Caro iCrewer eccomi finalmente a parlarti di questo libro, Frammenti di una mente immorale, scritto da Carmelo Panattieri e autopubblicato, che segnalai qualche tempo fa e la cui trama mi aveva davvero intrigata; chissà se l’attesa è stata all’altezza delle aspettative? Te lo racconto subito!
La sinossi parlava chiaro, il tema centrale del libro è la lotta interiore di Daniela, un’adolescente siciliana, alle prese con la sua fase di crescita (ha 19 anni) e con le contraddizioni tra la sua religione e la voglia di vivere, tra la moralità che gli è sempre stata imposta e che non la rende libera di vivere la vita, ma anche e soprattutto con la sua stessa personalità che non trova sollievo né nel bene né nel male. Un tema importante e delicato al tempo stesso, che l’autore decide di affrontare facendo parlare per tutta la durata del racconto la giovane protagonista in prima persona che, mentre racconta le sue esperienze fisiche ed emotive, ci trasporta nella sua realtà, quella di un paesino siciliano dove non soltanto lei ma tutti gli abitanti vivono la quotidianità all’interno di un contrasto perenne tra cultura, religione, dogmi e voglia di esprimersi in libertà.
Tutto molto interessante, parrebbe. Tanto più che alcuni passaggi mi avevano suscitato alcune riflessioni: l’autore, attraverso i frammenti mnemonici della ragazza, ci regala informazioni sparse che servono a ricostruire un intero puzzle, pezzi di uno specchio che riflette un certo tipo di società, quella dove vive Daniela ma, in fondo, quella dove viviamo tutti.
Se non che ad un certo punto, improvvisamente, la magia finisce. Così. Per colpa di un errore madornale che l’autore non è riuscito a correggere prima di mettere in vendita la sua opera. E qui si apre una parentesi che vale un po’ per tutto il mondo del self publishing: uno scrittore può essere davvero talentuoso e creare una storia meravigliosa, ma magari non possiede le capacità tipiche delle figure che si occupano di editing e correzione bozze, professionalità a mio parere troppo sottovalutate, e così il rischio è quello di offuscare in un paio di battute un talento anche vero e concreto.
“Mi sa che non ci sentiremo mai più” disse lui a voce bassa, come per rimarcare quelle parole, brevi semplici, ma così piene di malinconia. “Meglio!” ribattei caustica. “Il tumore è venuto fuori un’altra volta” rispose con un filo di voce e pianse. Gli era passato con la chemio dapprincipio. Prima era alle ovaie e ora al pancreas.”
Ecco, trovate l’errore, mi viene da dire. Stiamo parlando di un ragazzo che litiga con la protagonista, Daniela, e si stanno lasciando. Un ragazzo. Che ha il tumore. Mi fermo. Il primo che capisce cosa c’è che non torna vince una stretta di mano.
Andiamo oltre, forse lo spirito natalizio mi rende buona e comprendo che un errore può capitare a tutti, non è una bella cosa, ma succede. Gli spunti per un buon romanzo ci sono, sorgono alcune considerazioni e ci si pone delle domande. Non ho apprezzato molto, però, che in tutte le 180 e più pagine sia sempre la protagonista a parlare di sé, delle sue esperienze, dei suoi ricordi, delle sue paure, delle sue considerazioni… alla fine risulta un po’ pesante. Entrano in gioco altri protagonisti ma sono sempre figure a margine, colpevoli o meno di aver causato un qualche trauma alla brava ragazza che suona il pianoforte e vuole diventare, in fondo, una persona semplice e felice. Come tutti. Non mancano molteplici scene di sesso esplicito e racconti su video pornografici, quindi per questo motivo sconsiglio la lettura ai giovanissimi.
Soltanto rileggendo la biografia dell’autore e vedendo che è un pianista ho cominciato a collegare i puntini e a capire (o almeno a creare una mia personale teoria) come mai in tutto il libro vi sono continui errori… di persona. E mi spiego meglio: come abbiamo visto, la protagonista è una femmina, Daniela, e come abbiamo visto parla (sempre) lei in prima persona: in molti paragrafi cominciano a spuntare errori, dove il soggetto è lei ma l’oggetto del verbo diventa un lui, o viceversa; una confusione incredibile! Riporto un paio di esempi.
“Che sogno strano, un vero incubo! Quando andrò dalla psicologa, dovrò parlargliene. Prima devo riuscire a rispondere a quella difficile domanda: ero più soddisfatta (io) quando faceva (ma chi??) la parte passiva o attiva con (?) quella ragazza?” Se ancora non avete capito dallo stralcio, la storia è questa: Daniela ha esperienze omosessuali con una ragazza e la psicologa le chiede di capire quale parte (passiva o attiva) le piaceva di più in quel frangente. Ah, tra l’altro durante la storia l’approccio professionale di questa dottoressa è a parer mio anche poco verosimile, e non è un dettaglio da poco.
“Nessuno mi aveva mai apprezzato come volevo io. Nessuno mai aveva apprezzato i miglioramenti che avevo fatto negli studi del pianoforte in così poco tempo. Ero riuscito (!!!) a suonare il notturno opera nove, numero due, dopo un anno di pianoforte. Nemmeno il mio maestro forse mi aveva apprezzato così come volevo io, nonostante era felice (“fosse”, magari?…) che riuscissi a suonare quel pezzo.” Anche qui la protagonista è sempre Daniela, ma improvvisamente diventa un lui che suona il pianoforte….
Insomma, io credo che ci sia molto di autobiografico in questo racconto, che non sarebbe niente di male ci mancherebbe, ma forse l’autore si è lasciato trasportare troppo dai propri ricordi mentre stendeva la trama e ha fatto un po’ di confusione con il personaggio. LA personaggia.
Non mancano refusi sparsi qua e là, almeno nella versione digitale, e alla fine è davvero difficile riuscire ad apprezzare il talento, che indubbiamente l’autore possiede, dovendo lottare contro questi errori troppo continui e anche grammaticalmente gravi.