Ogni tanto è bello ritornare a leggere un romanzo dal sapore “antico”, un genere di romanzo in linea con l’epoca di riferimento, correva l’anno 1778, la cui trama cerca di porre l’accento e la critica, sulla cultura inglese del Settecento e la sua meschina ricerca dell’effimero.
Sto parlando di:
Evelina di Frances (Fanny) Burney
che è arrivato in Italia, rieditato, grazie al gruppo Fazi Editore.
Il romanzo, uscito in forma anonima alla sua prima pubblicazione nel 1778, è stato il primo e più noto scritto da Frances Burney, ed ha riscosso un successo inimmaginabile.
All’epoca in cui è stato letto per la prima volta, la forma epistolare che contraddistingue questo romanzo, avrà incontrato i suoi sostenitori, oggi potrebbe risultare un genere un po’ superato per chi non è avvezzo ad un simile linguaggio, ma vi posso assicurare che non toglie nulla alla fluidità del racconto e al sentimentalismo che permea ogni parola; dobbiamo solo calarci nei panni dei personaggi.
Mi piace qui riportare uno stralcio della lettera che dà inizio alla nostra storia e con la quale viene presentato quello che potrebbe sembrare “un problema”:
“Lettera I
Lady Howard al Rev. Mr Villars
Howard Grove
Esiste forse, mio buon signore, per un cuore amico evento più penoso della necessità di comunicare una notizia sgradevole? In effetti a volte è difficile decidere se è più da compatire chi deve riferire la brutta notizia o chi ne è il destinatario.
Ho appena ricevuto una lettera di Madame Duval: non sa assolutamente come comportarsi. Sembra desiderosa di rimediare ai torti fatti e tuttavia vorrebbe che il mondo la considerasse irreprensibile. Scaricherebbe volentieri su un altro l’odio di quelle disgrazie delle quali è l’unica responsabile. La sua è una lettera violenta, a volte ingiuriosa, e questo verso di voi!… Voi, verso il quale quella donna ha obblighi che sono addirittura più grandi delle sue colpe, ma è ai vostri consigli che attribuisce malignamente tutte le sofferenze della figlia oltraggiata, della buon’anima di Lady Belmont…“
Evelina, giovane fanciulla, nasce dal matrimonio tra Miss Evelyn (figlia di Madame Duval) con Sir John Belmont, un giovane molto dissoluto che aveva trovato fin troppo facilmente il modo di accattivarsi i suoi favori. – “Le promise di condurla in Inghilterra… lo fece… Oh, mia buona amica, conoscete il resto della storia! Deluso, a causa dell’implacabile rancore dei Duval, nelle sue aspettative sul patrimonio, con gesto infame bruciò il certificato del loro matrimonio e negò che si fossero mai sposati!”
Come puoi intuire, caro iCrewer, la giovane Evelina non ha avuto vita facile e il “reverendo”, che risponde a chi sollecita affinché la ragazza venga introdotta a Londra, non riesce a darsi pace per la sorte non benigna che aleggia intorno a questa… “dolce creatura assistita sin dalla primissima infanzia fino al sedicesimo anno di età; e lei ha ripagato le mie attenzioni con tanta generosità che, oggi, il mio più vivo desiderio si limita a consegnarla nelle mani di una persona che sia consapevole del suo valore e, a quel punto, abbandonarmi all’eterno riposo tra le sue braccia….Così è accaduto che l’istruzione del padre, della figlia e della nipote sia toccata a me. Che grandissima infelicità mi hanno causato i primi due! Se il fato della cara sopravvissuta dovesse essere altrettanto avverso, come sarebbe sventurata la fine delle mie cure… la fine dei miei giorni!
Anche se Madame Duval si fosse meritata la cura della fanciulla che reclama, temo che la mia fermezza sarebbe impari a una tale separazione; ma essendo quella che è, non solo l’affetto ma la mia stessa natura inorridiscono di fronte alla barbara idea di venir meno alla sacra fiducia riposta in me.”
Come si può notare Evelina è giovane ed ingenua, a causa della sua nascita, ha sempre vissuto i sui sedici anni isolata e appartata in campagna. Ma ora le cose stanno per cambiare: l’inesperta giovane, dotata di una mente virtuosa, di un intelletto coltivato e di un cuore sensibile, fa il suo ingresso “nella buona società londinese”.
Nonostante le umili origini e le ripetute e cocenti umiliazioni che la cosiddetta buona società le infligge, Evelina impara a districarsi nelle pieghe dell’alta società del diciottesimo secolo e, attraverso una serie di vicende comiche che hanno luogo tra Londra e la località turistica di Bristol-Hotwells, riesce a conquistare l’amore di un gentiluomo, Lord Orville, uomo nobile e saggio.
E come in ogni coppia che si rispetti, l’amore non è bello se non è litigarello; secondo te, caro iCrewer, quale potrebbe essere la famosa pietra dello scandalo? Quali le incomprensioni e i contrasti? Quelli che da sempre, apparentemente, sembravano essere alla base di un rapporto e cioè “il lignaggio inferiore a quello del suo innamorato”, “la vicenda intricata del riconoscimento legale dell’appartenenza di Evelina alla famiglia di Lord Belmont”; il non essere “in linea” con le pratiche del vivere mondano della “season” londinese.
Questo romanzo pur descrivendo l’ingresso della fanciulla in una società bigotta, snob, dedita agli eccessi dei modi e alle ambizioni sociali, ed esponendo la sua vulnerabilità ed innocenza femminile, ne delinea una personcina accorta e giudiziosa in netto contrasto con lo snobismo sociale e l’aggressione sessuale che tanto ruolo hanno nei luoghi pubblici, nei teatri ed in particolare modo durante i balli organizzati dall’alta società.
Frances Burney smaschera con ironia e lucidità, in questo libro, che in parte è storia d’amore romantico in parte romanzo di formazione di un’identità femminile, i pregiudizi e le convenzioni che dominano la buona società del diciottesimo secolo, affidando il compito allo sguardo ingenuo e alla sensibilità della protagonista, cresciuta nell’isolamento della campagna e inesperta dei costumi del bel mondo londinese.
Ora, ritorno nel presente, non senza prima essermi inchinata a questa donna, universalmente riconosciuta come una delle madri del romanzo inglese, autrice di quattro romanzi , otto pièce teatrali, una biografia e venti volumi di diari e lettere, che ha saputo mettere in ridicolo tutte le sciocche convenzioni che erano i pilastri della società inglese dell 18° secolo. A cui tantissimi scrittori si sono ispirati, tra cui Jane Austen e William Makepeace Thackeray.