Perché essere donne significa essere sempre allegre anche senza nessun apparente motivo…
Quando inizi a leggere un libro, già dalle prime righe, prendi subito contezza del fatto che l’empatia con il protagonista (o i protagonisti) potrebbe non essere una cosa immediata: potrebbe crearsi sin da subito, quel legame empatico che senti come reale, o potrebbe nascere nel corso della storia, o potrebbe, addirittura, non arrivare per nulla; leggendo un libro capisci, altresì, se la lettura ti appassionerà a tal punto da farti divorare le pagine una dietro l’altra o se, al contrario, ti trascinerai pagina su pagina, quasi si trattasse di portarti sempre appresso dei pesi, augurandoti una svolta, un colpo di scena qualsiasi, che siano capaci di destare il lettore che è in te. Quello ho provato io, quando ho iniziato a leggere questo libro di Rossana Campo, Così allegre senza nessun motivo, è stata l’intuizione, già dalle prime battute, di avere fra le mani un libro particolare, ma al tempo stesso significativo: a priori possiamo dire che è un libro tutto al femminile, che ruota attorno alla vita di un gruppo di donne, molto amiche – e molto unite –, alle loro vicissitudini, alle loro diversità caratteriali, al loro essere così eterogenee fra di loro, ognuna con il proprio pensiero, il proprio trascorso e la propria identità, ma talmente coese da saper fare scudo tra di loro e che hanno saputo combattere ed affrontare la vita a testa alta.
Già per il solo fatto che questo romanzo nasce dalla penna di un’autrice donna e che narra di donne fa sì che ai miei occhi acquisisca quel quid in più (probabilmente in una vita passata devo essere stata una femminista convinta, una di quelle che ha sempre creduto nella superlativa forza interiore, ed esteriore, delle donne rispetto agli uomini); tra l’altro si tratta di donne che, chi per un verso, chi per un altro, hanno dovuto affrontare momenti particolari della propria vita, donne che si sono fatte da sole e che trovano, l’una nell’altra, quella forza e quel sostegno di cui hanno bisogno.
Ci troviamo nella città che, per antonomasia, è la più romantica in assoluto: Parigi, quindi la Tour Eiffel, gli Champ Elysees, il profumo delle baguette, i multicolor macarons… qui troviamo un gruppo di amiche, non più giovanissime e francesi solo per adozione, appassionate lettrici che decidono di creare un loro club personale – e ristretto – del libro, dove la conditio sine qua non è quella di leggere solo e soltanto libri scritti da autrici femminili, che narrino storie di donne e che, in qualche modo, tali storie si possano intercalare nelle loro: per intenderci che le storie narrate nei libri letti si rispecchino in quelle nostre donne. E così nascono le Chiennes Savantes dove troviamo Patty, Sandra, Manu, Lily, Alice e Yumiko, che con l’Italia hanno comunque un legame. Decidono di incontrarsi periodicamente, per delle cene letterarie, a turno a casa di ognuna di loro, ove tra prelibatezze culinarie e calici di buon vino, si lasceranno andare, saranno solo loro stesse con le loro preoccupazioni, le loro gioie e i loro dolori, i loro pensieri che si diffonderanno apertamente come api che sciamano alla ricerca del dolce nettare, senza pudore, senza paura: quella paura di essere giudicate o tacciate di dire e/o fare la cosa sbagliata.
E qui, caro iCrewer voglio terminare, volutamente, la disamina della trama, lo so, non è molto ma ti ho dato degli ottimi spunti e dei succulenti indizi per andare avanti nella lettura; come sempre il mio intento è quello di incuriosirti, quello di spingerti a leggere tu stesso questo romanzo, per scoprire cosa accadrà a questo gruppo di donne e, in particolare, ad una di loro: Patty, e, ti posso assicurare, che quando leggerai la sua storia ne resterai colpito, proprio perché è una storia che forse non capita spesso di leggere nei romanzi, ma è la storia di molte donne, le quali, magari, leggendo questo romanzo si troveranno a pensare “Ecco, è proprio ciò che è successo a me!” e magari troveranno quel coraggio che forse è sempre mancato, avranno la forza di abbracciare quelle scelte, quelle decisioni che sono sempre pesate come macigni.
