Dove volano gli asini è il romanzo d’esordio di Federica Fusco, giornalista de La Stampa: un libro dove realtà e fantasia si fondono, trascinandoci in un viaggio in Africa all’insegna della magia e della musica
Ci sono libri che ti affascinano e catturano fin dalle prime righe. Sono libri che non hanno bisogno di grandi cose, non di una storia mirabolante, non di personaggi rocamboleschi. Sono libri che ti seducono con la loro semplicità, con la potenza delle loro immagini, e che ti fanno alienare momentaneamente dalla realtà, dalla frenesia del mondo esterno, per trascinarti in una dimensione parallela, fantastica ma, allo stesso tempo, incredibilmente reale. È quello che mi è successo leggendo Dove volano gli asini, romanzo d’esordio di Federica Fusco. Forse per la semplicità lineare con cui narra la sua avventura, perché avventura voglio chiamarla, o forse per via dei suoi incontri con personaggi straordinari e quasi magici. Le sensazioni che ho provato leggendolo sono le stesse di quando ci risvegliamo da un lungo sogno, uno di quelli complicati, dove il nostro inconscio dà il meglio di sé, confondendo tra loro persone vecchie e nuove, luoghi passati e presenti, storie vissute e storie inventate. Esattamente come succede all’autrice, tutto mi sembrava “così familiare”. Nonostante le ovvie differenze, leggendo questo romanzo non ho potuto fare a meno di pensare ai fumetti di Hugo Pratt, alle avventure così belle eppure così assurde di Corto Maltese, a quei personaggi indimenticabili che di tanto in tanto ti tornano in mente.
Tutto nasce da un viaggio verso l’Africa orientale, nella città di Addis Abeba, in Etiopia.
Una ruga, una riga. Una piaga, una piega. Una sorte, una sorta di viaggio al di là del mondo, al di là dell’Occidente, al di là del nostro credo. Questa è l’Etiopia, con le sue contraddizioni, la magia, il casino. Un passato mezzo italiano e un presente mezzo morto.
Partita come addetta stampa per pubblicizzare la notizia dell’inaugurazione di una scuola costruita con i fondi raccolti dal Progetto Etiopia Onlus Lanciano, Federica Fusco racconta, in realtà, molto di più. Nel suo viaggio verso il piccolo villaggio di Agamsa incontra persone di tutti i tipi, ascolta storie surreali, raccoglie tradizioni e superstizioni, affronta in prima persona la febbre degli spiriti. Nel suo racconto di realtà e fantasia, visitiamo l’Etiopia sotterranea, quella che non si percepisce immediatamente, ma solo grazie a una sorta di quinto senso e mezzo, come quello di Dylan Dog. È l’Etiopia vera quella che vediamo, poco importa che le cose narrate siano vere o meno.
Incontriamo Samar e ascoltiamo rapiti la sua storia e continuano a tornarci in mente le sue parole, che suonano quasi come una profezia: “Non uscire, potrebbe mangiarti una iena, iena, iena”. Assistiamo alla danza ipnotica di Evale, sentiamo in lontananza le note di Fabrizio Bosso e Luciano Bondini, rispettivamente tromba e fisarmonica.
Intorno c’è tanta gente: chi balla, chi batte le mani a tempo, chi invece, per tenere il tempo, batte un piede. C’è un mischione di suoni e culture. Applausi e stupore. Applaudire è un gesto universale. Come dare un bacio. Non ci avevo mai pensato.
La narrazione
A Federica Fusco piace molto giocare con le parole; gioca con i loro suoni, sperimenta con le loro somiglianze e con le loro differenze, ricerca rime e sonorità particolari, trascrive rumori. Sembra quasi che, mentre scrive, assapori le parole. Questo si nota fin dalle prime righe di Dove volano gli asini. In meno di 100 pagine, ci troviamo catapultati in Africa, un’Africa particolare, magica, per alcuni versi surreale. Surreale è anche il viaggio che facciamo, a fianco dell’autrice. Esploriamo le città, camminiamo per i mercati, ci sembra quasi di veder ballare davanti ai nostri occhi l’ipnotica Evale, mentre si muove sinuosa davanti al fuoco. Veniamo avvolti dai rumori e dalla massa caotica dei mercati, sentiamo gli odori delle spezie. Contemporaneamente, entriamo anche nella testa dell’autrice, le leggiamo dentro. Il suo romanzo non è un semplice diario di viaggio, quanto più una raccolta di momenti, di ricordi, di immagini, di fantasie, di sensazioni.
Alla narrazione, si accompagnano anche alcune foto, scatti immortali che coronano alla perfezione questo viaggio così colorato, strampalato e magico.
In conclusione,
un romanzo da leggere tutto d’un fiato, immergendosi e trattenendo il respiro, per partire per un viaggio intimo e quasi spirituale in quella che è la vera essenza dell’Etiopia.