L’amore, quello vero, non muore mai…
Cari lettori di iCrewplay, in questi giorni mi ha fatto compagnia il libro di Valentina Cebeni, La collezionista di meraviglie, e senza pensarci troppo, ho deciso d’introdurlo, con la dedica scritta dall’autrice nel prologo del suo libro…
A chi sta cercando di ritrovarsi… e a chi non si è mai arreso…
Una dedica, a mio parere, bellissima, un messaggio su cui riflettere per l’attualità del pensiero e la consapevolezza di una stato d’animo che, in qualche modo, ci appartiene, in quanto elemento imprescindibile di un epoca che, con le sue contraddizioni, ci mette con le spalle al muro e non fa sconti a nessuno. In altre parole, a nessuno è dato di trovare sempre e comunque la sua verità. A volte va cercata anche in profondità perchè, celata agli occhi dalle sofferenze di altri, aiuta a capire cose di noi inaspettate, anche dolorose, ed è proprio allora che non bisogna arrendersi, dice la Cebeni, bisogna trovare il coraggio di andare fino in fondo…
La risposta è rinchiusa nella magica storia, fuori dal tempo, vissuta da Dafne, il suo personaggio principale, estremamente romantica e per questo all’apparenza delicata, fragile, ma forgiata nel carattere dalla presenza costante dei nonni a cui è affidata fin da piccola, dopo la morte della madre. L’inizio della storia ci fa conoscere una giovane adulta, alle prese con i piccoli e i grandi problemi della vita, il rapporto tormentato con Ettore, l’uomo sposato per il quale decide di andare via da Torralta, il paese d’origine, un sentimento che non le regala certo la serenità, sopratutto dopo aver scoperto di dover affrontare cure pesanti per un cancro al seno. Davanti all’egoismo di un uomo troppo preoccupato di rimettere insieme i cocci del suo matrimonio, Dafne sceglie di scappare e di ritornare nella quiete di Limonaia, la residenza di nonna Clelia e Violante, il nonno scomparso da poco a cui la giovane era particolarmente legata e dal quale impara l’amore per gli oggetti antichi.
“I sentimenti , angelo mio, le confidava il nonno, sono quanto di più prezioso abbiamo, e spesso li affidiamo a degli oggetti; che si tratti di una lettera di una poesia o di un fiore poco importa: non è il valore economico dell’oggetto a renderlo prezioso, quanto i sentimenti che esso rappresenta, che custodisce… E’ cosi che l’oggetto stesso smette di essere tale e diventa una particella d’amore, di magia. Il mio compito è quello di raccogliere tutto questo amore e di ridistribuirlo”
L’incontro fortuito con una zingara decisa a leggerle a tutti costi la mano, in qualche modo riporta Dafne indietro nel tempo, “tu sei infelice” le svela la zingara, “ma hai un dono, è rimasto dormiente ma ora sta ritornando. E’ qui!!” Tra i ricordi confusi dell’infanzia, infatti, le sensazioni strane e spiacevoli nello sfiorare il manico d’argento di un pettinino antico appartenuto alla nonna non l’avevano abbandonata, ma all’epoca, protetta dall’età, l’episodio fu strategicamente trascurato dai nonni e a Dafne non rimase che riporlo nel cassetto dei ricordi.
Comincia così il lungo viaggio della giovane, nel mondo magico dei ricordi, quelli sopiti e mai rimossi, indispensabili per arrivare alla verità, un viaggio difficile, tortuoso, ma necessario per scoprire aspetti di se stessa mai svelati e segreti nascosti dal dolore e dalla sofferenza provata nel portarli alla luce, dove le illusioni di un istante sono subito cancellate da dolorose delusioni.
Il ritorno a Torralta, in qualche modo, spinge Dafne a fare i conti con un passato sconosciuto, a sentire e provare spiacevoli sensazioni ma, nello stesso tempo, l’aiuta a ricominciare una nuova vita e a trasformare la bottega del nonno Violante in un “ospedale degli oggetti imperfetti”, sembra alla giovane, la prima vera occasione per ricominciare.
