Un’altra indagine del Commissario Ventura
Ho voluto recensire questo libro, “Il cadavere del lago” di Danilo Pennone, edito dalla casa editrice Newton Compton Editore, dopo aver letto la segnalazione. Ecco il mio pensiero, dopo una lettura che mi ha molto appassionato.
Bello, dolce e amaro… ecco quello che ho pensato leggendo la parola “FINE”.
La bellezza è legata alla storia coinvolgente ed appassionante. I miei complimenti ad una scrittura sublime e con termini ricercati. Il testo è scorrevole, piacevole da leggere e coinvolgente tanto da farti immergere tra la fine di gennaio e la fine di marzo 2013 nella fantastica città di Roma.
La dolcezza è connessa ad alcune frasi che ho sottolineato piacevolmente. Ve ne cito una che mi è piaciuta particolarmente “La vita passa come un’onda, chi non ha il sostegno della fede può affogare solamente“.
L’amarezza è collegata alla realtà: purtroppo in alcuni casi chi indaga conosce la verità ed è costretto a “nascondere la polvere sotto al tappeto”.
Una nota negativa l’ho trovata nell’uso eccessivo di cognac e di sigaro da parte del Commissario Ventura, uno stereotipo ormai superato da molto tempo. Una citazione speciale a Crimbo, cane di razza spinone, fedele compagno del Commissario Ventura.
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Da appassionata lettrice ho apprezzato lo “sguardo” che ho potuto dare alla biblioteca del seminario apostolico d’Irlanda, descritta nel racconto come contenente più di ventimila volumi. Ammetto di aver cercato conferma della sua reale esistenza, purtroppo senza successo, perché mi sarebbe piaciuto ammirare quanto descritto.
Concludo questa recensione ringraziando Pennone, perché grazie alla sua cultura, ho conosciuto numerose parole a me poco note tra le altre, ad esempio, prillare, riferito a qualcosa che gira velocemente su se stesso; o il caratello, che è una botte di vino o di liquore; ho scoperto, inoltre, (dopo averlo cercato on-line) che le appendici poste ai lati del collo, per esempio nelle capre, si chiamano tettole.