vicenda riguarda un’indagine su un personaggio e sui possibili collegamenti con i movimenti marxisti rivoluzionari. Il problema è che Mailer sembra non aver ben individuato i giusti tempi narrativi, scadendo forse troppe volte in dialoghi lunghi e complessi senza dotare La costa dei barbari di una storia con più mordente.