Caro iCrewer ti ho presentato “Il Limpido Cerchio della Felicità” di Osho nella nostra rubrica Tre libri per Te, oggi ne te ne parlo più diffusamente. Non è stata una lettura semplice, ma ci sono alcuni passaggi che vale davvero la pena tenere a mente.
Nonostante Osho riprenda il pensiero e le riflessioni di Guru Nanak, un mistico indiano vissuto nel 1500, il libro è assolutamente attuale e mette in evidenza alcuni fattori che condizionano la nostra vita e i rapporti con gli altri e che ci portano a vivere chiusi nel nostro io, non considerando l’insieme e arrivando a compromettere l’esistenza stessa del pianeta.
L’obiettivo che Osho si pone con questo commento al canto sacro di Nanak (dalla tradizione Sick: il canto della sublime meditazione) è quello di risvegliare la consapevolezza, ritenendo che sia necessario e urgente dare una nuova e più giusta direzione alla vita di tutti noi, soprattutto per preservare il futuro dell’umanità.
Osho ha ripreso il messaggio di Nanak, liberandolo dalle specifiche idee e appartenenze culturali e religiose, per renderlo attuale e comprensibile all’uomo contemporaneo, ricordando che non è importante la forma o il rituale, ciò che conta è la ricerca del Vero: una ricerca consapevole e orientata all’unione con noi stessi, con gli altri e con l’universo che ci ospita.
Alle molteplici sollecitazioni che il tempo che viviamo ci propone e ci impone, Osho contrappone una scelta più complessa e faticosa ma sicuramente più appagante, che va al di là di tutte le conquiste materiali che possiamo ottenere.
“La nostra storia, dunque, rimane un’avventura di consapevolezza, presente in noi in forma di seme, e intrinsecamente protesa a dispiegarsi nella luce di mille soli che i mistici di ogni epoca e Paese hanno cercato di descrivere. E a ciascuno di noi spetta il compito di darle voce, spazio e vita!”
Uno dei messaggi che ho apprezzato di più e nel quale anche io credo molto, è questo: “Ogni volta che una persona fa qualcosa con tutto il cuore e con l’anima, quella cosa diventa il suo sentiero…Il problema non è ciò che fai, ma quanto di te stesso metti in quell’agire.
È proprio dall’esperienza di Nanak, dal suo perdersi, lasciando andare il suo ego, per poi ritornare con un’energia nuova, senza più forma ma semplicemente Essere, che nascono i suoi canti. Essi rappresentano la sua rinascita, il suo sentiero, la sua realizzazione.
L’ego, la nostra parte razionale, è ciò che ci impedisce di vedere al di là, il muro da scalare: abbandonandolo, oltrepassandolo è possibile scorgere la nostra anima, quel seme che aspetta solo di essere annaffiato e curato per germogliare.
Spesso passiamo la vita ad accumulare successi professionali, vestiti, soldi, ecc… senza mai sentirci soddisfatti, perdendo di vista ciò che conta davvero e quando ce ne rendiamo conto potrebbe essere troppo tardi.
“Ogni volta che fai un passo, te ne lasci alle spalle mille altri. Solo chi rimane immobile non ha bisogno di imporsi alcuna rinuncia; chiunque cammini dovrà orientare ogni suo movimento con massima consapevolezza e profonda comprensione”
Solo avendo una direzione, un percorso e un obiettivo che siano in armonia si può riuscire a conseguire l’equilibrio e il pieno governo del proprio essere. Questa è la differenza tra chi ha la capacità di governare se stesso, quindi chi è consapevole e chi, invece, è succube dei propri desideri. Per ottenere questa integrità occorre molta pazienza e capacità di osservazione.
Il libro è diviso in dieci capitoli nel quale Osho spiega il messaggio di Nanak. Ogni capitolo inizia con l’enunciazione del canto e poi il racconto di antichi aneddoti e il commento di Osho, che non è una semplice spiegazione: mentre leggi hai l’impressione che lui si stia rivolgendo proprio a te, ponendoti delle domande, cercando di farti riflettere, lasciandoti degli interrogativi irrisolti, ai quali puoi rispondere solo tu.
E un altro aspetto importante di questo libro, secondo me, è che il Dio che viene nominato è un’entità che non si va ad inserire in un contesto religioso predefinito, ma è un concetto molto più ampio e accogliente a cui tutti possono approcciarsi.
La meditazione, il concentrare la propria attenzione sulla verità che è dentro di noi, è, secondo Osho, lo strumento che ci consente di raggiungere la nostra essenza più profonda, per aprirci al divino e all’unione con ciò che ci circonda senza cercare di conquistarlo o di possederlo. Perché infondo questo mondo è solo un “ostello” del quale siamo ospiti.
Per concludere ho riflettuto sul titolo. Non ho trovato nel testo qualcosa che lo richiamasse esplicitamente e ho provato a dare una spiegazione: credo che Osho con la parola limpido volesse mettere in risalto la purezza della verità:, quando c’è verità non c’è sporco, c’è chiarezza, non ci sono dubbi; il cerchio è qualcosa che ha un inizio e una fine e la vita è così; Questo percorso quando è limpido, privo di fronzoli, orientato e equilibrato porta alla felicità. E credo che questo sia un messaggio importante per tutti.