Patty, la nostra protagonista, nonché voce narrante di questa storia, ha origini interamente italiane, e ci racconta non solo la sua storia, ma anche quella delle sue amiche: è una donna nei cui confronti la vita non è di certo stata sempre generosa, si è trovata spesso dinanzi a situazioni delicate e difficili che, alle volte l’hanno riguardata in prima persona ma che, altre volte, hanno riguardato persone a lei molto care. E’ una donna forte, che si è sempre rimboccata le maniche e mai data per vinta, nonostante le titubanze e le paure è sempre andata avanti a testa alta senza piangersi addosso o stare lì a leccarsi le ferite, come forse, altre donne, al suo posto avrebbero potuto fare. E’ molto riflessiva, sembra avere sempre la soluzione a portata di mano ma in realtà non è così, cela le proprie fragilità con una apparente forza; la sua vita è stata segnata dal suo passato, e l’abbandono della madre di certo non le è giovato «Ho pensato a mia madre. Oggi mi avrebbe detto qualcosa tipo, Pat, sei carina quando vuoi, perché non ti metti una gonna una volta tanto, qualcosa di più femminile, invece dei soliti jeans? Poi mi avrebbe sorriso con quell’aria strafottente, incazzata e delusa che aveva spesso.»
Il libro si divide in 35 piccoli capitoli, senza titolo, ognuno dei quali racconta, alternandosi, la storia di Patty, e quella delle sue amiche: il rapporto tra queste viene descritto, e vissuto, prettamente alle cene organizzate e volte alla disquisizione del libro letto. Sono cene molto colorite, dove le voci delle donne si sovrastano, si rincorrono, si inseguono, e devi fare attenzione a chi dice cosa e a chi lo dice. Questo perché, i dialoghi, sono riportati in forma indiretta, non sono distinti dai classici segni d’interpunzione, ovverosia dalle note virgolette che segnano l’inizio e la fine di un discorso, propriamente detto, diretto. E’ la nostra Patty a raccontarci i discorsi, e questo modo di esprimerli diventa molto intimo, molto personale, come se fosse una conversazione tra noi e la protagonista, quasi fossimo lì e lei ce lo stesse raccontando.
Uno stralcio di conversazione te lo renderà più chiaro
«Non posso crederci! (Alice)
Che roba è? (Yumiko)
Leggiamo ancora queste stronzate? (Lily)
Bè, non tutte le donne, vogliono sperare, ma molte se la pappano eccome. Volete la frutta o la tarte Tartin o tutt’e due (Sandra)
Porta tutto, fa Alice
Perché ci piace questa roba? (Amanda)
Che cosa la tarte Tartin?
No, questa spazzatura di libri.»
Ecco, tutti i dialoghi sono riportati così: all’inizio ti sembra strano, quasi ti confonde, questo intreccio di dialoghi, questo vociare (sì, perché quasi ti immagini vividamente queste donne che chiacchierano animatamente), man mano che procedi nella lettura, però, ti abitui, e lo trovi, come detto familiare.
Nel libro, inoltre, sono spesso riportate espressioni in lingua madre, francese, e alle volte non sono tradotte, quindi, chi non mastica un po’ di questa suadente lingua può non comprendere nell’immediatezza cosa sia stato detto.
Il linguaggio utilizzato è diretto, spiccio, non vengono lesinate espressioni colorite ed improperi, niente di articolato o particolareggiato, è un linguaggio che ti arriva dritto come un treno. Anche le scene intime, quando vi sono, sono descritte in maniera esplicita, nero su bianco: l’autrice, però, non si dilunga su queste, vengono descritte in quell’istante, brevemente ma intensamente.
Un aspetto che ho molto apprezzato, e che ha reso ancora più naturale il senso discorsivo indiretto del libro, è la capacità dell’autrice di far passare i discorsi delle donne da un argomento all’altro, anche totalmente diversi tra loro, ciò accade, in particolare, durante le cene letterarie delle stesse, un esempio potrà farti toccare con mano ciò che voglio dirti
«Il libro che volevo leggere insieme a voi parla proprio di questo, è un classico degli anni settanta, Gin/ecology della grandissima Mary Daly.
Mai sentito, dice Amanda.
Mary Daly ci guiderà, dice ancora Manu.
Noi restiamo zitte, in attesa.
Sandra dice, Aspetta aspetta, porto in tavola la soupe à l’oignon, è pronta.
D’accordo.
L’odore invernale e dolce della zuppa di cipolle si diffonde fra noi, siamo pronte per ascoltare Manu. Lei continua, Mary Daly parla del ginocidio.
Vuoi dire genocidio, fa Lily.
No, ginocidio, il massacro delle donne a opera dei ginecologi. Specie per quanto riguarda la menopausa.
Mmm… questa zuppa è eccezionale, dice Amanda. Bravò Sandrà!
Ecco, questo modo di passare da un discorso all’altro, a mio modesto avviso, rende tutto vivace, e si rifà quanto detto paco prima: ti sembra quasi di sentirle, di vederle, mentre parlano, si scontrano sui vari giudizi, ridono: ritengo che non sia facile costruire in tale maniera un dialogo tanto da farlo apparire totalmente naturale.
