La prima cosa che ho imparato in questo mondo è stata che ero sola e invisibile. Poi ho capito che non lo ero. Tu non sei soltanto il mio porto nella tempesta, […] Tu sei il mare e il sale scuro e scintillante, […] Sei il banco di pesciolini d’acqua dolce attraverso cui passiamo. […] Sei i cieli viola, la pioggia che schizza sulla sabbia finchè quasi non diventa fango, e sei la luce che arriverà. [… ]Sei le conchiglie, quelle sottili e perlacee che quasi ti si frantumano in tasca e quelle grandi e blu, affilate come ruvidi coltelli. […] Sei l’aurora che fa scomparire il buio fino a quando la sabbia scintilla… […]
Comincio così la recensione di Due donne alla Casa Bianca di Amy Bloom, tradotto in italiano da Giacomo Cuva, Fazi Editore, in libreria dal 29 Agosto 2019: comincio riportando il testo dell’ultima pagina del libro. Una pagina scritta in un linguaggio poetico che riassume un amore totalizzante. Ed è proprio d’amore che parla tutto il romanzo, un amore nascosto agli occhi del mondo, perchè agli inizi del Novecento l’amore fra due donne avrebbe fatto scandalo, a maggior ragione se le donne in questione rivestivano ruoli sociali di una certa importanza. L’amore però, quello vero che sia omo o etero-sessuale, è difficile da nascondere e le protagoniste del romanzo di Amy Bloom, lo sanno bene.
A proposito delle protagoniste, l’autrice ha avuto la bella pensata di coinvolgere persone realmente esistite e certamente, non le prime che le sono venute in mente, ma addirittura una delle protagoniste, è stata una delle first lady più amate e ricordate dalla storia americana, Eleanor Roosevelt, moglie di uno dei presidenti statunitensi più importanti e carismatici, Franklin Delano Roosevelt. Una storia che potrebbe avere un fondo di realtà, perchè se la stessa Amy Bloom afferma nella nota finale del romanzo: ho lavorato basandomi su particolari e fatti di geografi, cronologia, abitudini e su libri scritti da storici. Ciò detto si tratta di finzione, da cima a fondo… il lettore è autorizzato a pensare: è un modo elegante per dire che potrebbe essere tutto vero?
Il romanzo ha un’ambientazione in periodo bellico, 1945, quando l’America, prima della vittoria, assiste alla morte dell’amato presidente Roosevelt. Eleanor Roosevelt, vedova del presidente e Lorena Hickok, giornalista e scrittrice, si rivedono dopo anni di separazione e ritrovano l’amore e la passione che le lega da tanto tempo: il loro amore è stato nascosto, ma non segreto, accettato tacitamente da tutti, marito compreso che da parte sua, non disdegna affatto belle e brave distrazioni. Praticamente la coppia Eleanor e Franklin Delano Roosevelt, nel romanzo è descritta come quella che oggi si definirebbe una coppia aperta!
Le due figure femminili protagoniste di Due donne alla Casa Bianca, sono ben delineate caratterialmente e, se pur diverse tra loro, hanno in comune l’intelligenza, l’apertura mentale, la passionalità, la tolleranza: sono ciò che si può determinare come il completamento l’una dell’altra o la metà perfetta della mela. L’affinità elettiva tra le due donne, va al di là di quello che hanno in comune, diventando incastro perfetto, tanto che il loro amore dura una vita intera e resiste ad ogni altra relazione che ambedue non disdegnano e alla lontananza, spesso cercata e voluta. Gli altri personaggi, sono poco descritti o solo accennati, sono solo un contorno alla relazione, a parte il marito-presidente che è tratteggiato come un uomo freddo, spregiudicato, a tratti scostante nei confronti della moglie ma sensibilissimo all’avvenenza femminile e, a sua volta, carico di fascino e carisma in grado di mietere parecchie vittime.
Lo sfondo della vicenda è tutt’altro che chiaro e definito: sappiamo che storicamente, gli anni ’30 e ’40 furono anni difficili, sfociati nella Seconda guerra mondiale ma Amy Bloom non li prende in considerazione, avvolge tutto in una nuvoletta sospesa nell’aria dove c’è posto solo per Eleonor, Lorena e la loro passione. Inoltre il continuo andare avanti e indietro nel tempo, tramite i ricordi della voce narrante (Lorena Hickok), il racconto è infatti tutto in prima persona, rischia di creare confusione nel lettore che si trova sbalzato dal passato al presente e poi ancora dal passato-trapassato al presente, senza sapere bene in quale epoca si svolgono i fatti, malgrado le date che l’autrice mette ad ogni inizio capitolo. La narrazione, quindi non è lineare e qualche difficoltà nella comprensione ci può essere. Direi che questa risulta essere una grossa pecca del romanzo, non so quanto dovuta all’autrice o alla traduzione di Giacomo Cuva. Bisogna sempre tenere presente che una traduzione può o meno rendere giustizia alla storia in lingua originale.
Il tema dell’amore saffico nel romanzo è però trattato con delicatezza, senza mai scadere nel volgare e nel suo insieme la storia è senza dubbio singolare. Poetica e struggente la conclusione che, a mio avviso, vale tutto il romanzo e che l’autrice, con un altro salto nel tempo, imposta nel 1962, di cui ti ho riportato alcuni passaggi all’inizio.
Amy Bloom, nata nel 1953, è autrice di tre romanzi, un libro per bambini e una raccolta di saggi. Molto apprezzata dalla critica, è stata finalista al National Book Award. I suoi racconti sono apparsi sul The New Yorker. Insegna scrittura creativa.