Buongiorno iCrewer! La recensione di oggi riguarda il romanzo d’esordio di Stefania Milano, Le ombre del passato, edito da Elison Publishing.
È un libro che tratta temi forti e per questo non credo sia una lettura adatta proprio a tutti. O meglio, penso sia necessario essere ben consapevoli di cosa possiamo leggere senza rischiare di stare male.
Detto ciò, prima di passare a trama e recensione, mi sento di fare un disclamer: la mia opinione riguardo questo libro è alquanto… problematica.
Un anticipo di trama
Clara è la protagonista di questo romanzo, e si può dire che per lungo tempo non abbia conosciuto la pace e la serenità. Sin da piccola è stata violentata e seviziata da svariati uomini, compreso suo padre, e ignorata da tutti coloro che conoscevano la situazione.
L’unico spiraglio di luce nell’incubo che era la sua vita è stato l’amicizia con Roberta, un’anima gentile che l’ha sempre sostenuta. Quindi, nel momento in cui la ragazza propone a Clara di andarsene lontano e ricominciare da capo, la risposta è semplice, immediata.
Tuttavia, il destino sembra avere in serbo altri piani e proprio quando Clara si crederà ormai al sicuro, donna in carriera e di successo, tornerà a bussare alla sua porta. Cosa accadrà?
Recensione di Le ombre del passato di Stefania Milano
Come ti dicevo in apertura di articolo, caro iCrewer, non so bene come approcciarmi al libro di Stefania Milano.
Confesso di sentirmi alquanto confusa, a tratti basita e orripilante da alcuni aspetti del romanzo. Proverò ora a spiegarti le motivazioni che stanno alla base di questa affermazione, fermo restando che – come sempre – si tratta della mia opinione personale.
Le ombre del passato tratta temi davvero forti e molto importanti: pedofilia, abuso sessuale, violenza domestica fisica e psicologica, abuso sul posto di lavoro, omertà, in alcuni passi vengono citati bulimia, anoressia e pensieri suicidi, il tutto condensato in poco più di cento pagine. Va da sé che la frequenza con cui vengono descritte scene forti è molto alta – quindi se anche solo uno di questi argomenti rischia di farti stare male, ti sconsiglio onestamente questa lettura. Non c’è nulla che venga prima della propria salute fisica, mentale ed emotiva.
Questa successione di eventi traumatici a rotta di collo si somma, purtroppo, con uno stile che presenta svariati passaggi in cui non fila tutto liscio come l’olio: ci sono parecchie ripetizioni; errori che sembrano sviste in fase di revisione (“A Clara vide le parse di vedere” o “percorse il lungo il piccolo corridoio“); qualche improprietà di linguaggio e alcune disattenzioni grammaticali.
Vorrei che i problemi di forma che ho riscontrato – mi raccomando, ricordiamoci sempre del carattere soggettivo della faccenda, per favore – si fermassero qui, ma a malincuore devo ammettere che non è così. Ci sono svariati passaggi che non mi sono chiari e anche dopo una seconda rilettura non hanno magicamente acquistato senso.
Ti faccio un esempio, che non è soggetto ad allerta spoiler: a un certo punto Clara, la protagonista, sta ammirando un quadro, i cui soggetti sono “dipinti in modo strano: i loro corpi e i loro volti erano sfocati, privi di occhi“, solo che poi si passa alla descrizione dettagliata di tre figure in particolare, e si parla del loro sguardo! Ma se non hanno gli occhi, com’è possibile che rivolgano lo sguardo da qualche parte? Senza contare che Clara identifica la fisionomia di un soggetto del dipinto come somigliante a quella di un personaggio che in quel preciso momento della trama non dovrebbe aver ancora incontrato.
Con il proseguire del racconto poi, ho avuto l’impressione che Stefania Milano volesse inserire ulteriori eventi traumatici avvenuti nell’infanzia di Clara, ma considerando che nella narrazione di quel periodo non li ha mai citati, mi sono trovata un po’… spaesata? Perplessa? Sinceramente ho capito poco anche l’elemento soprannaturale.
E il racconto cornice non ha di certo chiarito i miei dubbi, semmai ne ha aggiunti di nuovi. L’unica spiegazione che potrei trovare al riguardo è inserire Le ombre del passato all’interno di quella che sarà una serie, ma visto che non mi pare che ciò sia specificato da nessuna parte…
E ora mi permetto di aggiungere una riflessione personale, che non vuole essere un attacco all’autrice o al suo lavoro. Tuttavia, trovandomi nella posizione di recensire Le ombre del passato, seppur con qualche remora, ho deciso di scrivere questo commento, perchè mi sembrava giusto. Non sarei stata coerente con me stessa in primis, se non ti avessi esposto, iCrewer, un aspetto del romanzo che mi ha raggelato, oserei dire.
Fermo restando che si tratta – spero – principalmente di un’opera di fiction con intenti di denuncia sociale, non mi è piaciuto per nulla come è stato affrontato il tema della violenza sul posto di lavoro – non che leggere le altre atrocità a cui è stata soggetta la protagonista mi abbia orripilante meno, sia chiaro. Non ho potuto fa a meno di chiedermi il senso di una frase come “Il fatto che lui abbia tentato di violentarti o che in qual modo ti abbia turbato non significa che non lo abbia fatto per amore” (pagina 88 del Pdf di lettura che abbiamo ricevuto dalla casa editrice), riferita appunto a un tentativo di violenza.
Forse aveva uno scopo nella trama, forse rientra nelle corde del personaggio che la pronuncia, il quale si è sempre dimostrato più veloce a sminuire questi atti orrendi, piuttosto che supportare la vittima e convincerla a denunciare, ma, mi domando, era veramente necessario scriverla? In un momento storico come questo, in cui sono ancora vergognosamente troppi i casi in cui la vittima viene colpevolizzata, o ridicolizzata, o non presa sul serio, serviva davvero scrivere una cosa del genere? Forse c’era un sottotesto che io non ho colto, ma mi disgusta leggere la parola amore associata a violenza. Sopratutto considerando che questo tipo di approccio non si limita alla singola frase che ti ho riportato.
Mi dispiace se le mie parole potranno sembrare dure e taglienti, ma credo fermamente che un libro (o un film, un discorso, un quadro, qualsiasi cosa), a maggior ragione se “vuole sgretolare gli spessi muri dell’omertà che creano una prigione da dove le vittime non riescono ad evadere“, come si legge nella biografia di Stefania Milano a fine romanzo, non dovrebbe contenere affermazioni del genere.