L’indagine giornalistica che ha contribuito a catturare il Golden State Killer
Caro iCrewer, se hai aperto questa pagina nella speranza di trovarci la recensione di un thriller cupo e avvincente, sono spiacente di darti una delusione. La mia ultima lettura non è stata un romanzo, bensì un’opera di non-fiction, cioè di un testo che tratta fatti realmente accaduti ma che non rientra nella saggistica. Dieci brutali delitti è infatti un reportage della giornalista Michelle McNamara sugli efferati crimini del Golden State Killer, stupratore e omicida seriale che terrorizzò la California fra gli anni ’70 e ’80. Il volume è edito in Italia da Newton Compton.
Non è stata una lettura semplice e che raccomanderei a chiunque. Il primo motivo è che, trattandosi di cronaca nera, una persona facilmente impressionabile può restare sconcertata dalle descrizioni dei reati. Io stessa ammetto di aver avuto più di un momento di sconforto leggendo le scene di stupro, nonostante io sia un’amante del genere thriller e che non mi tiri indietro davanti alle parti più scabrose. D’altronde, questo è il funzionamento della mente umana, nel particolare la mia: finché si tratta di finzione, posso digerire di tutto, ma quando sono consapevole che ciò che leggo o vedo è accaduto davvero o che potrebbe succedere, divento più vulnerabile. Tutta colpa della fervida immaginazione e dell’alta capacità empatica che mi ritrovo.
Il secondo motivo della mia difficoltà di lettrice sta invece nello stile usato dalla scrittrice: nonostante la McNamara abbia cercato di dare colori e impressioni alla narrazione, è evidente il taglio giornalistico del reportage. Per chi non apprezza questo tipo di scrittura, che è solitamente asciutto e che dà grande risalto alle descrizioni, è facile trovarlo pesante e di conseguenza annoiarsi. Personalmente, questo è stato il mio caso.
Sulla trama invece non posso dire molto: non essendo materia di finzione, non posso giudicare il contenuto della narrazione. Il libro ripercorre le indagini di Michelle McNamara, la quale curava un blog su crimini irrisolti, True Crime Diary, e che aveva dedicato tutta la sua vita allo smascheramento del Golden State Killer, imputato di almeno cinquanta stupri, oltre centoventi furti e dieci omicidi compiuti nel corso di un decennio.
Purtroppo la McNamara è venuta a mancare nel 2016, prima che ne completasse la stesura, e sono stati il marito Patton Oswalt, noto attore comico, e alcuni suoi fidati collaboratori a tirare le somme delle sue ricerche in maniera frettolosa e frammentata. Ho trovato i capitoli così raffazzonati frustranti da leggere, perchè avrei voluto avere qualche dettaglio in più sulle ricerche. Tuttavia comprendo che non sia stato semplice prendere in mano il lavoro altrui e che Oswalt abbia fatto il possibile per pubblicare I’ll Be Gone in the Dark (questo il suggestivo titolo originale) due anni dopo la morte della moglie.
Nonostante il tragico destino della McNamara, l’attenzione mediatica che questa giornalista di cronaca nera aveva riversato sul Golden State Killer, non solo in vita ma anche con l’uscita postuma della sua inchiesta, ne ha permesso la cattura nell’aprile 2018. Un lieto fine dunque, a cui la sua più fervente promotrice non ha potuto assistere.
Caro iCrewer, se sei anche tu un criminologo incallito come lo era Michelle McNamara, ti consiglio di leggere Dieci brutali delitti per conoscere uno dei più famigerati mostri degli anni ’80.
«L’assassino non identificato sta sempre a girare il pomello dietro una porta che non si apre mai. Ma il suo potere svanisce nel momento in cui la sua identità viene svelata.»