La storia tiene un ritmo costante, soprattutto all’inizio, al capitolo 11 iniziano le digressioni di Patty in quella che è stata la sua vita passata in relazione ad una determinata persona che ha avuto un ruolo fondamentale nella sua vita, e che le ha lasciato un segno, uno di quelli che sono destinati a rimanere per sempre incisi nel tuo cuore ed ancorati nella tua vita. Da questo momento la vita della nostra protagonista inizierà ad essere costellata di eventi nuovi e unici che si susseguiranno uno dietro l’altro: è come se il libro prendesse ad andare più velocemente.
Chi sarà questa persona che Patty non ha mai dimenticato? Che ruolo ha avuto nella sua vita? E perché adesso si ripresenta?
La vita di Patty, ad ogni modo, è costellata di persone che, per un motivo o per un altro, ci fanno capolino, alcune di queste assumeranno un’importanza specifica, altre, invece, saranno solo di passaggio; ci sarà anche una persona che si affaccerà nella
sua vita, una ragazzina che Patty stessa soprannominerà Lady Sadness, per il suo modo di essere così solitaria e così indifferente a tutto ciò che le sta intorno, di sapersi chiudere nel suo mondo facendo finta che attorno a lei ci sia solo lei e nessun altro.
«Ho avuto una sensazione strana, come se dovessi fare qualcosa per lei, prendermene cura» perché ha questo impulso nei confronti di una ragazzina che, in fin dei conti non conosce e che incontra per caso?
Nel romanzo, mio malgrado, ho ravvisato qualche refuso, qualche espressione che, a mio modesto avviso, poteva essere articolata meglio, così come ho notato che di sovente, a seguito del classico punto di domanda, meglio noto come punto interrogativo, la prima lettera che segue non è maiuscola, e questa è una cosa che ho riscontrato, come detto, parecchie volte; così come, ho altresì constatato che dopo il classico punto a chiusura del discorso, sempre la prima lettera non viene scritta in maiuscolo; ancora, altre volte dinanzi ai nomi femminili viene messo l’articolo determinativo.
Il personaggio che ho maggiormente apprezzato? Potresti pensare si tratti di Patty, donna forte e indipendente che non ha mai abbassato la guardia e non si è mai lasciata andare, una donna che ha sempre trovato la forza di andare avanti nel suo loquace silenzio. In realtà, il personaggio che ho più apprezzato è Linda, personaggio chiave e che tutto è tranne che secondario, una ragazza anche lei molto forte e che dietro la propria spavalderia nasconde il proprio turbamento d’animo, una ragazza diventata poi una giovane donna la cui storia, raccontata in ultima battuta, di sicuro ti lascerà di stucco.
A chi consiglio la lettura di questo libro? Sicuramente a tutte le donne, magari non di giovanissima età, per intenderci, non credo sia propriamente adatto alle adolescenti, non tanto per la storia, ma per i contenuti alle volte espliciti, ma anche agli uomini in primis perché li potrebbe aiutare a capire un po’ di più quello che è questo complicato quanto straordinario universo femminile e poi perché, hai visto mai che qualcuno di loro non si sia trovato in una situazione simile, naturalmente al maschile?
«Non farci caso Amanda, non siamo sempre così matte, dico io.
Ma a me piace che siete così, un po’ pazze, molto passionali. Siete allegre, in fondo
Ah grazie, dico.
Sì, noi siamo sempre molto allegre, dice Yumiko.
Anche senza nessun motivo, aggiunge Sandra.»
Biografia
Rossana Campo, che attualmente vive tra Roma e Parigi, esordisce nel 1992 con un racconto, La storia della Gabri, pubblicato nell’antologia Narratori delle Riserve a cura di Gianni Celati, edita come quasi tutti i lavori successivi dell’autrice dall’editore Feltrinelli di Milano. Pochi mesi dopo, in quello stesso anno, appare il romanzo d’esordio: In principio erano le mutande. Rossana Campo è stata tradotta in diversi Paesi, come ad esempio Francia, Spagna, Paesi Bassi, Germania, Portogallo, Polonia, Grecia e Romania. In Francia ha pubblicato In principio erano le mutande nel 1997, sotto il titolo L’amour, des fois, quand ça s’y met, tradotto da Nicole Sels. L’attore americano e Sono pazza di te sono usciti presso Fayard con i titoli: L’acteur americain (2000), e À la folie (2002), entrambi nella traduzione di Michel Plon. Nel 2016 vince il Premio Strega Giovani, per il romanzo Dove troverete un altro padre come il mio (Ponte alle Grazie). Lo stesso anno, con lo stesso romanzo, vince anche il Premio Elsa Morante (per la narrativa).