Chantal Akerman uno schermo nel deserto
Questo è il titolo completo della biografia di Ilaria Gatti e Alessandro Cappabianca che racconta la vita di Chantal Akerman e delle donne che le sono rimaste a fianco.
Sinceramente le biografie non mi attirano per nulla, ma questa ho deciso comunque di leggerla e tentare di farne la recensione. Per quanto concerne il contenuto è molto complesso in quanto una biografia non ti può “trasportare” in un’atmosfera irreale, piuttosto, se scritta bene, ti può far immaginare quello che la protagonista ha vissuto.
Devo ringraziare Ilaria Gatti che mi ha fatto conoscere questa donna poliedrica, una donna che ha sofferto il passato di sua madre, il presente della sua vita e il futuro che non si è concessa. Una donna rinchiusa in se stessa, capace di forti sentimenti che riusciva a far vivere sulle scene dei suoi film sia come regista che come interprete.
Dal libro è evidente la forte figura della madre, a cui un capitolo è intitolato, che è la sua guida fino all’ultimo giorno, momento in cui anche la vita di Chantal muterà per il troppo dolore della perdita. Una madre fin troppo presente, una madre che aveva sofferto per essere ebrea, che aveva visto il padre essere deportato e non lo aveva più visto tornare, madre di due figlie: una famiglia di sole donne che in qualche modo è sopravvissuta al dopoguerra. Una donna sopra le righe:
Chantal ha sempre rifiutato di girare film secondo un’ottica commerciale e anche secondo le regole dei generi, seguendo cioè le convenzioni codificate soprattutto dal cinema hollywoodiano.
Il libro è scritto molto bene, a livello di contenuti si nota una grande ricerca alle spalle che l’autrice, con Alessandro Cappabianca, ci mostra anche tramite una bibliografia messa alla fine di ogni capitolo, mentre al termine del libro possiamo consultare l’elenco di tutte le opere di Chantal Akerman. Brani tratti da sue interviste, dialoghi, considerazioni degli autori fanno sì che questa biografia venga letta con piacere anche da chi non conosce bene la regista, scrittrice, sceneggiatrice, donna Chantal.
Ilaria Gatti è architetto, progettista di attrezzature sociali (opera più recente è il Centro culturale “Aldo Fabrizi” a San Basilio, Roma) e storica del cinema. Collabora da anni con la rivista “Filmcritica” e ha pubblicato: Jane Campion (Le Mani, 1998); Lo sguardo discreto. Il cinema dell’interiorità da Virginia Woolf a Kiarostami (Le Mani, 2005); L’incanto della visione. Cinema d’autore tra Jane Campion e Clint Eastwood (Prospettive 2010), Francesca Comencini (Le Mani, 2011).