“…lei era nota per parlare con gli oggetti come aveva fatto con la borsa che portava a tracolla, un cuscino trasformato in un elegante bauletto antico. Il suo dono risiedeva nella capacità di percepire la storia degli oggetti dimenticati, rifiutati, lei che, spezzata dentro era in cerca di una seconda occasione…”
Con l’andare del tempo la giovane si ritrova, a fare i conti con le sue sensazioni e i suoi sentimenti. Le basta sfiorare un oggetto per comprenderne la storia, il suo profumo e il vederlo rivivere le da energia, sente l’amore di cui si circondava, lo stesso amore che avverte quando si ritrova tra le mani, un piccolo orologio antico custodito dal giovane Milan, uno sconosciuto sorpreso a dormire nella bottega abbandonata del nonno, un incontro che non sarà solo una coincidenza. Dafne prova sensazioni di gioia ma anche di grande dolore, sa che, per svelare il segreto nascosto della sua famiglia, deve partire proprio dal piccolo oggetto ritrovato in cui sono raffigurati i volti della Maria Elena, la sua bisnonna e di August, il giovane serbo di cui l’intensità si era innamorata.
“…Le bastò accarezzare i versi con la punta delle dita, per sentirli, per vedersi restituito il ricordo di un amore smarritosi fra gli scambi lungo i binari fra stazioni ferroviarie e luoghi dai nomi impronunciabili ,mentre le giornate trascorrevano tutte uguali nell’attesa che un pensiero di carta sorvolasse le trincee… Di quell’amore straordinario erano rimasti solo i ricordi e i silenzi…”
Il cammino verso la verità si rivela difficile, pieno d’insidie, per scoprire i risvolti tragici dei giovani innamorati Dafne è costretta a provare sensazioni che, inevitabilmente, si confondono con la realtà dove le promesse sono il più delle volte disattese e la paura d’amare vince sul desiderio di ricominciare. Dafne e Milan sono consapevoli del loro legame così come lo erano i loro bisnonni, ma questo non impedirà a lei di soffrire quando scoprirà che il passato del giovane serbo nasconde una donna e una figlia sconosciuta con lo stesso nome della bisnonna e capace, come Dafne, di parlare con l’aldilà. Tutte le speranze di ricominciare naufragano davanti ad una realtà così dolorosa e logorata da un ritorno della malattia, si arrende, ma l’amore di Milan e della sua bimba, con la complicità invisibile di Maria Elena e August, le ridarà la speranza per superare le difficoltà…
Cari amici, nonostante un’eccessiva ricerca lessicale nella descrizione degli ambienti e dei personaggi, il libro è senza dubbio, piacevole, e non posso non suggerirvi di leggerlo, per le sue verità nascoste, i segreti da svelare, l’illusione di amori ritrovati, le delusioni, il dolore per le sconfitte dell’anima, un puzzle di emozioni che mette in risalto la grande sensibilità della nostra scrittrice che in fondo, ci fa riflettere sull’amore che aiuta a non arrendersi, sull’importanza di condividere le difficoltà della vita, insomma, è come dire, l’amore vince su tutto, come Dafne e la sua bisnonna, capaci, ognuno nella propria dimensione e nonostante il destino a volte avverso, di ricominciare a vivere ma soprattutto di amare ancora.
Valentina Cebeni vive a Roma dalla nascita nel 1985, ma ha il mare della Sardegna dei suoi nonni nel cuore. Appassionata di storie sin dall’infanzia, ha un grande amore per la cucina, nato proprio per riscoprire i legami con le radici della sua famiglia. Tra i suoi libri ricordiamo L’ultimo battito del cuore (Giunti, 2013) e La ricetta segreta per un sogno (Garzanti, 2016). Nel 2018 ha pubblicato con Garzanti La collezionista di meraviglie.