Caro iCrewer, oggi vorrei parlarti di La seconda vita di Missy Carmichael, scritto da Beth Morrey e pubblicato in Italia da Garzanti.
Come forse avrai intuito, si tratta della mia ultima lettura che, davvero, ha completamente sconvolto le mie aspettative. O meglio, forse dal titolo e dalla trama, mi ero inconsciamente immaginata che quella di Beth Morrey fosse un’opera un po’ frivola, che partisse sì da un momento di declino (per essere una seconda vita, bisogna che la prima sia finita, no?), ma che la risalita fosse molto più agevole, una volta partiti.
Invece, fin dalle prime pagine sono stata completamente scombussolata, arrivando agli ultimi capitoli in lacrime (mi sentivo particolarmente emotiva, non è stata tutta colpa della trama). Quindi direi che è un bel romanzo, proprio perchè è sorprendente.
Tuttavia, forse è meglio cominciare dal principio.
Un accenno di trama
Millicent Carmichael è anziana e, come spesso accade, sola. Da quando suo marito se n’è andato, la casa è divenuta sempre di più un guscio vuoto, un luogo freddo e buio in cui lei si aggira con passi strascicati. A portare luce nella sua esistenza sono soprattutto suo figlio e il suo bellissimo nipotino.
Il problema, però, è che Alistar e Arthur non abitano nella casa in fondo alla strada, e neanche in un’altra città, ma in un altro Paese. E quindi a Missy – come la chiamano i suoi affetti più stretti – non resta che passare il tempo attendendo la loro prossima visita, il momento in cui tornerà a esserci vita tra quelle mura.
I mesi, tuttavia, sono lunghi e trascorrono lentamente. Forse per questo, quando sente una mamma parlare con il suo bambino, che pare della stessa età di Arthur, di un evento al parco pubblico, decide di recarvisi anche lei, nella speranza di poter di nuovo ammirare da lontano quel bimbo che sembra tanto il suo.
Chi poteva aspettarsi che quella piccola decisione presa sull’onda della solitudine potesse mettere in moto una simile valanga di avvenimenti?
La seconda vita di Missy Carmichael: la recensione
Non ti nascondo, caro iCrewer, che ci ho messo un po’ a macinare le pagine del romanzo di Beht Morrey. Non perchè non fosse scorrevole, anzi, ma perchè non è una semplice storia lineare. La trama è complessa, articolata, ricca di flashback che ci portano fino quasi agli inizi del XX secolo.
Il mezzo che l’autrice predilige per farci conoscere Missy, infatti, non sono i dialoghi o i racconti di altri personaggi, ma i viaggi indietro nel tempo. È tramite la patina dei ricordi che scopriamo la protagonista, scorci della sua vita di bambina, di giovane donna, di moglie e madre.
In uno stile scorrevole ma emozionante, a volte sbarazzino, a volte cupo e malinconico, ci si tratteggia davanti l’immagine di una signora vera, non di una sagoma di carta. La nonnina che potrebbe essere seduta proprio sulla panchina davanti alla quale passiamo ogni giorno. Bisognosa prima di tutto di compagnia, ma priva della voce con cui chiederla.
La seconda vita di Missy Carmichael è, quindi, una storia di rinascita, ma non solo. Racconta il sapersi perdonare, il saper far fronte alle difficoltà, il non arrendersi e l’essere in grado di capire quando a sbagliare siamo stati noi e quando gli altri.
La trama non è per nulla scontata, anzi. Sono stati più i momenti in cui mi sono sentita spiazzata che quelli che sono riuscita più o meno a prevedere. E non perchè avvengano fatti straordinari o inverosimili, ma semplicemnte grazie al modo di scrivere di Beht Morrey, che maschera e circuisce. Così, a fine romanzo capisci che dalle prime pagine avevi sotto il naso uno dei nodi principali e che hai dato per scontata la sua risoluzione, senza fermarti a riflettere un momento di più.
Tra i personaggi a dominare è soprattutto Missy, sia in quanto voce narrante e protagonista, sia come costante nella storia. È una donna che ha vissuto, magari non sempre come voleva, ma che ha sempre serrato i denti ed è andata avanti anche quando avrebbe voluto semplicemente mollare la presa. E come il suo percorso è stato intricato, anche la sua rinascita non può essere semplice. Gli alti e bassi si alternano in un percorso molto bello, che vale proprio la pena di leggere.
Devo confessarti che, a primo acchito Sylvie e Angela non mi hanno fatto un’impressione proprio splendida. Ho pensato “Ah ecco, questa è sicuramente la donna modello del quartiere e l’altra quella un po’ scapestrata che tutti però tollerano” (lo so, superficiale come ragionamento, ma devi ammettere che sono tipi letterari che riappaiono spesso). Quanto mi sbagliavo! Soprattutto su Angela: lei è la forza che fa aprire il bozzolo di Missy e che la spinge a spalancare le ali e spiccare il volo, anche quando l’anziana signora crede di non farcela.
Una menzione speciale va a Bobby e a Otis: con il loro affetto e la loro spensieratezza, rasserenano la protagonista, la salvano quando la sua mente sta per avventurare in sentieri bui.
La cover mi piace molto: allegra, divertente. Certo, non rispecchia l’umore spesso uggioso di Missy, ma una seconda vita non può essere sobria e monotona.
Quindi, giusto per ricapitolare, La seconda vita di Missy Carmichael è un libro che consiglio vivamente, ma per una lettura lenta, calma, non affrettata dallo spasmodico bisogno di conoscere il finale (che, giusto per rassicurarti, non è né scontato né tanto meno deludente).
Beth Morrey
La seconda vita di Missy Carmichael, pubblicato da Garzanti, è il romanzo d’esordio di Beht Morrey, scritto durante il periodo di maternità in seguito alla nascita del suo secondo figlio.
L’autrice stessa ha confidato, nell’intervista che segue i ringraziamenti, di aver tratto ispirazione da un sogno per scrivere questa storia. E poi di aver arricchito il tutto grazie agli stimoli ricevuti durante passeggiate al parco e lunghe chiacchierate con amici e conoscenti.
A spaventarla di più era forse proprio la pubblicazione, il mostrare a tutti la propria creazione. Tuttavia, oserei dire che non aveva nulla di cui preoccuparsi!