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Recensione: Il destino ha le ali di carta, di Tor Udall

Donatella De Filippo 7 anni fa Commenta! 5
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Quattro personaggi e un unico destino nel libro di Tor Udall

Il primo aspetto che mi fa leggere un libro con serenità è la scorrevolezza dei dialoghi, la loro semplicità discorsiva, una descrizione dei luoghi e dell’ambiente facile da immaginare.  Mi aiuta, in qualche modo, a capirne i sentimenti, gli stati d’animo. In questo caso, non è stato per nulla facile mantenere la giusta attenzione. Probabilmente, l’aver usato per buona parte del romanzo, uno stile lirico e a tratti estremamente descrittivo, mi ha fatto perdere il senso della lettura ma soprattutto della storia. Ho avuto spesso la sensazione di dover riprendere i protagonisti e rimetterli al loro posto e quando ho chiuso il romanzo, ho pensato che, in fondo, le ultime 10 pagine contenessero l’essenza vera, il giusto contenuto del libro.

Il destino ha le ali di carta, (Garzanti), pubblicato nel 2018 ,in qualche modo, interpreta il desiderio della Udall, di manifestare l’idea che gli attimi, qualunque essi siano, devono essere vissuti, che l’anima non muore, ti permette di vedere al di là del terreno e che l’amore si trasforma ma non si arrende. I personaggi della scrittrice ruotano vorticosamente intorno a questo sottile destino che li unisce e li separa, ognuno reso quasi invisibile all’altro ma capace di percepire vibrazioni che solo l’infelicità ti permette di sentire e vedere.

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Sullo sfondo del Kew Garden, curato con amore da un giardiniere di nome Harry, ombra vivente del famoso giardino, s’intrecciano le vite di Jonah, un musicista che ai sacrifici di una carriera difficile ha preferito insegnare per dedicarsi al suo matrimonio con Audrew e Chloe, una giovane donna alle prese con le sue solitudini e un doloroso segreto, che nasconde costruendo splendidi Origami e rifugiandosi nel giardino botanico.

Dopo il suicidio della moglie, Jonah perde il contatto con la realtà, si chiude tra rapporti senza significato e una vita grigia. Alla continua ricerca di ricordi. E’ solito per questo, sedersi sulle panchine commemorative del Garden e il suo sguardo, spesso, cade su Milly una bambina che gira indisturbata tra i viali, quasi come fosse la sua casa, in compagnia dell’evanescente giardiniere.

Tra il reale e l’onirico, i quattro personaggi s’incontrano e si scontrano nei sentimenti e nelle nei ricordi. Jonah e Chloe tentano di ricominciare, ma i tentativi falliscono nella convinzione che vivere il presente sia la cosa migliore da difendere, senza accorgersi che le piccole abitudini  sono la via per per aprirsi a un a nuova vita. Anche le vite sospese di Harry e Milly, troveranno pace dove è giusto che l’anima dimori, ognuno con i propri ricordi cancellati dal tempo ma finalmente svelati.

Come ho anticipato all’inizio, rispetto alla poca scorrevolezza dei dialoghi, riconosco nelle intenzioni dell’autrice di spiegare che, in qualche modo, la sensibilità che nasce dalla sofferenza, renda l’uomo capace di guardare li dove per altri non è consentito, riuscendo così a materializzare un pensiero, perfino le sofferenze e i ricordi. Il lieto fine, senza dubbio, ripaga di tutto. La vita, in fondo è una ruota che gira e con essa i sentimenti che se, radicati e difficili da dimenticare, è giusto che vivano custoditi in una angolo del cuore, per essere pronti a  ricominciare.

E’ un libro ricco e pieno di significati ma il mio consiglio è di leggerlo senza interruzione e con molta calma, per non rischiare di ritrovarsi in un limbo d’immagini e concetti non sempre facili da comprendere.

Buona Lettura!

 

Tor Udall ha studiato teatro e cinema e ha poi fondato una compagnia di teatro-danza. Lavorato come regista, sceneggiatrice e perfomer. Nel 2018 ha pubblicato con Garzanti il romanzo Il destino ha ali di carta.

 

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